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Edito da Mondadori. Dove sono finite oggi le nostre emozioni? Chiederselo non è un esercizio retorico, ma un interrogativo necessario. Condividendo ricordi personali, incontri e riflessioni, Paolo Crepet ci esorta con passione a ribellarci all’indifferenza, a non aver paura delle nostre idee e neppure dei nostri inciampi.
È in libreria da oggi, 25 giugno, il nuovo libro di Paolo Crepet, edito da Mondadori, “Mordere il cielo. Dove sono finite le nostre emozioni” (pagine 300, euro 20,00).

Dove sono finite oggi le nostre emozioni? Chiederselo non è un esercizio retorico, ma un interrogativo necessario. Viviamo in un mondo nel quale guerre, migrazioni epocali e nuove emergenze contribuiscono a un senso di precarietà, spingendoci a credere che le uniche modalità plausibili per sopravvivere siano la negazione e la paura. Solo che la prima ci condanna all’indifferenza, la seconda ci paralizza. In entrambi i casi, finiamo per relegarci in una solitudine che accomuna giovani e adulti, vecchi e bambini. Siamo all’età dell’atarassia, dell’insensibilità? Il rischio c’è ed è sempre più concreto. Ai nostri giovani insegniamo a rimandare il momento di fare i conti con la vita vera. Li condanniamo a crescere fragili e spaesati. Rivendichiamo una scuola senza voti, riscriviamo per loro fiabe in nome del «politicamente corretto», privandoli della possibilità di far maturare le loro emozioni. Perché le nostre emozioni vanno allenate, ogni giorno, ma, per crescerle e allevarle, occorre saperle sfidare, non negarle né rinunciarci. Preferiamo invece colmare quel vuoto emotivo con il cinismo e affidarci ciecamente ai nuovi prodotti dell’intelligenza artificiale, che minacciano di depotenziare le nostre capacità fisiche, cognitive ed emotive, la nostra meravigliosa imprevedibilità.
La maggior parte di noi non è consapevole di questa diffusa anestesia dell’anima, ciascuno si limita a godere dei privilegi e del benessere materiale rinchiuso nel proprio bozzolo. Ignorando che in questo modo l’umanità intera rischia di imbarbarire. Ma, per chi lo volesse cercare, l’antidoto c’è. È l’empatia. Condividendo ricordi personali, incontri e riflessioni, Paolo Crepet ci esorta con passione a ribellarci all’indifferenza, a non aver paura delle nostre idee e neppure dei nostri inciampi. Ci invita a riappropriarci con audacia, quasi con sfrontatezza, delle nostre emozioni per tornare finalmente a «mordere il cielo».

..si fa presto a scaricare (mordere il cielo), ..se porto il bambino a scuola vuol dire che già impara l’autonomia. Giusto ?..allora torna a casa e poi ti chiede di aiutarlo, proprio così ai elementari, vai a capire cosa devi aiutare e rimani stordito e frustrato perché non sono compiti per diventare autonomi ma un giro di boa per spaesarti…esempio..perché nel libro mi fai una domanda da completare che prima non mi hai indirizzato il testo di una comprensione, soprattutto agli inizi? ..deve chiedere a qualcuno naturalmente,..autonomia si costruisce sulla base di coerenza, informazione, lettura, verità ecc e non indovinelli…non si dice perché non mangi la mela se un adulto non te la dà e purè si sente già uno sfaticato o peggio un sfigato, ..perché la cultura è questa ..i bambini vanno a letto però si ride che hanno i morosi…siamo nel assurdo
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Sarebbe più facile e comprensibile leggere un testo scritto correttamente.Le applicazioni del cellulare ci aiutano.Molte persone non rileggono ciò che scrivono. È un peccato.. In quanto al contenuto del commento,letto, capisco che sia utile rileggere il libro e riprovare a commentare.Un saluto. p.s. Crepet è un mentore. Avercene!!!!
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