Tempo di lettura: 5 minuti – 874 parole

Pubblicato per Pathos Edizioni, il nuovo lavoro dell’autrice bolognese e genovese d’adozione, uscito lo scorso mese di dicembre, tratta una tematica particolarmente sentita: Se sei donna, il mestiere di giornalista è più “pericoloso”. Il libro sarà presentato il prossimo 9 gennaio alla Feltrinelli di Genova.

Dall’8 dicembre 2024 è disponibile online ed è prenotabile in libreria il nuovo libro della giornalista e scrittrice bolognese e genovese d’adozione Valentina Cristiani dal titolo “Non chiamateci quote rosa”.
Il libro pubblicato per Pathos Edizioni e si pone come tematica: Se sei donna, il mestiere di giornalista è più “pericoloso”.

Nonostante alcuni passi avanti rispetto al passato, le giornaliste continuano a scontrarsi con scogli che caratterizzano pressoché ogni salotto, programma o giornale: la mancanza di ruoli apicali (sono rarissimi i casi) e il paternalismo che le relega a spalla della controparte maschile.
Spesso nel giornalismo la professionalità femminile viene sminuita (e la retribuzione è inferiore). Non a caso la maggior parte delle telecronache sono maschili e, quando la partita finisce e arriva il momento del commento tecnico, in studio si vedono solo – o per lo più – uomini.
Esistono ovviamente delle eccezioni meritevoli, certo. Ma solo quando il caso non sarà più un’eccezione potremo smettere di discutere di maschilismo.
Basta parlare di “quote rose” che sono un punto di sconfitta, non di arrivo.
La disparità di genere all’interno delle redazioni – siano esse televisive, giornalistiche, o radiofoniche – è purtroppo un problema ancora di grande rilevanza.

Valentina afferma: «Significa essere esposte più facilmente a pregiudizi, discriminazioni, violenza sessista e, talvolta, molestie. Quello che è emerso dalle storie raccontate dalle quaranta giornaliste intervistate è che ancor oggi molti credono che la ragazza in tribuna stampa o sugli spalti stia guardando non la partita ma i giocatori perché è innamorata di loro, che vengano assunte giornaliste esclusivamente sulla base delle misure/bellezza estetica e non delle competenze, oltre a critiche sessiste (non di merito ma su preconcetti) verso telecroniste, e allenatori che, contestati da una giornalista, rispondono chiamandola “signorina”, proseguendo con fare paternalistico. E si potrebbe continuare all’infinito, aumentando la gravità».

Il libro tratta anche la disparità di genere all’interno delle redazioni – siano esse televisive, giornalistiche, o radiofoniche. Nonostante alcuni passi avanti rispetto al passato, le giornaliste continuano a scontrarsi con scogli che caratterizzano pressoché ogni salotto, programma, o giornale: la mancanza di ruoli apicali (sono rarissimi i casi) e il paternalismo che le relega a spalla della controparte maschile. Quello che le giornaliste chiedono sono le “pari probabilità”, ovvero le stesse possibilità previste per gli uomini di fare carriera o arrivare a ricoprire determinate posizioni apicali.
Per onestà intellettuale nel libro viene anche riconosciuto che, molto spesso, il problema sono le donne stesse, invidiose le une delle altre, che non riescono a fare squadra:
«Per onestà intellettuale mi piace sempre sottolinearlo, perché lo riscontro spesso. Donne che per invidia si ostacolano, anziché collaborare. Ma non solo. Molte donne si adeguano al sistema che le fa sentire “corpi estranei” e all’ennesimo episodio discriminatorio accettano il ruolo della “vetrina” o, peggio ancora, mollano tutto. Bisognerebbe prendere esempio dagli uomini che sanno fare squadra».
Il libro contiene la prefazione di 𝐆𝐢𝐨𝐫𝐠𝐢𝐚 𝐑𝐨𝐬𝐬𝐢 (giornalista, conduttrice Dazn), l’introduzione di 𝐏𝐚𝐨𝐥𝐚 𝐅𝐞𝐫𝐫𝐚𝐫𝐢 (giornalista, conduttrice Rai) e la postfazione di 𝐅𝐞𝐝𝐞𝐫𝐢𝐜𝐚 𝐂𝐚𝐩𝐩𝐞𝐥𝐥𝐞𝐭𝐭𝐢 (giornalista, Presidente della Divisione di Calcio Femminile FIGC). Nel manoscritto sono presenti oltre 40 interviste a note giornaliste che raccontano la loro esperienza tra pregiudizi, discriminazioni e molestie.

Alcuni passaggi degni di nota del libro:
A molte giornaliste viene detto o fatto capire che, se sei donna e segui il calcio, lo fai perché sei innamorata dei calciatori
Nei salotti alle giornaliste vengono spesso chiesti giudizi sull’estetica di giocatori/arbitri/allenatori
Gli arbitri donna, vengono chiamate “signore” e non con il loro ruolo
Allenatori che, contestati da una giornalista, rispondono chiamandola “signorina”
A Gaia Brunelli (telecronista Sky) i primi anni, durante la prova microfono, dalla regia chiedevano di passare il telecronista uomo che avrebbe fatto la telecronaca
A Chiara Sani, che durante Forum faceva i servizi in esterna, chiedevano più volte e con insistenza chi avrebbe fatto poi il montaggio del servizio e non credevano che sarebbe stata lei stessa

Il libro verrà presentato alla Feltrinelli di Genova il 9 Gennaio alle ore 18 insieme alla moderatrice Stefania Secci, all'assessore alle Pari Opportunità del Comune di Genova Francesca Corso e alle due giornaliste genovesi di Telenord, Carlotta Nicoletti e Carolina Barneri.
Valentina Cristiani, giornalista pubblicista bolognese, genovese di adozione, classe 1981. Ha due amori martellanti che formano un’unica colonna sonora: le parole e lo sport. Scrivere è parte del suo DNA fin dalla tenera età. Ama fotografare con la penna le emozioni che colorano lo sport. Lavora per la Federvela, è Responsabile di un portale calcistico, scrive articoli di giornale per quotidiani, ha lavorato come redattrice, conduttrice e opinionista in TV e in Radio. Questa è la sua terza fatica letteraria, dopo “Calciatori? No, grazie!” e “Goal a 4 zampe”, presentati a La vita in diretta, La Domenica Sportiva, TG3, 7Gold, Sportitalia, Rai Radio1 e con interviste dedicate sui settimanali GENTE e VISTO.
Valentina Cristiani
Non chiamateci quote rosa
Pathos Edizioni

Formato 14 x 21 cm
Prezzo euro 16,00
Pubblicazione 8/12/2024
ISBN 9791255231684
Disponibile online e prenotabile in libreria
https://www.lafeltrinelli.it/non-chiamateci-quote-rosa-libro-valentina-cristiani/e/9791255231684