Intervista con l’artista uscito da poco con l’album “Vincente”, un racconto autobiografico sincero attraverso le canzoni. Fabio racconta di lui, della musica e del suo lavoro.

VINCENTE”, il nuovo album di Fabio De Vincente, è un progetto impossibile da collocare in un unico filone di genere; si tratta di un racconto autobiografico sincero attraverso le canzoni. Rivolto al main stream è l’esempio perfetto di un crossover moderno, dove il piano è uno degli strumenti più presenti insieme alla scelta di groove tematici.
In lui c’è sempre stata una parte aristocratica, fatta di eleganza e raffinatezza ed un’altra innegabile del ragazzo di strada fatta di eccessi e indisciplina. Ha il vissuto giusto per cantare quelle parole che solo chi vive certe esperienze può permettersi di scrivere e raccontare.
La sua capacità compositiva, le melodie immediate, la sostanza testuale, il suo pianismo e la cura degli arrangiamenti fanno di lui un musicista completo. Inoltre, grazie alla sua versatilità da polistrumentista, ha inserito parti di batteria, chitarra, percussioni, tastiere, voci, effetti, ricercando sempre un’originalità del suono. Tre cose lo caratterizzano: eleganza, vita rock ed estrema semplicità del suo linguaggio ficcante.
Ecco la nostra intervista!

Ciao Fabio, benvenuto sulle pagine di Ottiche Parallele Magazine! Quando nasce il tuo amore per la musica?
Ciao e grazie dell’invito. Il mio amore per la musica nasceva prima che io nascessi; mia madre qualche ora prima di partorirmi ballava in una discoteca con mio padre il Boogie Woogie. Mi raccontavano che dai primi giorni di vita rimanevo incantato dal suono della cornetta del telefono spento, che faceva “tu tu”… Figuratevi quando per la prima volta dopo pochi mesi ho toccato un pianoforte.

Cosa rappresenta per te la musica in generale e il tuo fare musica in particolare?
La mia ragione di vita. Quel qualcosa per cui sei disposto a rischiare tutto per continuare a farla.

Quali musicisti hanno ispirato il tuo stile e la tua musica?
Non ho mai avuto idoli ed ho sempre ascoltato di tutto; quando mi veniva la pelle d’oca allora continuavo ad ascoltarli. Così quando scrivo una mia canzone, se arriva quel brivido la porto a termine. Ho imparato tanto dai grandi cantautori come Renato Zero, Claudio Baglioni, Eros Ramazzotti, Antonello Venditti, Vasco, Zucchero e molti altri, dalle immense band  internazionali come i Queen, U2, Police, Coldplay, adoro i gruppi anni 70′ come Earth wind & Fire, Chic, Chicago, Toto, Supertramp e poi Cheryl Lynn, Aretha Frenklin, Etta James,  mi fa impazzira James Brown, Elvis, Jerry Lee Lewis, Chuck Berry, ho ascoltato molto Sting, Michael JacKson, Whitney Houston, mi fa impazzire Frank Sinatra, amo molto il jazz e il pianismo di Keith Jarret e le grandi opere dei classici come Puccini, Verdi, Strauss, Chopin, Beethoven, Tchaikovsky, mi gasa tantissimo l’house suonato e cantato (cosa che ho fatto nei club per diverso tempo), e poi Jhon Legend, Alicia Keys, insomma potrei riempire pagine intere con tantissimi artisti e altri generi che non ho citato ma se devo dirvi qual è il massimo per me è Ennio Morricone.

Da poco è uscito il tuo nuovo album. Di cosa parla e cosa vuole trasmettere?
Sono 10 brani che mi appartengono profondamente fatti di esperienze, aneddoti, analisi, sensazioni, emozioni, ambizioni e aspirazioni che ho vissuto. Queste sono le stesse cose che vorrei trasmettere alla persona che ascolta perché si possa ritrovare e rivedere in quello che dico e come lo dico, per poter così condividerle insieme.

C’è un filo conduttore che lega i brani dell’album?
Ovviamente si; quando racconti senza filtri la tua vita in musica, le canzoni sono sempre legate.

Quali saranno i tuoi prossimi progetti?
Continuerò a produrre musica e già nei prossimi mesi ritornerò in studio di registrazione ma ora la priorità è portare quella che già esiste su più palchi possibili e suonarla dal vivo.

Ringraziamo Fabio De Vincente per la disponibilità e l’agenzia Red&Blue Music Relations e Valentina Seneci per la collaborazione.