Oggi la nostra redattrice Giulia Quaranta Provenzano ci propone l’intervista alla make-up artist. La donna ha collaborato, tra le altre testate e non solo, con Vogue…

Buongiorno Elisa! Vorrei domandarti subito come, quando e da quale motore interiore ha avuto origine il tuo viaggio nel mondo del MakeUp – sino a decidere di dedicarti, di professione, alla cura e alla valorizzazione dell’immagine delle persone. Ciao Giulia! Sono sempre stata attratta ed educata alla bellezza, sin da piccolissima. La moda, l’arte e il mondo del beauty sono le mie grandi passioni. È stata poi una particolare circostanza che mi ha dato la spinta definitiva per scegliere di fare proprio delle mie passioni la mia professione”.

Da piccola chi desideravi diventare “da grande” e che bambina sei stata? Ero una bambina molto riflessiva e ipersensibile. Ho sempre letto molto e di tutto. La famiglia di mia madre ha giocato senz’altro un ruolo decisivo nella mia vita infatti da mia nonna ho ereditato la passione per gli abiti e la moda, mentre da uno dei miei zii l’attrazione nei confronti della la pittura e della fotografia. Non ricordo nemmeno, tanto mi è connaturato tutto ciò, il giorno in cui ho iniziato a pasticciare con tele e colori”.

Cosa rappresenta, per te, la Bellezza e l’Arte e quale ritieni esserne il potere nonché principale pregio e valore? La bellezza, per me, è nutrimento per l’anima. L’arte è una tensione naturale dell’uomo verso l’espressione del proprio mondo interiore, la sua volontà di offrire una personale rappresentazione della realtà filtrata attraverso occhi soggettivi. Questo, almeno, è quello che la rende affascinante al mio sguardo. Credo appunto che la bellezza e l’arte siano le cose che suscitano in me più emozione, non a caso mi capita di commuovermi davanti alla beltà”.

In un’ideale scala da 0 a 10 quant’è e quanto dovrebbe essere importante, a tuo avviso, l’aspetto esteriore e soprattutto com’è possibile capire e riuscire a far emergere la personalità del singolo attraverso un’esteriorità che sia fedele “bigliettino da visita” di ciò che si è interiormente? “Non sarò ipocrita, dunque rispondo dieci. L’abito fa il monaco. Essere esteticamente gradevoli è un biglietto da visita importante. Il cervello ha bisogno di giudicare in fretta, è la scienza che lo dice. Siamo liberi di apparire come meglio crediamo, ma chi interagisce con noi è altrettanto libero di farsi un’idea in base al nostro aspetto esteriore. Credo però fortemente anche nella definizione classica di bellezza secondo la quale è bello ciò che coniuga quella esteriore all’eleganza, all’educazione e alla cultura. La coesistenza di entrambe le beltà rende non solo piacevoli, bensì non banali e unici”.

modella Lidiya Brytan

Quale ruolo ti sembra giochi e quale dovrebbe avere l’immagine visiva, l’estetica, nella società e nel veicolare significati nei più differenti campi della vita – non solamente nel mondo dell’Arte, della Moda e dello Spettacolo – e nell’essere, chissà, altresì indicatore di alcune caratteristiche psicologiche di chi si è e di chi si ha di fronte? Oggi si rincorre un ideale di bellezza stereotipato e fine a se stesso, un segno privo di significato, con buona pace dei movimenti body positive e di tante altre iniziative politically correct. La verità è che tutti questi movimenti – che mi prendo la responsabilità di definire “alla moda” – non spingono mai abbastanza a lavorare sulla propria interiorità. Quanto più si lavora su ciò, tanto più si riuscirà a tradurla in bellezza esteriore. Una donna colta, elegante, intelligente, sicura di sé saprà valorizzare i propri punti di forza anche dal punto di vista estetico”.

Se dovessi assegnare un titolo alle fasi maggiormente significative della tua esistenza finora, quale colore e quale canzone assoceresti a ciascun periodo? La costante della mia vita ha un solo colore, cioè il rosa. Per il resto, non sono ancora in grado di suddividere la mia esistenza in epoche diverse. Ho uno Spotify piuttosto variegato”.

Senza tuttavia voler generalizzare, secondo te, quanto pesa per larga parte della gente il timore del giudizio altrui e la posizione lavorativa/famigliare che si ricopre nello scegliere come apparire e come invece non mostrarsi reprimendo così il piacere dell’assecondare il gusto personale e se stessi? Una massima di Oscar Wilde molto amata nel mondo della comunicazione recita che non c’è mai una seconda occasione per fare una buona prima impressione. Ho idea che il timore del giudizio altrui incida inevitabilmente sul modo in cui si decide di presentarsi al mondo. Una buona soluzione sarebbe quella di imparare a esprimere se stessi mediando con l’ambiente circostante, ma so che è complicato”.

Ritieni che debba esserci una sorta di galateo del buongusto e, in caso affermativo, cos’è il buongusto tenendo comunque presente il rispetto delle differenti soggettività e preferenze di ciascuno di noi? Sì, credo che esista un galateo del buongusto e che sia giusto che si provi a rispettarlo. A mio avviso esso vuole che si sappia apprezzare le cose belle, scegliendo quelle che più ci rappresentano senza dimenticare mai il contesto al quale ci si approccia e la delicatezza con cui è bene muoversi nel mondo”.

Qual è la peculiarità a denominatore comune grazie alla quale, supponi, hai guadagnato la fiducia e la stima di molte persone? Giudicare se stessi non è mai facile. Suppongo, tuttavia, che l’empatia sia la caratteristica che più mi aiuta a entrare in sintonia con le persone”.

Professionalità di cosa ritieni sia sinonimo e vi è qualcuno con cui, proprio alla luce di ciò, vorresti collaborare? “Dal mio punto di vista la professionalità è un mix di umiltà, capacità, educazione, esperienza, cultura e zero manie di protagonismo. Il mio è il lavoro di chi sceglie di stare dietro le quinte, non sopra il palcoscenico. Se potessi esprimere un desiderio, vorrei lavorare con Lucia Pieroni… è lei il mio mito a livello professionale”.

I ricordi, la sperimentazione e l’osare, il pianificare e l’organizzare quanto sono fondamentali nel tuo vivere e in che misura timonano il tuo quotidiano, la tua professione? Ed ancora, di solito, ti sembra di seguire maggiormente l’istinto oppure la ragione? Pianifico e organizzo quanto basta per avere controllo sul set e non arrivare in ritardo. Per il resto, sono un’istintiva e se non ho un feedback emotivo soddisfacente allora non fa per me”.

C’è un trucco che più ti appassiona realizzare e, in caso affermativo, come mai? Base perfetta e bocca rossa. Una tela impeccabile, il più possibile vicina a quella naturale, su cui risaltino labbra carnose e sensuali è il mio look preferito… lo trovo elegantissimo ed estremamente femminile”.  

Qual è il tuo punto di vista sui social e con quale finalità li utilizzi [clicca qui per accedere al profilo Instagram]? “I social sono un po’ come il pharmakos dei Greci, veleno e medicina, mezzo straordinario e macchina infernale. Navighiamo fra input stimolanti e trash esagerato. Sta a noi, qundi, armarci di strumenti per combattere il cattivo gusto e il cattivo esempio”.

Infine, prima di salutarti, puoi anticiparci quali sono i tuoi prossimi progetti e magari pure qualche chicca in anteprima? Nelle mie intenzioni ci sarebbe di approcciare la bellezza in maniera più ampia, ma non è ancora il momento di parlarne”.