Oggi vi proponiamo la nostra chiacchierata con Gabor Lesko, in occasione dell’uscita del suo cd musicale “Earthway”. Progetto, il detto, che esprime in musica la tensione tra le conquiste del progresso tecnologico e il rischio costante di diventarne schiavi. A seguire l’intervista con il chitarrista milanese, figlio d’arte nato da papà direttore d’orchestra e mamma cantante lirica.

Buongiorno Gabor! Chitarrista, concertista e solista, compositore di  musica per tv e film, ed autore di libri di didattica per chitarra …ma chi è Lei interiormente, mentre quanto pensa abbia inciso nel Suo iter l’essere cresciuto in una famiglia di musicisti? Sicuramente [essere cresciuto in una famiglia di musicisti ha inciso] tantissimo; credo che la musicalità e l’ispirazione siano un dono del cielo. Dono a cui si deve responsabilmente rendere grazie, facendo tutto il possibile per condividerlo con la gente. Per me essere musicista non è mai stata questione di fama o di Ego… Sento dal profondo dell’anima l’esigenza di offrire, attraverso la musica, una connessione con l’infinito. La musica, per quel che mi riguarda, è la testimonianza che c’è qualcosa di eterno e universale”.  

Il 14 maggio è uscito il Suo nuovo album, “Earthway”: perché questo titolo e con quale intenzione, speranza e forse altresì aspettativa viene alla luce – vi è un messaggio portante che vorrebbe trasmettere con questo cd? “La musica è visionaria, e ci vuole fare compiere un viaggio attraverso la storia del genere umano… con i suoi contrasti ed i suoi eccessi. Il tutto ad un ritmo vorticoso, come la musica stessa si esprime. L’evoluzione dell’uomo, in “Earthway”, viene vista come un emozionante prodigio – in particolare rivolgendosi all’ultimo secolo passato …e contempla l’incredibile velocità attraverso cui la nostra natura ci porta a Migliorare e ad evolverci. Con il rischio, però, di perdere il controllo. Una tematica attualissima, questa, visti i cambiamenti psicologici e sociali che Internet e la tecnologia stanno portando nella società moderna. Ed un invito a riflettere su quanto importante può divenire la consapevolezza e l’educazione ad usare il progresso per essere più felici, senza diventarne schiavi”.

Dal 7 maggio è online il video di “Still Here For You” (link), brano che vede la collaborazione di Sophie Alloway alla batteria e Federico Malaman al basso elettrico. Qual è il valore, dal Suo punto di vista, appunto delle collaborazioni tra creativi e della comunicazione artistica (non soltanto con l’ascoltatore ma – ripeto – fra artisti)? “In particolare per me, che ho fatto composizione classica, la musica deve avere delle impalcature scritte. La creatività del compositore si esprime appunto nelle alchimie che crea tra i vari strumenti… nel Jazz (inteso in senso lato) tutto questo si arricchisce anche dell’improvvisazione del singolo strumentista, il quale aggiunge delle sfumature e dei colori al QUADRO generale del compositore …così tutto si arricchisce!”.

È stato anticipato che “Earthway è ispirato dall’evoluzione umana, vista come un miracoloso prodigio della natura. Brano, questo, che esprime in musica la tensione tra le conquiste del progresso tecnologico e il rischio costante di diventarne schiavi tant’è che solo – ha affermato – attraverso la profonda consapevolezza e l’ascolto sarà possibile rimanere in equilibrio e non perdere il controllo di sé. Ebbene, Lei che rapporto ha con la tecnologia e i social etc.? “La tecnologia è una ricchezza se usata con buon senso. Una maledizione quando si diventa dipendenti da essa. Io non amo molto stare sui social, preferisco la vita vera”.

Ha dichiarato che “Earthway” vuole essere un disco di ‘ensamble’ dove tutti gli strumenti trovano uno spazio, intersecandosi tra loro in favore della composizione. D’altronde, questo album è nato in un momento particolare, in cui noi musicisti a causa del lockdown ci siamo trovati a collaborare principalmente a distanza, su Internet. Da qui è nata l’esigenza di coralità che contraddistingue il cd rispetto ai miei lavori precedenti, e che mi ha spinto a curare in particolar modo gli arrangiamenti e la scrittura. Credo difatti che in “Earthway” ci sia una maturità diversa, un maggior equilibrio rispetto al passato. Che voce ha, dunque, nello specifico tale Suo ottavo album “della maturità”, ossia quali sono i connotati e le peculiarità di tale presente detta maturità ed equilibrio? “È più difficile dirlo a parole, che ascoltando. Si tratta di un percorso che ogni musicista fa nella sua “vita” artisica… Ci sono state fasi dove la tecnica ed il virtuosismo sulla chitarra erano preponderanti per me ma ora, dopo aver toccato certi apici, sono più concentrato sulla totalità della composizione. Mi piace l’intreccio e l’alchimia dei suoni. In pratica, mi diverto più ad arrangiare che a far vedere quanto sono virtuoso sullo strumento…”.    

“Earthway”, “Fiesta”, “Still Here For You”, “Igor”, “Gently Obsessive”, “Push It”, “Mickey Mouse Loves Jazz”, “Air (Lost Key Part Two)” è la tracklist del Suo ultimo album. Cosa può raccontarci di questi brani e in che maniera, secondo quale aspetto e verso quale consapevolezza, la pandemia ha – chissà se – impattato su tali Suoi ‘figli’? “Sarebbe troppo lungo e tedioso parlarne nel dettaglio, ma voglio evidenziare la loro energia. Mi interessa sempre dare intensità ed energia positiva …e questo possiamo dire che è il denominatore comune di ciascuno di essi. Di tutti i miei brani. La cosa migliore, comunque, è ascoltarli…”.

Tornando per un momento indietro nel tempo, da bambino chi immaginava o sognava di diventare “da grande”? Ed oggi, invece quali sono le Sue priorità a trecentosessanta gradi? “Per me essere musicista è sempre stato naturale. Mi sento in pace con il mondo. La musica deve farci toccare il cielo e connetterci con la parte “illuminata” della nostra anima. Grazie a lei ci rendiamo conto del divino che c’è in ognuno di noi. Ovviamente parlo della Musica con “M maiuscola”, non dell’entertainmet …che va bene, ma se si impara ad ascoltare c’è di più che sottofondi o musiche da festa [fa l’occhiolino]. Poi ho di prezioso la famiglia, che è una gioia infinita…”.   

A Suo parere vi è pertanto un “quid” che dovrebbe caratterizzare o per lo meno sarebbe auspicabile caratterizzasse l’Arte tutta e gli Artisti “meritevoli della A maiuscola”? …C’è, per esempio, chi sostiene che l’arte debba trasmettere sensazioni positive; Lei è d’accordo o il potere d’attrazione e il motivo di gradimento e considerazione di un’opera, secondo Lei, è limitato farlo risiedere soltanto nell’“ameno”? “Nell’ameno no, bensì in tutto il contrario di quello che è l’ameno! La musica è per ognuno un’esperienza individuale, perché ognuno di noi è diverso e filtra le sensazioni a modo suo… La sfida è catturare quelle sensazioni che proviamo noi come creatori e condividerle trovando una SINTONIA con chi ascolta …Per lasciare qualcosa bisogna senz’altro essere capiti, la musica è un linguaggio, prima di tutto. È con questa consapevolezza che io scelgo come condividere le energie e le sensazioni dell’animo”.

Vi è qualcosa che vorrebbe rivelare ai nostri lettori che, magari, non ha mai avuto modo, né sentito, di condividere sino ad oggi? “Sono sempre stato uno di pancia… non ho mai avuto bisogno di nascondere perché come modo di essere, il mio essere Musicista, o artista che dir si voglia, ha a che fare con il donare amore. Così, come viene… Invito tuttavia i lettori ad ascoltate il disco e, se piace, a sostenere gli artisti indipendenti come me comprando il CD fisico, magari – in maniera da poter sperimentare ancora e rivederci presto. Un abbraccio dal cuore, ciao!”.