Oggi la nostra redattrice Giulia Quaranta Provenzano ci propone una chiacchierata con il modello. Nell’intervista il giovane uomo ha raccontato un po’ di sé e della sua professione…

Ciao Simone! Vorrei domandarti subito come, quando e da quale motore interiore ha avuto origine il tuo viaggio nel mondo della Moda – sino a decidere d’intraprendere la carriera di modello [clicca qui https://www.simondangel.com/ per accedere al sito Internet]. “Ciao Giulia, piacere di conoscerti… voglio subito ringraziarti per esserti interessata alla mia carriera artistica. È iniziato tutto per gioco, per fare qualcosa di diverso e per conoscere un ambiente che m’incuriosiva. La prima volta che ho partecipato a un evento di moda avevo diciassette anni, grazie ad alcuni artisti della mia città che mi hanno coinvolto (Fabio Panichi fotografo, Alessio Andreone hairstylist). Avevo un po’ d’ansia, ma al contempo ero carico e alla fine mi divertii un sacco – decidendo così di continuare con le sfilate in città e, in seguito, con quelle organizzate dalla regione con risvolto nazionale quali i concorsi Mister Italia e Mister Bello d’Italia. Nicola Cericola è stato uno dei primi fotografi con cui ho fatto uno shooting. Davanti all’obbiettivo mi sono immediatamente sentito a mio agio”.

Da piccolo chi desideravi diventare “da grande” e che bambino sei stato? “Da piccolo desideravo diventare un calciatore, ora un top model. Gli anni passano, ma non avere sogni e non pensare in grande mi farebbe comunque anche adesso stare male. Sono cresciuto con l’insegnamento che prima viene il dovere e poi il piacere. Ai miei genitori ho fatto passare un po’ di momenti, diciamo, vivaci… tuttavia credo che ogni bambino abbia voglia di esplorare, fare, divertirsi. Non sono mai stato fermo e, a distanza di anni, la situazione non è cambiata ché il troppo relax m’innervosisce. Una bella lezione di vita l’ho appresa l’anno della bocciatura al liceo, da quel momento ho trovato la forza per riscattarmi per quello che riguarda tante situazione – soprattutto nel campo scolastico, arrivando a prendere una seconda laurea specialistica. Mi sono laureato in Scienze Motorie, perché lo sport mi accompagna dall’età di sei anni e grazie a esso ho capito l’importanza delle regole e dei valori fondamentali. Sono stato un bambino fortunato, con una bella famiglia che mi ha permesso tutto e tanto e ciò senza dimenticare mai d’insegnarmi cos’è l’educazione. Ho avuti amici giusti, con i quali tutt’ora mi confido e mi frequento (ci conosciamo da più di vent’anni)”.

Cosa rappresenta, per te, la Bellezza e l’Arte e quale ritieni esserne il potere nonché principale pregio e valore? La bellezza è un dono, poi  come uno cura il proprio corpo esteriormente e interiormente fa la differenza. Grazie a essa faccio un lavoro che mi piace tanto, che è molto stimolante e non monotono. L’arte, per me, è la realizzazione fisica di un pensiero. Amo raccontare storie, anche di breve durata, attraverso una sequenza fotografica. Con il passare degli anni mi sono affezionato molto alla fotografia e allo stile vintage. Cerco di vedere più musei e mostre possibili, per assimilare proprio l’arte e viverla… ma soprattutto per avere sempre idee inedite. Sono del parere che ogni artista non debba limitarsi al proprio settore, bensì che sia necessario sapere almeno di tutto un po’ in modo tale che la mente sia elastica e possa continuamente dar vita a nuove composizioni. Nel mio caso, possono essere post su Instagram o progetti editoriali (shooting e video per magazine). Sono minimalista, entrando nella mia camera te ne accorgi subito. Odio il disordine, in ogni contesto”.   

In un’ideale scala da 0 a 10 quant’è e quanto dovrebbe essere importante, a tuo avviso, l’aspetto esteriore e soprattutto com’è possibile capire e riuscire a far emergere la personalità del singolo attraverso un’esteriorità che sia fedele “bigliettino da visita” di ciò che si è interiormente? L’aspetto interiore è molto più importante dell’aspetto esteriore. Nel mio caso, per il lavoro che faccio, tuttavia il secondo – ossia l’aspetto esteriore – conta 10. L’abito fa il monaco. È una professione d’immagine quella che svolgo, in ogni situazione che vivo cerco di apparire in un ben determinato modo. Ogni momento della giornata, vissuto in mezzo alle persone, si configura come una possibile proposta di lavoro. L’outfit è il primo biglietto da visita che va scelto in base al giusto mood. Se ci si sente bene con se stessi, lo noteranno tutti perché il corpo parla ed esternamente si vede ogni minima sfumatura e stato (ad esempio dal modo in cui si cammina). Il segreto è essere felici, purtroppo quando non lo si è ogni look non esprimerà mai il suo massimo potenziale”.     

Quale ruolo ti sembra giochi e quale dovrebbe avere l’immagine visiva, l’estetica, nella società e nel veicolare significati nei più differenti campi della vita – non solamente nel mondo dell’Arte, della Moda e dello Spettacolo – e nell’essere, chissà, altresì indicatore di alcune caratteristiche psicologiche di chi si è e di chi si ha di fronte? “Oggi si dà una grande importanza all’aspetto esteriore e questo causa disagi e depressione nelle persone, soprattutto vedendo gli attuali punti di riferimento. A mio avviso, ognuno dovrebbe fare ciò che lo fa sentire meglio e a suo agio. Da laureato in Scienze Motorie, consiglio di trattare il proprio corpo come se fosse una macchina nuova da far durare il più a lungo possibile. Bisogna prendersi cura di se stessi sempre, poi penso pure che il modo in cui ci si presenta e come si vive la propria giornata sia molto importante. Se si dà di sé un’immagine pulita e ordinata, è sempre una bella cartolina e bigliettino da visita che aiuta altresì ad avere un ordine nella vita”.

Se dovessi assegnare un titolo alle fasi maggiormente significative della tua esistenza finora, quale colore e quale canzone assoceresti a ciascun periodo? “MAKE ME BELIEVE AGAIN. È, questo, un brano dei Nickelback che mi accompagna più o meno da 5-6 anni e mi dà la carica. Ho idea che sia una canzone che non mi stancherà mai. Ogni volta che sento di aver perso, trovo – ascoltandola – nuova forza per fare meglio e imparare dagli errori. Negli ultimi dieci anni, credo di aver appreso molto, in ogni ambito. Tale frase citata, ovviamente, l’ho tatuata. La fase più significativa della mia vita è iniziata sei anni fa, quando mi sono trasferito a Milano. Il rosso è sicuramente il mio colore, rappresenta l’amore ricevuto dai miei genitori e dalle persone che mi circondano ed è la tinta del fuoco che arde in me ogni volta che penso ai miei sogni e ogni volta che fallisco in qualcosa o che devo raggiungere un obiettivo”.  

Senza tuttavia voler generalizzare, secondo te, quanto pesa per larga parte della gente il timore del giudizio altrui e la posizione lavorativa/famigliare che si ricopre nello scegliere come apparire e come invece non mostrarsi reprimendo così il piacere dell’assecondare il gusto personale e se stessi? “Pesa tanto, però se si ama una cosa e si sente di volerla raggiungere bisogna tentare in tutti i modi. Quando ho iniziato a fare il modello, me ne hanno dette di tutte… ma quando mi sono trasferito a Milano sono, però, diventato “ricco” già il giorno dopo (purtroppo se non si esce mai di casa e ci si limita a guardare le cose in tv è facile farsi condizionare…). È necessario portare avanti ciò che fa sentire bene. Se ad esempio ci si vuole vestire in una determinata maniera, nessuno deve vietarlo e chi critica evidentemente non ha niente di meglio da fare… Reprimere il gusto personale è bruttissimo, stare male senza motivo per il pensiero di qualcun altro è inammissibile”.

Ritieni che debba esserci una sorta di galateo del buongusto e, in caso affermativo, cos’è il buongusto tenendo comunque presente il rispetto delle differenti soggettività e preferenze di ciascuno di noi? “Come anticipato prima, credo che un bel biglietto da visita non faccia male a nessuno… e anzi esso può contribuire a migliorare tanti aspetti del singolo sia per quello che concerne se stesso, sia altre persone. Ognuno di noi ha una visione delle cose e dell’ambiente che ci circonda. Per me una cosa può essere bella, per altri no e viceversa. Dal mio punto di vista il buongusto è l’ordine, i dettagli e il parlare solo se necessario”.  

Qual è la tua peculiarità a denominatore comune grazie alla quale, supponi, hai guadagnato la fiducia e la stima di aziende e brand assai noti quali Hunting World NYC, Ray Ban, Adidas, Levis, Trendhim, Lui Jo, People of Shibuya, Boxeur Des Rues, Oakley, Dockers e molti altri ancora? Personalmente parto dal presupposto che se non si crede in se stessi, nessuno crederà in noi e nessuno ci sceglierà. Lavorare su me stesso, cambiare look in base alla stagione, scattare foto anche quando non lavoro e quindi tenermi in allenamento sono le mie peculiarità. Il modo di pormi ai colloqui lavorativi e la maniera in cui curo i miei social, suppongo che abbiano suscitato una sorta di  sensazione di sicurezza nelle aziende che mi hanno scelto. Per i casting e le opportunità di farmi vedere ringrazio i miei ex agenti e la mia gente attuale, Anna… senza di loro non avrei potuto fare determinate esperienze”.    

Professionalità di cosa ritieni sia sinonimo e vi è qualcuno con cui, proprio alla luce di ciò, vorresti collaborare? Serietà, coerenza e disciplina sono sinonimo di professionalità. La lista degli artisti con cui vorrei collaborare è lunga, amo molto i set dei videoclip musicali in quanto c’è tantissima energia! Mi piacerebbe collaborare con un (altro) artista del calibro di Salmo. Prima di partire per Istanbul, ero sul luogo delle riprese del nuovo singolo di Lazza… ero stato confermato come co-protagonista, poi qualcosa è andato storto. Ricordo che mi avevano truccato e preparato per andare in scena ma alla fine ho fatto da spettatore. Ciò mi ha procurato un po’ di rammarico ma sono, queste, cose che capitano e bisogna farsene una ragione. Quando si è vicino ad artisti enormi, si impara anche solamente respirando la loro medesima aria”.   

I ricordi, la sperimentazione e l’osare, il pianificare e l’organizzare quanto sono fondamentali nel tuo vivere e in che misura timonano il tuo quotidiano, la tua professione? Ed ancora, di solito, ti sembra di seguire maggiormente l’istinto oppure la ragione? “Senza piani non potrei vivere. La mia, di creare obiettivi e darmi delle scadenze, è una vera e propria ossessione. Di solito pianifico la settimana, il mese e l’anno. Mi pongo degli step a breve, medio e lungo termine. Ad esempio ora mi trovo ad Istanbul e questo viaggio di lavoro lo avevo pianificato due anni fa, prima del Covid-19. Istanbul è stato un piano alternativo a Pechino dacché, per colpa del Coronavius, andare in Cina – anche qualora si abbia un contratto di lavoro – non è cosa semplice”.

C’è un settore pubblicitario che più ti appassiona, nel quale preferisci muoverti e – in caso affermativo – come mai? Amo la carta stampata e l’idea di essere letto. I magazine mi hanno sempre appassionato e incuriosito… GQ, Style Magazine, Esquire e Vogue sono i miei preferiti. Negli ultimi mesi non ho avuto modo di realizzare dei progetti editoriali personali ma spero, con la nuova stagione, di tornare a pubblicare non solo come modello bensì pure come producer”.   

Qual è il tuo punto di vista sui social e con quale finalità li utilizzi [clicca qui per accedere al profilo Instagram di Simone D’Angelo]? “I social li uso principalmente per lavoro, sono un ottimo strumento per aumentare la visibilità ma bisogna saperli gestire con cura e con testa… essi sono, infatti, molto pericolosi per la psiche umana. Io mi trovo a un punto in cui sono stufo di farne uso, eppure non posso farne a meno perché la mia professione richiede di utilizzarli. Ho passato momenti di stress per colpa d’essi poiché mi hanno disabilitato il profilo Instagram due volte, per errore. Ho avuto il profilo IG inutilizzabile la prima volta per tre mesi, la seconda per quattro e questo mi ha portato a subire una perdita economica. Ho un book, un sito Internet, una manager e contatti privati ma Instagram è il portfolio online più veloce e gettonato oggi. Molte volte i social distolgono dalla realtà, hanno questo potere maligno di far credere alle persone cose che non sono vere… tanto va sudato e non lo si ottiene facilmente. Consiglio il docu-drama “The Social Dilemma” distribuito da Netflix, fa riflettere”.  

Infine, prima di salutarti, puoi anticiparci quali sono i tuoi prossimi progetti e magari pure qualche chicca in anteprima? Sono un po’ scaramantico su questo fronte… di solito, fin quando non ho realizzato il progetto non dico che sto per realizzarlo. Posso solo affermare che Istanbul è stata una bellissima esperienza, ho potuto conoscere un mercato nuovo e persone stupende che tutt’ora fanno parte della mia vita. Tornerò a Milano a fine settembre, nel capoluogo lombardo mi aspettano nuovi progetti e nuovi obiettivi. Insieme alla mia manager decideremo quale sarà il prossimo mercato da scoprire. A Londra sono stato due volte e mi manca, in Spagna ho respirato un bel clima. La Germania e Singapore mi incuriosiscono, Los Angeles è la meta del domani”.