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Intervista con l’artista emiliano che da poco ha pubblicato il nuovo singolo “Fingi” che ha risposto alle nostre domande parlando di musica, del suo nuovo lavoro discografico e di progetti futuri tra canzoni, teatro e una visione sonora che continua a evolversi.

C’è chi la musica la vive come un mestiere, chi come una passione. Per Stefano Govoni è entrambe le cose, ma anche molto di più: un rifugio, una fede, una forma di verità.
Con il nuovo singolo “Fingi”, l’artista emiliano apre uno squarcio sincero sulla fatica quotidiana di indossare maschere in un mondo che ci vuole sempre performanti.
Una riflessione lucida, intima, che affonda le radici in un percorso musicale ricco e trasversale, tra cantautorato italiano, jazz e musical.
Abbiamo intervistato Stefano per scoprire da dove nasce la sua urgenza creativa, cosa rappresenta per lui la musica e quali sono i progetti che lo attendono, tra nuove canzoni, teatro e una visione sonora che continua a evolversi.
Ciao Stefano, benvenuto sulle pagine di Ottiche Parallele Magazine! Quando nasce il tuo amore per la musica?
Grazie dell’invito. L’amore per la musica, come tutti i gradi amori della vita, nasce per caso. A 8 anni i miei genitori mi regalarono una tastierina per bambini e da lì è stata una folgorazione… passavo interi pomeriggi “giocando” con le note… Poi è iniziata la fase dello studio per svariati anni ed eccoci qua… sempre in studio e sempre alla ricerca della canzone e del suono “perfetto”…

Cosa rappresenta per te la musica in generale e il tuo fare musica in particolare?
La musica in generale l’associo alla vita e a Dio (sono molto credente e credo che la musica rappresenti una delle voci di nostro Signore). Tutto ciò che ci circonda è suono, melodia, armonia e pertanto l’equazione è semplice: musica = vita. In particolare la musica è sempre stata per me una fonte di emozione, un lavoro, un valore aggiunto rispetto al resto del mondo… Insomma, la mia coperta di Linus ove rifugiarmi nei momenti complessi della mia esistenza ma anche in quelli radiosi…
Quali musicisti hanno ispirato il tuo stile e la tua musica?
Sicuramente tutti i cantautori italiani, dal grande Lucio a Baglioni, Venditti, Battisti ecc… Ma anche i mostri sacri del jazz che ascoltavo da ragazzino per “differenziarmi” dai miei coetanei (Oscar Peterson, Harbie Hancock, Dizzy Gillespie…) ed i grandi maestri di orchesta degli anni 50/60 (Perez Prado, Duke Ellington, Count Basie ed altri ancora…) Diciamo che ho sempre cercato di andare un po’ contro la corrente che andava per la maggiore…

Da poco è uscito il tuo nuovo singolo. Di cosa parla il brano e cosa vuole trasmettere?
“Fingi” è un’analisi introspettiva che mette a nudo l’esigenza di dover FINGERE quotidianamente nei contesti sociali, lavorativi ed economici nei quali viviamo. Dobbiamo sempre dimostrare che siamo al massimo e che va tutto bene, anche quando non ne abbiamo voglia o quando viviamo situazioni o peggio “amori tossici”. È una denuncia in musica di uno stile di vita che il mondo social ha amplificato…
A questo singolo ne seguiranno altri o stai lavorando ad un album?
Assolutamente sì… seguiranno singoli ed un album che avrà, anche nel titolo, il sapore del jazz… Lo sto facendo insieme a grandi musicisti di fama mondiale nel mondo latin-jazz quali Carlo “Carlucho” Pisano (batteria), Dany Noel (basso) e tanti altri…

Quali saranno i tuoi prossimi progetti?
Ne ho tanti nella testa… Spero di riuscire a portarli avanti tutti… Sicuramente continuare a scrivere e proporre, a chi vorrà la mia musica. Continuare, con il grande amico Tony Labriola a scrivere musical (ne abbiamo già scritti e prodotti svariati che girano da ormai 15 anni nei principali teatri italiani). Poi organizzare un tour nei teatri di provincia ove portare il mio spettacolo dal titolo “I numeri zero… Storie di grandi insuccessi…”
Ringraziamo Stefano Govoni per la disponibilità e Valentina Seneci di Red&Blue Music Relations per la preziosa collaborazione.
