Intervista con la “band di persone educate” uscita nelle scorse settimane con il singolo “Niente di speciale”. Ci hanno parlato di questo nuovo lavoro, di musica e di progetti futuri.
“Niente di speciale”, il nuovo singolo dei Noblesse Oblige!, è un brano contro l’omologazione, il conformismo ed i recinti pieni di pecore. Cosa vuol dire non avere niente di speciale? Il più delle volte, si traduce nel non essere ritenuti all’altezza di essere inquadrati in una determinata categoria.
Ma se le categorie sono tipizzate e presentano delle caratteristiche ricorrenti, non sarà mica che chi non ha niente di speciale è proprio colui che ne fa parte e dispensa giudizi?

Ciao ragazzi, benvenuti sulle pagine di Ottiche Parallele Magazine! Quando nasce il vostro amore per la musica?
Suoniamo da quando siamo piccoli: abbiamo disturbato la quiete dei nostri familiari da quando ci fu disgraziatamente regalato il primo xilofono colorato. Crescendo, abbiamo affinato i nostri talenti ed ora abbiamo la pretesa di pubblicare un album. Morale: regalare uno xilofono può essere pericolosissimo per la stabilità mentale del bambino, valutatene l’opportunità con molta attenzione.
Cosa rappresenta per voi la musica in generale e il vostro fare musica in particolare?
Il nostro fare musica è un modo per allietare i momenti di insonnia dei nostri vicini di casa.

Quali musicisti hanno ispirato il vostro stile e la vostra musica?
Un po’ tutti, da Bach a Cristina D’Avena. Cerchiamo di prendere qualcosa da ognuno, anche se non siamo sempre certi di aver selezionato gli elementi giusti.
Da poco è uscito il vostro nuovo singolo. Di cosa parla il brano e cosa vuole trasmettere?
Dopo aver rilasciato la toccante ballad vetero-sanremese ‘Arrivedercissimo’, la cosa più logica da fare a questo punto era, ovviamente, pubblicare un brano synth-punk che parla di pecore: ci scusiamo se siamo stati prevedibili. Molto spesso persone superficiali si ergono a giudici presuntuosi, comunicandoti di non essere all’altezza di far parte della loro presunta élite. Di fronte a tale sfrontatezza, si è reso imperativo l’atto di creare un inno di sottile sagacia, volto a ridicolizzare questi rumorosi saltimbanchi del variopinto teatro ambulante dell’esistenza… Insomma, non ci piace sentirci esclusi.

State lavorando a un album?
Certo! Si chiamerà “Pars destruens”, ma non preoccupatevi: l’ascolto non danneggerà i vostri dispositivi.
Quali saranno i vostri prossimi impegni?
Conquistare il mondo, un singolo alla volta. E se il piano fallisce, almeno avremo un sacco di materiale per le nostre canzoni tristi.
