L’esposizione della pronipote del celebre romanziere e curata da Giò Gatto dal 10 settembre al Wi-Mu – Museo Internazionale del Vino in occasione del festival internazionale delle arti visive.

Il Barolo Fashion Show ritorna protagonista nel cuore del sito dei “Paesaggi vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato”, festival internazionale delle arti visive in cui arte, design ecosostenibile, moda e fotografia sono al centro dell’attenzione, condensate nella valorizzazione della cultura del territorio e perseguendo gli obiettivi dell’Agenda 2030: “Human First” (questo il tema della kermesse) avrà quindi come palcoscenico le colline Patrimonio mondiale Unesco, da venerdì 9 a domenica 11 settembre.
La kermesse internazionale sarà densa di spettacoli, convegni, concorsi per giovani designer e prevede l’inaugurazione di ben due eventi espositivi tra cui Bacchanalia, mostra personale di Sophie Dickens (pronipote del romanziere britannico Charles Dickens) curata da Giò Gatto, che sarà inaugurata il 10 settembre e avrà luogo nel “Wi-Mu – Museo Internazionale del Vino” presso lo storico Castello Falletti di Barolo dal 10 settembre al 2 ottobre.
«Questa mostra è stata fortemente voluta all’interno del Barolo Fashion Show in quanto incarna perfettamente gli obiettivi dell’Agenda 2030 – sottolinea Marina Garau, direttrice artistica BFS -. Il riuso di materiali poveri, provenienti da vecchie botti per l’invecchiamento del vino, destinate a diventare rifiuto, si ‘‘trasformano‘‘ in Arte ecosostenibile e celebrano il Re dei Vini, il Barolo, nelle terre del vino e nel suo ‘‘Tempio‘‘, il WiMu, per un’azione che all’arte unisce la sensibilizzazione verso le tematiche della sostenibilità».

Un connubio perfetto quello tra le opere della Dickens ed il luogo che le ospiterà, avendo come tema la mostra proprio le feste in onore del dio del vino, Bacco.
Le opere realizzate dall’artista sono create partendo da materiale povero, destinato a diventare rifiuto: Sophie Dickens parte infatti dalla lavorazione e dal recupero di vecchie botti di rovere, ormai dismesse, per usarne metallo e legno e dar vita ad opere d’arte di upcycling che vanno a celebrare il vino, bevanda preziosa e apprezzata in tutto il mondo.
L’intuizione dell’artista prende forma in un’antica casa rurale dei primi dell’800, nell’entroterra ligure, dove Sophie rinviene bottiglie, damigiane in vetro e gigantesche botti in legno di rovere. Tutto questo materiale in disuso, la ispira per realizzare la sua mostra personale “Bacchanalia”.
“The Dancer of Bacchus” è la prima scultura di questa serie realizzata da Sophie con le doghe in legno e le centine in ferro di quelle botti costruite per custodire il vino. Sophie Dickens da sempre lavora il ferro e il legno per le sue opere, taglia, salda, sovrappone fino a far diventare questi due materiali delle opere animate.
In questa occasione il vino, le forme arcaiche che lo contengono, tanto fisicamente che a livello filosofico, diventano il filo conduttore che dal mito crea un collegamento diretto con la terra o meglio ancora con il territorio, trasformandosi in energia dinamica che pervade tanto il mondo degli animali, fissati plasticamente nei loro slanci vitali quanto quello degli uomini, immortalati in danze estatiche senza fine.
Sophie Dickens è una scultrice britannica di fama internazionale le cui opere sono sparse in tutto il mondo (www.artsy.net/artist/sophie-dickens). La sua formazione di impostazione classica nel disegno e la sua profonda conoscenza della forma, acquisite anche grazie alla laurea presso il prestigioso Courtauld Institute of Art di Londra, le permettono di creare opere che si muovono in tutti i sensi: che si tratti di uno schizzo veloce o di una scultura monumentale, il suo lavoro è pieno di dinamismo. Attraverso meticolosi studi anatomici, Sophie costruisce armature, saldando barre di ferro come disegni scheletrici su cui inizia a legare pezzi di legno appositamente tagliati, recuperati da vecchi pavimenti dismessi, da travature di tetti di quercia o castagno. Usando la fluidodinamica per comprendere la natura delle forme convesse e concave, crea movimenti muscolari simili ai classici studi di Eadweard Muybridge che l’hanno influenzata da vicino, dando vita a una sensazione cinematica coerente di ossa, muscoli e tendini. Utilizzando uno spiccato talento naturale, infonde vita e carattere al suo lavoro, creando sculture monumentali piene di passione e vitalità, in cui i meccanismi interni del corpo e della mente esplodono attraverso la pelle e ne formano l’involucro esterno. Le creazioni e le sculture di Sophie Dickens riflettono un primitivismo moderno, spesso con braccia e gambe allungate che animano creature piene di forza e movimento. I suoi soggetti prediletti ruotano principalmente intorno alla natura, agli animali, alla mitologia, agli elementi e all’umanità: sono pieni di poesia con forme liriche e pose emotive. Inutile dire quanto l’artista britannica abbia ereditato in pieno la capacità della sua famiglia di evocare i sensi, così come ne era sommamente capace il suo trisnonno Charles Dickens: Sophie Dickens può parlare con chiunque senza bisogno di parole.

