Oggi la nostra redattrice Giulia Quaranta Provenzano ci propone l’intervista al direttore creativo e fondatore del marchio di moda, con sede a Milano, Yezael. Con l’occasione il modello e fashion disegner italiano, straordinario stilista e artista a tutto tondo, si è un po’ raccontato…

Buongiorno Angelo e grazie della tua disponibilità! Mi piacerebbe iniziare col domandarti subito come, quando e da quale esigenza interiore nasce il tuo viaggio nella Moda e nell’Arte ad ampio raggio e se in ciò ipotizzi che centri il “destino” (cos’è il destino?) o se sei dell’idea che l’essere umano sia il solo artefice della propria sorte [https://www.yezael.com/it/]. “Buongiorno Giulia! Tutto quello che ho fatto, che faccio e che spero di fare ancora nasce in me in maniera naturale, spontanea e poco mentale. Non ho mai ben capito cosa mi spinga ad agire, ma ho sempre creduto di avere una missione da compiere. Quando sono utile mi sento appagato. Penso che l’anima scelga, prima di arrivare sulla Terra, una via per arricchirsi di esperienze che la espandano e che sia funzionale alla vita stessa… e dunque anche alla società”. 


Da piccolo chi immaginavi di diventare “da grande” e che bambino sei stato? Ci racconti un po’ – partendo dai tuoi primi passi – come sei arrivato a dedicarti alla tua attuale professione di creative director and founder of @yezael_angelocruciani e qual è lo spunto di riflessione più prezioso che hai ricevuto dal tuo vivere finora tanto da farne, perché no, anche materia dei tuoi capi? “Sin dall’età di tre anni conclamai la mia scelta: sarei diventato uno stilista. Ero un bambino precoce, però sofferente – venivo spesso emarginato per il mio modo di essere, in maniera anomala, “femminile”. Ogni cosa, tuttavia, era perfetta al fine di arrivare a trovare me stesso. Non sono la persona che vorrei essere, ma ogni giorno non demordo e lavoro per diventarla. Ho compreso, con il tempo, che la perfezione non è bellezza eppure continuo a inseguire quell’Angelo che vorrei essere. Mi sento sempre all’inizio, sempre giovane, sempre studente”.

Se dovessi assegnare un titolo alle fasi più significative della tua esistenza finora quale colore e quale canzone assoceresti a ciascun periodo? “Domanda impegnativa, ma ci provo a rispondervi. All’infanzia associo ‘I giardini di marzo’ di Lucio Battisti e il colore grigio, mentre all’adolescenza ‘Where Is My Mind’ dei Pixies e il verde bile. Per i miei vent’anni, invece, scelgo ‘You Must Love Me’ di Madonna e ci vedo il colore rosso sangue. Ai miei trent’anni abbino ‘Unintended’ dei Muse e il giallo luce. Infine, collego i miei quarant’anni a ‘Titanium’ di David Guetta feat. Sia e al color argento specchio”.

Cosa rappresenta per te l’Arte, la Moda in particolare e quale ritieni esserne il potere nonché principale pregio e valore? “Dentro di me tutto si fonde e diventa espressione, l’unica cosa che posso fare è partorire verità… le mie verità. Non penso troppo ai concetti, voglio solo viverli ed essere parte dell’incarnazione delle idee. Talvolta sembra assurdo ma quando crei qualcosa dal nulla, ti senti un pochino come se fossi vicino a Dio e capisci che nell’immaginazione c’è l’universo intero”.

Quale ruolo ti pare giochi o comunque possa potenzialmente avere l’immagine visiva, l’estetica, nella società attuale e nel veicolare il significato in campo artistico (ad esempio nei videoclip musicali) ma pure nell’essere, forse, almeno in parte e di primo acchito il “bigliettino da visita” di ciascuno di noi? “L’immagine è un’illusione, un gioco che facciamo tutti con tutti… a volte corrispondente all’essenza (benché raramente), altre volte è strutturata e funzionale ad ottenere dalla gente ciò che più desideriamo ossia amore, attenzione, rispetto, stima. Per l’appunto l’immagine è tutto, ma fondamentalmente non è nulla – prende corpo solamente quando si allinea alle nostre profonde verità”.

Quando osservi, leggi, ascolti un creativo ma altresì un modello, una persona di spettacolo, cosa ti impressiona positivamente e cosa ti entusiasma maggiormente tanto da fartelo ritenere tale? Vi è qualcuno/qualcosa a cui ti ispiri e con il quale vorresti collaborare – e, in caso affermativo, per quale motivo nello specifico? “Imparo tantissimo dall’incontro con le persone, ogni storia è un’immensa possibilità di assorbire preziose lezioni e trarvi ispirazione. Gli esseri umani sono il mio specchio preferito, trovo più verità negli occhi che nelle immagini riflesse. Coloro i quali comprendono a pieno la loro vita, che capiscono il senso delle cose e sanno lavorare con materia e spirito in maniera armoniosa, mi rapiscono. Amo chi conosce il potere dell’adesso e lo sa applicare. Mi ispira chi è in totale armonia con l’universo”.

Le tue creazioni sono state indossate da Luigi Strangis, Gionny Scandal, Rosa Chemical, Naicok, Boss Doms, Leo Picon, Cristina Scabbia, San Giovanni, Leonardo Lamacchia, Enula, Damiano David, Luca Cobelli, Baby K, Mr Rain e molti altri ancora. Ebbene, cosa stimi maggiormente di ciascuno di loro e quale pensi sia invece il denominatore comune della tua identità artistica a farti apprezzare da personalità pur parecchio differenti? “Le mie creazioni – una volta nate – hanno una loro inspiegabile vita, finiscono in posti impensabili e su persone che non avrei mai immaginato. Quando progetto e disegno, seguo solo il cuore ossia soltanto ciò che arriva chiaro e puro dall’invisibile. Io non ho mai cercato alcun artista per il mio brand ma, senza eccezione, quello che faccio sembra realizzato apposta per venire poi da questi indossato. Molti sono amici, alcuni sono solamente ricordi… ad ogni modo, sono immensamente grato a chi condivide un gradino di vita insieme a me. Gli artisti parlano tutti la medesima lingua, pur non parlando nessuno la lingua dell’altro. L’arte intreccia tutto senza motivi spiegabili e tali misteri sono sacri”.  

Anche alla luce del fatto che io non sono una cosiddetta “Star”, bensì semplicemente un’inguaribile quanto appassionata e testarda amante di mondi artistici da esplorare, vorrei ringraziarti sinceramente per avermi invitato alla Fashion Week del 17 giugno, a Milano. Colgo l’occasione – sperando di non risultare eccessivamente sfrontata – per chiederti se puoi prendermi in considerazione quale attrice dell’anima dei tuoi eccezionali abiti. Ciò che più mi ha colpito è infatti la capacità di far dialogare elementi con una semantica persino antitetica, trasmettendo un carattere deciso, grintoso e mai banale e questo nel richiamo pur a linee in verità molto semplici ma che, sposandosi inaspettatamente tra opposti, danno immancabilmente vita ad un effetto “Wow!” davvero strabiliante. “Grazie!!! Lasciamo che i mondi si incontrino e che vivano le loro stagioni. Il mondo ancora deve esplorare la possibilità delle sue infinite contaminazioni – io, in primis, non vedo l’ora di vivere queste evoluzioni”.

Sul tuo Instagram (clicca qui per il link) hai postato le frasi «LOVE CAN CHANGE HISTORY», «LOVE NEVER DIES», «LOVE SAVES US». Alla luce di tale “motore” e “balsamo”, l’amore, ci spieghi com’è nato il tuo logo? Citandoti, hai spesso sottotitolato che «Siamo qui per unire il cielo e la terra. Sebbene a volte ce lo dimentichiamo, siamo tutti spirito e materia, abbiamo bisogno di un ponte che li unisca dentro di noi. Oltre le religioni e le credenze ci sono sempre state figure che hanno compiuto questa missione, gli angeli. Ci sono angeli in mezzo a noi e, nei tempi in cui la speranza scarseggia, copriamoci con loro». Nomen omen dunque? “Nomen Omen – nel mio caso – potrebbe essere forse una trappola, una condanna, o magari è stata piuttosto la mia unica vera possibilità. Yezael è il mio secondo nome. Il mio nome completo, difatti, è Angelo Yezael Cruciani Shi… un mix letale di culture. La Y rappresenta la possibilità di due cose di incontrarsi e di creare qualcosa di più forte. Due energie che arrivano dal cielo e diventano materia”.

A tuo dire, da quale seme infestante ha origine la violenza che tanto allontana dall’Arte quale figlia delle stelle nell’ottica secondo cui anche il brutto/il male in essa viene sublimato e diviene pertanto altro di più nobile e ulteriore? Pensi sia possibile la libertà del singolo pur non trasformandola in egoismo e tirannia del personale? “Sono dell’avviso che nell’universo esistano due forme di energia complementari, l’amore che tutto genera e la paura che tutto distrugge. La materia è manifestazione pluridimensionale dell’esistenza e dunque quel “quid” che attraversa ogni aspetto della vita visibile e invisibile. Penso al senso dell’esistere e dell’essere UMANI e… credo nella Natura e nella naturalezza. Amo ciò che avviene senza sforzo dacché rispecchia il giusto processo verso la crescita personale e l’evoluzione della specie, della società e della vita stessa. Il concetto di libertà non dovrebbe esistere. Noi siamo liberi sempre, ma codesto infinito spaventa e si cerca troppo sovente di dargli regole, definizioni e schemi. Iniziando ad accettare di essere liberi dai giudizi, all’opposto, gran parte di noi si sentirà immediatamente meglio”.

Qual è il tuo pensiero a riguardo dei social e con quale finalità ti ci approcci e li usi? I social, cioè, che incidenza hanno nella tua sfera lavorativa? “I social permettono di incontrarsi. Io li utilizzo con piacere, molto poco ma con immensa curiosità. Grazie a Facebook ho ritrovato amici dei quali avevo perso ogni contatto. Ho, inoltre, conosciuto persone stupende tramite Instagram e ricevuto migliaia e migliaia di messaggi favolosi da persone che non conoscerò mai ma che hanno trovato il tempo per scrivermi e creare una connessione… Il mio lavoro su Netflix mi porta a essere presente in tutto il mondo e interagire con uomini e donne di ogni nazione. (…)”.

I ricordi, la pianificazione e la progettualità, la sperimentazione e l’osare quanto sono fondamentali nel tuo vivere e in che misura veicolano o meno il tuo quotidiano a livello artistico? Nella Moda, di solito, ti sembra di seguire e consiglieresti di assecondare l’istinto oppure la razionalità? “Come anticipato prima , la mia priorità è seguire la mia natura – anche se è spesso in contrasto con le giuste strategie per arrivare ad ottenere risultati. Io amo più la vita che il mio lavoro e quando leggo, nelle interviste di certuni stilisti, che hanno sacrificato la loro intera esistenza per i vestiti beh… mi sale in corpo una profonda angoscia. Al centro dei miei giorni ci sono le persone ed è per loro che lavoro, poi viene il brand e tutto il resto. Ho amici fantastici, un marito che amo, dei genitori favolosi, un fratello e dei nipoti che non vedo mai abbastanza… loro sono la mia priorità, anche se la mente vorrebbe vedermi lavorare no stop 24h/24h. Io consiglio, nonostante ciò non mi porterà al successo – ma mi ha portato a essere una persona serena e felice – di scegliere se stessi e la gioia di vivere prima che inseguire ambizioni che sono sempre di più legate all’economia. Ecco, consiglio di scegliere col cuore!”.

Infine, prima di salutarci, puoi rivelarci quali sono i tuoi prossimi progetti e qualche chicca in anteprima? “Il 19 settembre andrà in scena, nella Stazione Centrale di Milano, grazie al supporto del Mercato Centrale, un progetto di esplorazione estetica che culminerà con una sfilata: CONTEMPORARY ANGELS. Un format, questo, che spero di riproporre in diverse città. Daremo voce all’evoluzione dei canoni estetici attraverso una passerella che esalterà il potere della personalità e dell’essere se stessi. Abbiamo visionato milleduecento persone, che sono venute da tutta Italia per fare il casting. Porteremo in scena storie vere, carattere, occhi pieni di vita, guerrieri del nuovo millennio”.