Tempo di lettura: 11 minuti – 2089 parole
Intervista con il direttore di Ottiche Parallele Magazine che nel corso del 2025 taglierà il traguardo dei quarantaquattro anni di giornalismo e i quaranta di iscrizione all’Ordine.
Buongiorno Direttore, ultimamente ci siamo fatti una bella chiacchierata di quasi due ore durante la quale mi hai raccontato tanti aneddoti simpatici. Dei tuoi incontri con professionisti del settore. Artisti… e ci siamo confrontati sull’evoluzione del giornalismo facendo tesoro di preziosi consigli.
Da quella conversazione informale è nata l’idea di questa intervista, soprattutto perché quest’anno sono 44 anni che svolgi questa professione.

Partendo dunque dalla fine e andando a ritroso nel tempo. Oggi il giornalismo si è arricchito di nuovi strumenti per fare informazione e il giornalista/cronista non è più l’unico interprete dei fatti. Com’è cambiata la professione?
A mio avviso la professione del giornalista non è cambiata di molto o, forse, è meglio dire non dovrebbe essere cambiata. Le regole di base sono sempre le stesse come verificare le fonti, raccontare la verità, essere obiettivi: in pratica esiste un codice deontologico e un’etica da rispettare. Poi sappiamo che purtroppo alcuni giornalisti non sono l’esempio del rispetto di queste regole. Basta ascoltare certi telegiornali, comprese le trasmissioni di approfondimento che durano pochi scatti di lancetta di orologio, oppure certi giornali che ufficiosamente non sono di parte. Diciamo piuttosto che sono cambiati i mezzi attraverso i quali si ‘pratica’ l’attività e dove si pubblicano le notizie. Per fare un esempio ricordo articoli dettati telefonicamente quando oggi basta un click dal computer portatile per inviarli.
Tornando al boom del digitale è evidente che la carta stampata ha subito un calo di vendite, soprattutto perché le versioni online consentono di fare informazione quasi in tempo reale. Tu che ha testato entrambe le esperienze, ci parli di questa evoluzione della comunicazione?
L’evoluzione c’è stata, c’è e ci sarà: bisognerebbe, sempre, saperla gestire. Ha un senso questa evoluzione se le testate cartacee si evolvessero nel diventare strumenti di approfondimento alle notizie che vengono date in tempo reale su strumenti come internet che sono più immediati. Quando ho vissuto l’informazione ‘cartacea’ non esisteva internet e ‘fare’ un giornale era dare notizie e darle prima degli altri. Sono cresciuto professionalmente in un settimanale di provincia e uscendo in edicola a metà settimana bisognava trovare qualcosa che gli altri non avevano detto o anticipare notizie, un qualcosa che oggi non sarebbe possibile. Passando al giornalismo online ho sempre cercato di fare informazione cogliendo il ‘nuovo strumento’ come un qualcosa che possa aiutare il lettore. Ma non è cambiato molto rispetto al ‘cartaceo’: la notizia, l’intervista o l’approfondimento deve essere sempre un qualcosa che altri non hanno dato o che hanno dato senza approfondimento ma con una platea molto più vasta del cartaceo. Personalmente, però forse mi sbaglio, credo che il calo delle vendite della carta stampata sia dovuta al cambio dei lettori che leggono in treno, in metro, ecc. e quindi hanno esigenza di leggere in modo ‘comodo’. Poi il discorso è molto più complesso e la ‘cultura’ dell’informazione sta cambiando.

Come è nato il desiderio di fare il giornalista?
Bella domanda: me lo chiedo anch’io! Ho iniziato quando facevo le medie nel collaborare alla realizzazione di un giornalino della parrocchia e alle superiori ero in una mini redazione del giornalino scolastico. Giornali ciclostilati ed esperienze durate pochissimo, uno o due numeri. Poi nel mese di novembre 1982 ho avuto l’occasione di farmi rilasciare un’intervista in esclusiva da Giuliano Montaldo, il regista che in quel periodo ‘era sulla Rai’ con il Marco Polo televisivo. La proposi a un settimanale locale, ‘La Settimana’, che la pubblicò. Dopo pochi giorni mi hanno chiamato a far parte della redazione di questo settimanale locale per curare gli spazi dedicati ai giovani: come si dice ‘l’appetito vien mangiando’ e piano piano ci ho preso gusto.
C’è qualcosa che non ti piace fare?
Scrivere di politica e sport, anche se personalmente sono argomenti che seguo, perché si tratta di argomenti troppo divisivi e, soprattutto con l’avvento di internet e dei social, è diventato terreno affinché ognuno possa dire la sua “cavolata” se non essere offensivi. Poi non mi piace scrivere di cronaca, bianca o nera che sia.

Nel corso degli anni avrai avuto la possibilità di incontrare tanti artisti, ci sveli qualche segreto? O aneddoto simpatico?
Effettivamente tra musica, teatro e letteratura ho incontrato tantissimi personaggi anche molto famosi, artisti che non sono durati il tempo di una stagione ma che hanno segnato la storia dello spettacolo. Segreti non ne ho da raccontare: non sono mai stato attento al gossip e al giornalismo spazzatura, quindi ho sempre visto gli artisti da un punto di vista professionale. Aneddoto? Più che aneddoti situazioni particolari che si sono venute a creare e forse non basta lo spazio di una risposta per raccontarle tutte. Una situazione che ricordo sempre con grande piacere è successa nel mese di ottobre 1984 al bar del Teatro Ariston di Sanremo: sul bancone tre bicchieri, io al centro, a destra Paolo Conte e a sinistra Fabrizio De André e si parlava di musica… un bel ricordo.
Pensandoci bene un altro aneddoto c’è e mi riguarda: agosto 1987 mi trovavo in viaggio di nozze a Sanremo. Apro il giornale e leggo che quell’anno la Rassegna del Club Tenco non si sarebbe svolta. Vado in una cabina telefonica (non esistevano cellulari) chiamo Amilcare Rambaldi, ideatore e gran patron dell’evento, mi faccio raccontare e rilasciare una dichiarazione quindi telefono al giornale, allora scrivevo per Il Novese (settimanale di Novi Ligure), e dettai la notizia. Immaginatevi la reazione di mia moglie (oggi ex, ma non per l’aneddoto che ho raccontato).
E qualcuno, senza fare nomi, che ti deluso?
Direi pochissimi! Magari qualche artista che se la tirava o si poneva in modo supponente durante le interviste. Però, ripeto, veramente pochi…

Dietro a ogni servizio che hai fatto ci sono dei ‘dietro le quinte’ ce ne racconti qualcuno che ancora oggi ti fa sorridere?
Anche in questo caso ci vorrebbe molto più spazio della risposta a una domanda. Ti racconto una ‘cosa’ che è successa recentemente. Nel 2022 Francesco Guccini presenta l’album “Canzoni d’intorto” a Milano. Al termine della conferenza stampa mi intrattengo con il ‘Maestrone’ e gli dico “Francesco, nel 1975 sei stato il primo concerto che ho visto in vita mia” e Guccini che con il passare degli anni non ha mai perso la sua verve ribatte “Non è colpa mia, non mi puoi denunciare”… e il tutto si è risolto con una bella risata collettiva.
Quando scegli di collaborare con una persona che caratteristiche deve avere perché tu lo possa considerare valido?
Purtroppo credo sempre di trovarmi di fronte a persone valide anche se la sensazione che ho al primo impatto è quella di negatività. Spero sempre che ci sia del buono e allora metto in campo tutta la mia fiducia per poi pentirmene e questo in tutti i settori in cui “bazzico”: giornalismo, moda, ecc. Però posso affermare che in alcuni casi ho avuto la fortuna di trovare persone valide con cui instaurare un rapporto di collaborazione come nel tuo caso. Ecco mi propongo da questo 2025 di essere un poco più selettivo e se le mie sensazioni non sono positive la richiesta di collaborazione non avrà seguito. Ecco la caratteristica che deve avere una persona a cui chiedo o mi chiede di collaborare: trasmettermi sensazioni positive.

Noi ci siamo conosciuti durante un press tour di pochi giorni, ma il tuo atteggiamento di apertura mi ha convinto a proporti qualche anno fa una rubrica musicale dedicata alla cultura pop della Corea del Sud, in tempi in cui ancora quasi nessuno ne parlava. Visto il successo attuale possiamo affermare che la nostra è stata una scommessa vincente?
Non solo vincente… allora avevo accettato per due motivi: il primo perché mi ricordavo di te la serietà, il secondo perché mi piacciono le sfide e scrivere di un argomento che ai più era (e forse per certi versi lo è ancora) sconosciuto mi piaceva come idea. Siamo stati i precursori? Forse si. La mia soddisfazione è percepire che a te come ad altri fan del k-pop quello che abbiamo proposto è piaciuto e mi stimola a pensare di trovare il modo di fare un passo avanti. In questo mondo sedersi sugli allori ci fa rischiare di essere raggiunti e superati. Avevamo un bel vantaggio che si sta assottigliando: per il 2025 dobbiamo pensare a introdurre qualcosa in più oltre il comunicare l’uscita dell’album nuovo o il concerto in Italia. Forse un’idea c’è già ma te la dirò in privato per non scoprire le carte.
Visto che ormai sei un ‘esperto’ di K-pop, c’è un brano che ti senti di consigliare?
Esperto è una parola grossa. Sinceramente non saprei: non sono un cultore di musica estera in generale anche se è buona musica che fa piacere essere ascoltata. Pertanto consiglio di ascoltare tutto quello che si può trovare online. Lo so che è una risposta un po’, come dite voi a Roma, da “paraculo”, ma come ho detto non mi sento un esperto. La stessa cosa la direi anche se mi si chiedesse un consiglio su cosa ascoltare per avvicinarsi a De André o a Conte o Guccini o a molti altri. Sono dell’opinione che una cultura musicale la si deve creare da soli.

Ottiche Parallele Magazine. Com’è nato questo progetto e quali sono i prossimi obiettivi?
Nel 2021 ho “rotto” con una testata online che avevo creato per conto di una persona. Una realtà in cui ho creduto tantissimo e che mi ha lasciato l’amaro in bocca. Deluso da questa situazione mi sono detto: “ho un’esperienza che mi consente di realizzare qualcosa di mio. Che mi piace e in cui mi ritrovo e se devo essere deluso lo sarò solo con me stesso”. Così a luglio 2021 è nata la rivista online Ottiche Parallele Magazine il cui nome deriva da un blog che avevo aperto qualche anno prima e che ancora oggi genera curiosità. I capisaldi della rivista sono: fare informazione culturale in modo libero e a 360 gradi, nessuna pubblicità, nessun redazionale a pagamento. Tutto quello che viene pubblicato è perché lo ritengo interessante. E la risposta da parte dei “lettori” c’è. Prossimi obiettivi: sicuramente cercare di migliorare sempre i contenuti per rendere sempre più “appetibile” la rivista ma senza stravolgere l’attuale impostazione grafica, fatto che andrebbe a creare un po’ di disorientamento nel lettore. Qualche idea frulla nella mia testa ma naturalmente non anticipo nulla perché, purtroppo, siamo in un mondo di squali pronti ad accaparrarsi le idee altrui e farle proprie (e non solo nel giornalismo). Poi ho un’idea a lungo termine che è quella di trovare qualcuna o qualcuno che nel prossimo futuro mi affianchi e quindi poi subentrare per proseguire il mio lavoro anche perché non sono “inossidabile” e mi accorgo che piano piano i miei ritmi non sono più quelli di un tempo.
Hai in programma di scrivere anche un libro in futuro?
Sembra che mi hai letto nella mente… a dire il vero non ho in programma di scrivere, ma lo sto già scrivendo. Ci sto andando dietro dal 2016 e spero di finirlo nei primi mesi del 2025. Non voglio anticipare nulla se non il fatto che ci metto dentro due passioni: quella per i romanzi storici ambientati nel medioevo e l’esoterismo. Di una cosa sono certo: visto il tempo che ci sto mettendo questo è il mio primo libro e sarà anche l’ultimo… sempre se trovo qualcuno che lo vorrà pubblicare.
Allora in bocca al lupo! Sarò sicuramente curiosa di leggerlo.
Ci avviciniamo alla fine di questa chiacchierata.

Passato, presente e futuro. Tre parole per descriverti come giornalista in queste tre fasi.
Ci sono tre parole che vanno bene per tutte le “stagioni”: correttezza, rispetto, obiettività. E il tutto si riassume in una parola: professionalità. Credo che non ci sia altro da dire.
Qualcosa che ti senti di consigliare a chi vuole fare il giornalista oggi.
Mi ripeto: professionalità. Poi di avere sempre di fronte l’obiettivo che si vuole raggiungere e di essere sempre se stessi. Cedere a compromessi sul momento può far sembrare che si riesce a ottenere ciò che si desidera ma alla lunga non paga.
Grazie mille Direttore!
Grazie a te Laura per questa intervista e buon anno a te e a tutti i lettori.
