Intervista con l’autrice del romanzo “Pagghiòla” con la quale si è tracciato un suo profilo in quanto autrice e di approfondire ciò che ha preceduto e seguito la pubblicazione del suo romanzo d’esordio.
Simona Pennisi è l’autrice del romanzo “Pagghiòla” – pubblicato dall’editore BookaBook di Milano – storia di una giovane studentessa che va ad abitare l’antico appartamento della nonna scomparsa. Lì, tra condomini bizzarri e orari e regole tutte nuove, Caterina dovrà fare i conti con il diventar grandi… e con la vicina di casa, la signora Pulvirenti, sempre pronta a lamentarsi di questo o quell’altro pettegolezzo.
Ho avuto il piacere di intervistarla, con la volontà di tracciare un suo profilo in quanto autrice e di approfondire ciò che ha preceduto e seguito la pubblicazione del suo romanzo d’esordio.
Simona Pennisi, classe 1987, come recita il nickname dell’account social (@pennysimo87) con cui, tutti i giorni, si rivolge a quasi duemila persone: scrittrice, pittrice, artista a tutto tondo. Che cosa rappresenta per Lei l’arte, e in che modo, due mondi così distante (arte e web) riescono a trovare un punto di contatto tra loro? Quando ha capito che tra lei e il mondo dell’arte scorresse buon sangue?
Da subito! Da piccolina la cosa che sapevo fare meglio era disegnare. Tutte le insegnati dicevano che la materia in cui andavo meglio era arte. Questo non spiega come sia diventata una psicoterapeuta, ma di sicuro, fa comprendere come mai l’arte non l’abbia mai mollata. L’arte nel web è molto più complessa di quello che si possa pensare. È un settore complesso, tuttavia apprezzato anche da chi non ne esperto.

Una leggenda narra che lo scrittore che si metta a lavorare coi social non possa essere definito del tutto scrittore. Lei, che cosa ne pensa di questa posizione? Trova che l’una attività in qualche modo possa screditare l’altra? In che modo nasce questo preconcetto?
Secondo me nasce dallo stereotipo dello scrittore isolato dal mondo che si chiude nel suo modo per creare. Una persona introversa che non si “abbasserebbe” a fare due video per vendersi. Tutto molto bello, se non dovessimo fare i conti con la realtà. La realtà è che il mondo editoriale è spietato e hai pochi canali per arrivare al pubblico. Sì, sono un po’ costretta a stare sui social per farmi conoscere e farmi pubblicità da un lato. Dall’altro, posso affermare che a me piace fare video, mi diverto, mi piace interagire con gli altri, parlare con chi mi segue. Questo è il mio modo di essere scrittrice, pittrice e di farmi conoscere. Ognuno ha il suo e va rispettato senza pregiudizi. In ultimo, voglio ricordare gli anni ’90 in cui non vi era nessuna possibilità alcuna di arrivare a un pubblico, se non attraverso radio e tv. I social sono un altro canale importante che va sfruttato.
Rimanendo sempre sulla sfera dei social, chi avrà letto il suo libro potrà trovare sicuramente più di un collegamento tra l’opera e ciò di cui parla sui suoi canali. Femminismo, emancipazione delle donne, consapevolezza: d’altro canto Lei, come primo mestiere, ricopre quello di psicologa certificata. Quanto crede che sia fondamentale, al giorno d’oggi, soprattutto per le donne essere consapevoli di sé? Quali sono i rischi di chi non conosce sé stessa e non indaga ciò che le capita?
Altissimo! Mi rendo conto che influenzo molto i miei social con la psicologia, ma fa parte di me. Parlare con chi mi segue è un modo per fare conoscere il mio pensiero da scrittrice e anche, per fare riflettere su tematiche attuali. La consapevolezza di noi stessi sta alla base della felicità e ci protegge da eventuali rischi. Non sempre, ma è già un inizio.
Si dice che per far ridere gli altri si debba prima di tutto trovarsi divertenti davanti allo specchio. Allora lo chiedo a lei: si è divertita durante la stesura di Pagghiòla? C’è un episodio che ha raccontato che l’ha fatta divertire più di altri? Se ci fosse, ci piacerebbe sentirglielo raccontare – fosse anche per dar prova di almeno un po’ di quell’ironia che ho trovato nella sua opera.
Io rido molto di me stessa, pure davanti allo specchio e faccio dell’ironia anche un’arma per educare mia figlia. Durante la stesura di Pagghiòla, mi viene in mente un episodio eclatante in cui scrivevo e ridere per quello che avevo scritto e mio marito nell’altra stanza non capiva. Mi chiedeva perché stessi ridendo, non avevo il coraggio di dirgli che ridevo di me stessa, della scena e dei dialoghi che avevo di fronte il mio naso.
A tutti gli autori capitano delle scene più difficili da raccontare – e altre che compaiono sulla carta come se le avesse scritte qualcun altro. Visto che già ci ha parlato dei momenti che l’hanno fatta divertire, vuole raccontarci quelli difficili, se ce ne sono stati? Ha dovuto combattere con qualche fantasma o con la paura di non farcela?
Ci sono mille fantasmi dentro quel libro che mi dicevano che non ce l’avrei fatta. Capitoli scritti da capo, aggiustati tante volte perché li ritenevo orribili. Ho compreso che la paura deve fare parte del processo creativo, non deve bloccare, ma motivare. Nel momento in cui ho paura, mi spingo a lavorarci di più finché ne sono soddisfatta. Le parti più difficili da scrivere sono state quelle dove vi è una piega drammatica. Dovevo inserirle perché i momenti difficili fanno parte della vita di tutti e pure delle protagoniste; tuttavia, avevo l’onere di preservare la natura ironica e divertente del libro. Una sfida!
In quanto scrittrice ormai emersa, all’interno del percorso editoriale c’è qualcosa che vorrebbe suggerire ai suoi colleghi? Che cosa significa, al giorno d’oggi, scrivere libri? Quali sono le difficoltà e quali invece i vantaggi di farlo?
I vantaggi nel farlo è la soddisfazione di vedere su carta quello che si ha dentro la propria mente, lo trovo appagante. Io consiglierei di non mollare mai, di considerare tutto ciò che ti accade nel percorso, come qualcosa che di cui hai di bisogno. Ad esempio, per quanto non abbia amato il crowdfunding, non posso che vederci i vari lati positivi, come avere una casa editrice oppure doverci credere davvero fino in fondo.

Proviamo a spostarci invece su un altro ramo che riguarda la sua creatività: il lato artistico, la pittura. Sul suo sito si possono vedere alcune delle opere realizzate da lei – che, allo stesso modo del tuo libro, richiamano le terre e le tradizioni siciliane. Che cos’è per lei la pittura? Che cosa rappresenta? Le sue opere possono essere acquistate? Fonti abbastanza accreditate ci dicono che il mese dicembre la vedrà protagonista di un progetto incentrato sulla tua pittura, può dirci qualcosa di più?
La pittura è il mio modo più profondo di esprimermi e forse anche quello con più filtri. Per quanto le mie opere siano colorate e dirette, lo sguardo di un soggetto dipinto può celare tante cose. Al tempo stesso può essere oggetto di diverse interpretazioni. Com’è bella l’arte! Sì, possono essere acquistate, nel sito sono presenti anche opere già vendute o commissionate. È un progetto artistico, realizzato con la tavoletta grafica che ha dietro un concetto più complesso che spiegherò presentando non solo i disegni, ma anche qualcosa che si indossa. Ho già un piano di creazione, tuttavia spero di riuscire a trovare un brand.
Soffermandoci ancora per un po’ sul tema artistico-pittorico, dal suo curriculum emerge la partecipazione a diversi premi e concorsi legati all’arte visiva. Per esempio, sarebbe manchevole da parte mia non segnalare la sua partecipazione al Premio Internazionale Artista D’Europa 2023, vuole dirci qualcosa di più? Come si sviluppano i concorsi riservati alla pittura e che cosa significa per lei prendervi parte?
Per partecipare devi passare una selezione, il fatto di averla superata mi ha riempito di orgoglio. Quello che spero è di riuscire ad arrivare tra i quindici finalisti, che esporranno alla galleria Antonio Battaglia di Brera in Milano. Questo sarebbe un sogno che si realizza. Il 14 dicembre ci sarà l’evento di presentazione del concorso al teatro San Babila e durante il mese proclameranno i vincitori. Tengo le dita incrociate!
Giunti a questo punto cercherò di soddisfare la mia ultima curiosità: ci sono in programma nuovi libri e/o nuovi progetti? Pensa di continuare a seguire questo filone, oppure, “Pagghiòla” non può che considerarsi un lavoro a parte rispetto a quella che potrebbe essere la sua produzione a venire?
Ho in mente almeno altri quattro libri, purtroppo il tempo da dedicare alla scrittura è poco. Al momento sto scrivendo il secondo, che non ha nulla a che fare con il primo. L’unica cosa in comune è la verve divertente e ironica, per il resto la storia è molto diversa, così come i temi che tratterò al suo interno. Mi sto organizzando per impegnarmi con maggiore costanza alla stesura del manoscritto dal mese di gennaio 2024.
