Oggi la nostra redattrice Giulia Quaranta Provenzano ci propone l’intervista al cantante di “Canzone Perfetta”, brano uscito il 1° luglio e di cui dall’8 dello stesso mese è visibile anche il videoclip musicale. Il cantautore piemontese, con l’occasione, si è un po’ raccontato…

Ciao Riccardo e ben ritrovato… “Canzone Perfetta” è il tuo nuovo singolo, del quale ci racconti un po’ la genesi, quando e come è venuto alla luce? “Ciao Giulia! ‘Canzone Perfetta’ è un brano nato semplicemente dalla riflessione su quello che provo nei confronti della persona alla quale è dedicata. Descrive tanti piccoli ed emozionanti particolari che rendono grande la nostra, mia e di quella della mia compagna, quotidianità. È una canzone in cui ho voluto andare nel profondo, ‘intenerirmi’ come faccio solo nel privato”.
In “Canzone Perfetta” esordisci «Dormi abbracciata ad un cuscino/ Ad occhi chiusi parli un po’/ Questa è la foto che oggi ti scatterò (…)». Si dice che dormire in tale modo significhi cercare una posizione sicura, una protezione contro qualsiasi tipo di minaccia che possa turbare il sonno. Il cuscino diventa cioè, appunto, una protezione in difesa anche degli incubi e non di meno è, comunque, un regresso inconsapevole al mondo dell’infanzia. Lo sapevi ciò e come te la spieghi codesta posa da parte della tua amata? Tu ti senti un “balsamo” per la persona che hai di fianco e come hai idea che lei ti percepisca nei suoi confronti? “Sì, conoscevo questa interpretazione della posizione cantata… Ho voluto aggiungere proprio tale immagine alla canzone per spiegare come la persona alla quale è dedicato il brano voglia sempre sentire una sorta di attaccamento e vicinanza all’amato, avere cioè al suo fianco qualcuno di presente. Quando io esco di casa, mentre lei ancora dorme, il mio ruolo viene assunto dal fedele cuscino. È poi altresì un’immagine tenera, un’immagine di ciò che trovo sia una bellissima abitudine”.
Il brano “Canzone Perfetta” prosegue «(…) Cancello e scrivo un’altra frase/ Finché non sono sicuro che/ Questa sia la più adatta a raccontare te (…)». Ebbene, ora provi a farlo con alcuni aggettivi o magari anche con un aneddoto emblematico della personalità della tua compagna? “Quello che penso sia maggiormente curioso è il fatto che la mia compagna ha una personalità forte, decisa, concreta… ma in questa canzone, invece, ho cercato di coglierne il lato più dolce, fantasioso, volendo persino fanciullesco… ed è questo che amo in massimo grado delle canzoni, ossia la loro capacità di raccontare pure gli aspetti nascosti delle cose, delle situazioni e delle persone – nel caso di “Canzone Perfetta”, i più belli e affascinanti”.

… Ed ancora, hai scritto «(…) Certe volte parlo/ E non ci penso tanto/ E mi accorgo che/ Tu non mi sei più accanto (…)». Quanta e quale importanza ha il dialogo in un rapporto, per quello che ti concerne? Hai idea di essere o no un buon ascoltatore oppure sei, piuttosto, abbastanza egocentrico e narcisista? E la tua lei com’è per quanto riguarda questo fronte? “La frase da te citata fa riferimento ai momenti in cui dico alla mia Lei cose indelicate e che facilmente possono ferirla, ma anche a quando mi arrabbio eccessivamente e senza motivo. È, questo, un punto della canzone in cui le chiedo scusa per tutte le volte in cui non l’ascolto abbastanza e in cui non la tratto come merita. Sì, ci sono dunque sicuramente dei momenti in cui non la sto a sentire e, qui, lo ammetto. Il detto, tuttavia, credo che sia un aspetto presente in tutte le storie d’amore e inserirlo all’interno di una canzone, per me, significa aggiungere ulteriore sincerità alla descrizione di un amore vero e importante”.
Arriviamo adesso al punto di “Canzone Perfetta” in cui canti «(…) Sei la mia canzone perfetta/ Quella che scrivo/ A notte fonda alla finestra/ È così tardi/ Ma non riesco più a dormire/ E dopo rischierei/ Di farla scomparire (…)». La perfezione in una situazione, in un essere umano, in un brano – ammesso che essa esista – in quali caratteristiche la riscontri e in cosa la identifichi? “Il paragone che faccio tra la mia partner e la mia “Canzone Perfetta” è dato, come sottolineo nel ritornello, dall’istante che ho voluto cogliere e fermare su carta e in musica. È ovvero, la mia, una “fotografia” che riesco a scattare soltanto a notte fonda… quando la mia compagna dorme al mio fianco e posso guardarla con occhi diversi, con maggiore profondità. La perfezione, per me, non è nulla di perfetto bensì è la sintesi della bellezza di un’anima, pur con e in tutti i suoi difetti”.
Nella nostra prima chiacchierata di presentazione, hai detto che sin da bambino hai capito che la musica era l’unica cosa che potesse farti evadere da una realtà che già allora non ti piaceva. Ci spieghi più nel dettaglio, nello specifico, a cosa ti riferisci? “Mi riferisco ad una realtà che esige concretezza, pianificazione, risparmio. La musica è l’unica cosa che da sempre è in grado di farmi evadere da tutto questo… seppure descrivo tale medesima realtà in una mia canzone. La musica cioè ha su di me un effetto consolatorio, mi fa riflettere e mi dà nuova forza per affrontare la vita”.

Sempre nel nostro primo dialogo, hai spiegato che sei un tipo che bada alla sostanza e tuttavia ho una curiosità. Quando hai iniziato a fare musica, fino ad arrivare ad oggi, hai mai pensato alla costruzione di un “personaggio” – ciò fosse pure soltanto a livello di abbigliamento, acconciatura e di tutto quello che di primo impatto dà un’impressione su di te quale cantante orientato a…? “Io credo di essere e di collocarmi abbastanza bene in un personaggio riconoscibile, non solo per mia ammissione, ma anche secondo le osservazioni e i pareri altrui. Il mio abbigliamento si caratterizza come elegante, benché non troppo. Indosso spesso un gilet, ma tengo la camicia aperta. Porto pantaloni eleganti, tuttavia le scarpe sono sempre sportive. Ho un viso pulito, però i capelli spettinati… Sono, codeste, tutte evidenze esteriori che si riflettono nelle mie canzoni e rispecchiano il mio carattere sia gentile che polemico, sia cinico che romantico. Credo di potermi collocare appunto in quest’area fatta di contrasti e di poter parimenti spiegare così il mio essere artista e cantautore”.
Cesare Cremonini, Diodato, Brunori Sas sono coloro i quali hai rivelato di stimare molto nel panorama italiano di oggi. Ti chiedo pertanto, infine, di ciascuno di loro cosa più ammiri e quali furono i tuoi ascolti da bambino e da ragazzino. “Degli artisti che hai nominato ammiro la capacità di scrivere belle canzoni e di riuscire ad emozionarmi in un momento storico in cui i più cercano in primis e spesso solo di impressionare, nonché di usare un linguaggio ad effetto… ciò difficilmente mi fa saltare dalla sedia. Amo e cito la sincerità di certi testi di Brunori Sas, il sentimento e la musicalità di Cesare Cremonini e la profondità di Diodato. Per quanto riguarda i miei ascolti da bambino, sono cresciuto con il rock, per poi passare a mille altri generi musicali quali il punk, la new wave, il funk, il metal. Ho avuto tante fasi d’ascolto durante la mia crescita. Sono invece approdato alle canzoni d’autore intorno ai vent’anni d’età, pur tenendo sempre a mente le numerose influenze musicali del mio passato”.
