Dal 25 novembre sette tracce autoprodotte che compongono il lungo viaggio verso il desiderio raggiunto con la fatica e le cristi incontrate dall’artista.

Dal 25 novembre sarà disponibile “Eterno”, l’album d’esordio (autoprodotto) del cantautore abruzzese Atipico.
Sette tracce compongono il lungo viaggio verso un sogno raggiunto.
«Sono cresciuto avendo poche volte le idee chiare, ho provato tanti sport, fatto valige, cambiato letti e non trovavo mai pace. La musica è il mio mezzo di trasporto preferito, una macchina del tempo e un treno che può portarmi ovunque» sottolinea Atipico.
Il primo album di Atipico è un sogno che si realizza e, per questo, porta in sé tutta la fatica e le crisi che l’autore ha incontrato lungo la strada per raggiungere questo obiettivo.
L’invito è quello di condividere ogni aspetto di questo processo, che non è solo creativo ma anche esistenziale, e in cui può immedesimarsi ogni ragazzo o ragazza che sta cercando di raggiungere il proprio sogno.

Andrea D’Orazio, in arte “Atipico”, nasce a Lanciano (CH) nel 1999. È da subito un bambino timido, silenzioso e introverso, tutte caratteristiche che lo accompagneranno negli anni. A 8 anni inizia a suonare la chitarra. Cresciuto con le canzoni degli 883 e Max Pezzali, che cantava a squarciagola da solo con le cuffie nelle orecchie, con il passare degli anni la voglia di dire e parlare lo portano a sognare di scrivere canzoni. Nel 2017 mette il primo punto sulla sua prima canzone e da lì ha inizio tutto. Inizia ad approcciarsi in modo diverso alle cose e osserva tutto ciò che lo circonda per raccontarlo poi nelle canzoni. Nel corso degli anni si esibisce in alcune piazze locali e nel teatro Fenaroli nella sua città natale. Nell’estate 2021 esordisce con il suo primo singolo “Se non bastasse mai il tempo”, arrivando a pubblicare successivamente i singoli “Fotografie” e “Sono sempre io”, brani che gli permettono di viaggiare e farsi conoscere anche fuori regione. Il 23 settembre pubblica “Eterno”, singolo che anticipa l’uscita dell’omonimo album.
Track by track
Passerà - La canzone che apre l’album racconta del processo di nascita di Atipico. È la pelle di Andrea, la timidezza di un inizio, le frasi non dette, le mancanze, l’incertezza del futuro e la fede nella vita e in quello che può riservare.
Eterno - Il testo nasce osservando il viavai tipico delle stazioni, dentro un settembre in cui si vive un compleanno solitario. Quella dolce malinconia di chi si saluta, la concretezza della fine di un’estate, il ritorno alla quotidianità sono tutti elementi che entrano in questo brano che racconta le piccole cose.
Se non bastasse mai il tempo - A volte ci si sente intrappolati in un loop, un limbo auto imposto per eccesso di appagatezza. Chi non ha mai esclamato: «Non ho tempo!» In questa canzone si mettono in risalto tutte le piccolezze che a volte non curiamo.
A noi va bene così - La canzone è scritta e pensata per l’amore semplice, il più complesso e il più bello. C’è la ricerca dell’essenziale, del sentirsi a proprio agio in ogni vestito, di piacere per come si è, per quello che si è disposti a dare, senza fare una tara tra chi dà e chi riceve. L’amore non è apparenza, ma un’essenza.
Fotografie - Sono la memoria più longeva, sono i nostri occhi, i sorrisi e le nostalgie. È il cuore di ogni ricordo, attraverso le quali sopravvive la storia. In esse ci sono le nostre origini, ci sono le avventure da raccontare e ricordare in compagnia. L’istantanea di un momento passato che troveremo un un cassetto e ci strapperà un sorriso.
Tu mi sai comprendere - È un dialogo inizialmente timido, con un interlocutore che non si sa se sia disposto ad ascoltare. Dopo tanti silenzi ci si sente esplodere il petto e così la canzone si risolve con l’apertura dell’interlocutore a far sfogare la controparte e rivelare tutte le cose non dette.
Sono sempre io - Potranno passare gli attimi e i momenti, ma nulla dovrà mai far dimenticare da dove si parte e da dove si proviene. Nonostante tutto occorre conservare la forza di guardare uno specchio senza indietreggiare e senza chinare la testa perché prima di guardare il mondo è necessario guardarsi in faccia.
