Oggi vi proponiamo l’intervento della curatrice d’arte e poetessa, nonché nostra collaboratrice, nel quale ci propone dialogo e considerazioni collegate alla creazione di un lavoro del maestro Angelo Orazio Pregoni.

  • Ciao Maria, domani dipingo dal vivo. — esordisce Pregoni.
  • Beeneee! — dico io.
  • Ho l’esigenza di farlo, di mettermi in gioco, di mettermi alla prova… dipingo la Milashina.— aggiunge Angelo.
  • Vorrei venire a vedere… — dico.
  • Inizio alle 8.30. Ciao — termina Pregoni.
  • Sintetico come sempre. — penso.

Poi rifletto — sarà uomo o donna il modello? C’è la bolla africana, la metropolitana, il mio disorientamento… —

11 Luglio, ore 8.30

  • Chissà in che punto della Darsena è? — penso —tela grande? Che pennelli?… e i colori della Milashina quali sono?… —.

11 Luglio ore 14.00

  • Chissà la gente come ha reagito? Lo avranno insultato? Sarà ancora lì o lo avranno cacciato? Gli faranno male le braccia? La tensione la fa da padrone, in ogni senso, quando dipinge Angelo. —.

11 Luglio ore 18.00

Arriva la foto dello schizzo.

La mano di Pregoni guida l’olio nero esegni, punti, tratti, tratteggi per me diventano affermazioni decise, argomentazioni di diversa densità,stop, inciso…; se il colore normalmente organizza la superficie della tela io invece lo vedo abradere il silenzio.

  • Mmmh — la Milashina di Pregoni non è rassegnazione ma dignitosa e composta affermazione, è presenza e liberazione da schiavitù e omertà, ha gli occhi chiusi ma strappa un bavaglio.

Pregoni continua a creare una “memoria stoica” dei nostri tempi, che nasce da tumefazioni sociali: esplode allora in una sintesi artistica e quotidiana, materiale, sonora, primitiva.

Su un tessuto conoscitivo sassoso, fumoso e impermeabile diventa infatti testimonianza rupestre.

Ore 19.00, al telefono

  • Ciao Maria, allora? — chiede Angelo.
  • Com’è andata? Tutto intendo. —
  • Titanico: caldo, zanzare, per la prima volta l’olio si separava dal colore… ah! ho usato la cera ambra. — poi — bello. —

Rupestre, primitivo,stoico, storico confermo ora io.

“Allo schiavo conviene sapere più che parlare.”
Tito Maccio Plauto

Il pennello di Angelo risolve il pruriginoso silenzio dello schiavo.