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La Vezzosa Mugnaia, il Brillante Stato Maggiore, il Sostituto Gran Cancelliere, nove squadre di aranceri a piedi e oltre cinquanta carri da getto vi aspettano a Ivrea per vivere l’emozione dello Storico Carnevale di Ivrea – otto secoli di storia.
È iniziato il countdown per l’edizione 2025 dello Storico Carnevale di Ivrea. I giorni clou della prossima edizione saranno la serata di sabato 1° marzo con la presentazione della Vezzosa Mugnaia dal balcone del Municipio in Piazza di Città alle ore 21 e i tre giorni successivi, domenica 2, lunedì 3 e martedì 4 marzo: giorni in cui il Corteo Storico e la Battaglia delle Arance animeranno e coinvolgeranno tutta la città di Ivrea in una manifestazione ricca di storia, tradizione, spettacolo, emozioni e grandi ideali. Altre date da segnare in calendario sono il 16 e il 23 febbraio, Penultima e Terzultima di Carnevale con un calendario fitto di eventi tra cui la parata dei Carri da Getto, un evento di richiamo internazionale per la bellezza dei Carri e dei cavalli in mostra.


A riempire di colori e profumi la città di Ivrea ogni anno da domenica a Martedì Grasso è la spettacolare Battaglia delle Arance, momento di grande coinvolgimento e forte emozione, rievocazione della ribellione popolare (gli aranceri a piedi) alla tirannia (gli aranceri sui carri).
Lo spirito dello Storico Carnevale di Ivrea, perfettamente tramandato dalla Canzone del Carnevale “Una volta anticamente”, vive nella rievocazione della sollevazione del popolo contro un “barone” che affamava la città. Nella leggenda fu il gesto eroico di Violetta, la figlia di un mugnaio, a liberare gli eporediesi dalla tirannia, ribellandosi allo ius primae noctis imposto dal barone.
La celebre Battaglia delle Arance vuole rievocare proprio questa immaginaria rivolta: il popolo è rappresentato da squadre di aranceri a piedi che combattono – sprovvisti di qualsiasi protezione – contro i soldati del tiranno posti su carri trainati da cavalli che indossano protezioni e maschere che ricordano le antiche armature.
Tirare le arance ha dunque una valenza simbolica ma è pura goliardia: una stretta di mano, dopo un “testa a testa”, sancisce la pace. La Battaglia è un concentrato di ardore e lealtà. Non è raro vedere avversari in battaglia darsi la mano in segno di rispetto, riconoscendo l’abilità e il coraggio altrui.


Il Carnevale oltre ad essere un grande gioco di ruolo è dunque anche una straordinaria lezione di educazione civica: migliaia di persone che scendono pacificamente in piazza a celebrare una festa di libertà, in un clima agonistico come quello della Battaglia delle Arance, nel rispetto di regole non scritte, sono un grande esempio di civiltà che la città può orgogliosamente vantare e deve “difendere”.
La Battaglia delle Arance costituisce indubbiamente l’elemento più spettacolare della manifestazione che ben evidenzia la lotta per la libertà, simbolo dello Storico Carnevale di Ivrea. Il getto delle arance rappresenta anche il momento in cui è più alta la partecipazione collettiva: tutti possono prenderne parte, iscrivendosi in una delle nove squadre a piedi oppure a un carro da getto.
A Ivrea durante la Battaglia le nove squadre di aranceri a piedi occupano ognuna una zona fissa: gli Asso di Picche, la prima nata nel 1947, tira in Piazza di Città, che condivide con la Morte (1954). In piazza Ottinetti troviamo gli Scacchi (1964) e gli Scorpioni d’Arduino (1966), mentre I Tuchini del Borghetto (1964) sono i soli a tirare sulla riva destra della Dora Baltea. In piazza del Rondolino combattono la Pantera Nera (1966), i Diavoli (1973) e i Mercenari (1974). Infine i Credendari (1985) che tirano in piazza Freguglia. Ogni squadra si caratterizza per la casacca e i calzoni con i propri colori.


I carri da getto sono divisi in pariglie (2 cavalli) e tiri a quattro (4 cavalli) e si alternano all’interno delle piazze per pochi minuti. Il loro numero varia di anno in anno, ormai superano la cinquantina.
Non solo l’ardore in battaglia e la correttezza nel tiro, ma anche la qualità degli allestimenti e i finimenti dei cavalli sono elementi che concorrono a definire le classifiche finali. Tra i protagonisti del Carnevale vi sono dunque anche i cavalli, da sempre oggetto di grande cura e rispetto in città: proprio a Ivrea, a luglio, ha luogo la Fiera di San Savino, la seconda rassegna equestre italiana.
Non solo Battaglia delle Arance. Lo Storico Carnevale di Ivrea è un evento unico in cui storia e leggenda si intrecciano per dar vita a una grande festa civica popolare dal forte valore simbolico. Il Corteo Storico del Carnevale di Ivrea è popolato da svariati personaggi di epoche differenti che diventano protagonisti in momenti diversi del Carnevale. Ogni epoca ha consegnato al Carnevale qualcosa in cui credeva o che lo rappresentava. Si è così costruito un complesso cerimoniale in cui è possibile distinguere tra il Carnevale vero e proprio (rituali, personaggi e cerimonie che vanno dal tardo medioevo al 1858) e quanto si è aggregato nel corso degli anni.


Vera protagonista è la Vezzosa Mugnaia, l’eroina che è stata elevata a simbolo della libertà conquistata dal popolo in rivolta contro il tiranno feudale.
Ad accompagnarla il Generale che non interpreta la figura di un personaggio ma è chiamato a esercitare compiti ben precisi dell’autorità che sovraintende l’ordine pubblico, assistito e coadiuvato dagli Ufficiali dello Stato Maggiore, tra i quali poi provvede a nominare gli Aiutanti di Campo e le Vivandiere.
A seguire, il Sostituto Gran Cancelliere, attento osservatore e reporter degli avvenimenti carnevaleschi, i giovanissimi Abbà e il Podestà, capo supremo del governo, responsabile dell’amministrazione e della giustizia.
In segno di partecipazione alla festa, tutti i cittadini e i visitatori a partire dal Giovedì Grasso, su ordinanza del Generale, scendono in strada indossando il Berretto Frigio, un cappello rosso a forma di calza che rappresenta l’adesione ideale alla rivolta e quindi l’aspirazione alla libertà.


Le fagiolate rionali, la Prise du Drapeau, le Alzate degli Abbà, le zappate degli Scarli e la distribuzione di polenta e merluzzo sono solo alcuni degli appuntamenti disseminati dal 6 gennaio, giorno di apertura ufficiale del Carnevale, fino alla sua chiusura: momenti di unione e condivisione non solo per i protagonisti della manifestazione, ma anche per tutti gli eporediesi e i turisti che vogliano avvicinarsi allo Storico Carnevale di Ivrea con tutti i suoi riti e le sue tradizioni.
Nel Carnevale di Ivrea sono presenti molti “riti” nati unicamente per creare comunità. Attraverso questi riti il Carnevale “storico” ritrova e vive la sua più intima e autentica essenza, quella di costruire e rafforzare i legami fra quanti vivono in uno stesso luogo. La distribuzione del cibo da consumarsi insieme, in modo festoso e collettivo, è sicuramente uno di questi ed è spesso un modo attraverso il quale soprattutto le fagiolate rionali portano il Carnevale a quanti, per i più svariati motivi, non riescono a vivere la festa “ufficiale”. Quindi, dentro e fuori l’ambito istituzionale, il filo conduttore è l’entusiasmo, una insopprimibile volontà di esserci, una passione carnevalesca che mai dorme.


Curiosità in pillole
Il logo del Carnevale viene chiamato “Pich e Pala”.
La Vezzosa Mugnaia e il Generale sono i personaggi principali del Carnevale; accompagnati dal Corteo Storico, devono rispettare un rigoroso Cerimoniale in ogni momento.
Sono circa 100.000 gli spettatori che lo Storico Carnevale di Ivrea attira ogni anno. 9.000 i quintali di arance utilizzate durante la Battaglia. 9 le squadre a piedi e oltre 50 i carri divisi tra pariglie e tiri a quattro.
Il Sindaco di Ivrea il Giovedì Grasso cede i suoi poteri e le chiavi della città al Generale.
L’identità della Vezzosa Mugnaia deve rimanere segreta fino alle 21 del Sabato Grasso, momento in cui viene proclamata dal Sostituto Gran Cancelliere dal balcone del Municipio.
Si può dire che a Carnevale il Berretto Frigio rappresenti un vero e proprio marchio di eporediesità. Lo si deve indossare a partire dalle 14.30 di Giovedì Grasso non soltanto per evitare, nei tre giorni della Battaglia delle Arance, di essere fatti oggetto di lancio – proprio come vogliono la tradizione e l’Ordinanza del Generale – ma anche e soprattutto come espressione di partecipazione attiva alla manifestazione.
I cavalli sono una componente importante del Carnevale. A Ivrea si svolge ogni anno la Fiera di San Savino, seconda in Italia solo a quella di Verona. Eporedia, nome originario della città, era una città romana all’imbocco della Via delle Gallie sede di una stazione di posta per il rifornimento e cambio dei cavalli. Degni di nota sono le bardature e i finimenti dei cavalli utilizzati durante il Carnevale.
Fagiolate rionali. I fagioli grassi sono certamente il piatto che meglio rappresenta la lunga tradizione gastronomica legata al Carnevale. La tradizione delle fagiolate benefiche risale al Medioevo, quando razioni di fagioli, bene prezioso nell’alimentazione dei popolani, erano distribuite dalle Confraternite eporediesi ai poveri.
L’evento gastronomico che chiude lo Storico Carnevale di Ivrea, in concomitanza con il primo giorno di Quaresima, è la Polenta e Merluzzo, organizzato dal Comitato della Croazia.
Oltre al toponimo, a Ivrea alcune piazze hanno almeno un altro nome. Piazza Ferruccio Nazionale è conosciuta anche come piazza Vittorio Emanuele II, ma è detta piazza di Città; piazza Gioberti è detta invece piazza Maretta.
Nel 1858 in occasione dell’introduzione della figura della Mugnaia nel Carnevale il professor Ferdinando Bosio scrive “La Canzone del Carnevale di Ivrea”, messa poi in musica dai Maestri Lorenzo Olivieri e Angelo Burbatti.
Il getto delle arance affonda le sue radici intorno alla metà del secolo diciannovesimo. Nel periodo compreso tra gli anni Trenta e Sessanta dell’Ottocento, nasce nel Carnevale di Ivrea un gioco cortese, quasi cavalleresco: un “getto di arance” che le giovani fanciulle borghesi di Ivrea presero l’abitudine di effettuare dai balconi delle loro abitazioni, negli ultimi giorni del Carnevale.
“Innocenti proiettili” per usare le parole delle cronache giornalistiche di metà Ottocento, “che dalle case piovevano sui passeggianti". Nell’arancia, frutto mediterraneo e solare, poteva compiutamente riflettersi il clima del Piemonte carloalbertino, segnato da un alone di romantica ricerca verso l’esotico e il fantastico. Fu solo nell’immediato secondo dopoguerra che si formarono ufficialmente le prime squadre a piedi di aranceri, e si allestirono i cosiddetti primi carri da getto e la battaglia assunse i connotati attuali seguendo regole ben precise.
La battaglia è un concentrato di ardore e lealtà. Non è raro vedere avversari in battaglia darsi la mano in segno di rispetto e di ritrovata amicizia, riconoscendo l’abilità e il coraggio altrui. Si basa su regole cavalleresche non scritte condivise da tutti i partecipanti, che garantiscono l’incolumità generale (a parte qualche inevitabile occhio nero), e mantengono il confronto sul livello di una vera e propria sfida “sportiva” nella quale alla fine chi è più bravo (e tira più arance con maggior intensità) vince.
Il gruppo dei Pifferi e Tamburi trae le sue origini dalle bande militari che accompagnavano anticamente gli eserciti. La data di costituzione risale al 1808, anche se la loro tradizione musicale è di fatto accertata fin dal XVI secolo.

