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Oggi pubblichiamo un interessante articolo della nostra redattrice per la rubrica Korean Wave nel quale andremo a scoprire come il K-pop ha reso i pupazzi Labubu icone globali: dagli idol ai video virali, fino alle file a Milano per accaparrarselo.

Lisa – BLACKPINK

Il Labubu è un pupazzo da collezione nato nel 2015 dalla mente dell’artista hongkonghese Kasing Lung, ispirato alla mitologia nordica. Fa parte della serie “The Monsters e si distingue per un design definito “weird-cute”: ha grandi orecchie, un sorriso inquietante e uno sguardo ambiguo che lo rende affascinante per tutte le età. Nel 2019, la società cinese Pop Mart ne ha acquisito i diritti, distribuendolo soprattutto in blind box: scatole chiuse che rendono ogni acquisto una sorpresa.
Ma quando è esploso davvero il fenomeno? Tutto è cambiato nel 2024, quando Lisa delle BLACKPINK, una delle star K-pop più influenti al mondo, ha pubblicato una foto su Instagram con un Labubu. Da quel momento, è stato amore a prima vista per milioni di fan.
Il pupazzo è poi apparso anche accanto ad altri idol amatissimi come la collega Rosé o più recentemente sul profilo instagram di V dei BTS durante la Paris Fashion Week. Così come nelle foto dei backstage, dei soundcheck, nei contenuti su Weverse e TikTok, di TXT, Stray Kids, ENHYPEN… diventando rapidamente parte integrante dell’immaginario visivo del K-pop.
Un oggetto apparentemente innocuo, ma potente, in grado di raccontare emozioni e personalità.

E se il K-pop ha innescato la miccia, è proprio TikTok ad aver alimentato il fuoco. Tantissimi creator e influencer hanno mostrato i propri Labubu in video unboxing, e di personalizzazione attraverso vestitini a tema, realizzati sia dai fan del K-pop che da piccoli artigiani online. Laddove prima il pupazzo veniva venduto solo “nudo”, oggi è infatti comune trovarlo vestito con outfit diversi.
Dalle tutine, felpe con logo di squadre, completi da cowboy, persino abiti ispirati alla moda streetwear o haute couture, contribuendo in modo decisivo alla viralità globale del brand.

A giugno del 2025, i SEVENTEEN hanno portato questo trend a nuovi livelli, collaborando con Pop Mart e la casa d’aste Joopiter di Pharrell Williams per una collezione esclusiva di Labubu personalizzati ispirati ai membri del gruppo. I pupazzi dell’asta sacai x Seventeen x Joopiter sono stati battuti raggiungendo quotazioni da record. Superando anche i 30mila dollari al pezzo e concludendosi con un “white glove sale” (tutto venduto).

Sacai x Seventeen x Joopiter

Per l’occasione sacai ha presentato quattordici Labubu: tredici figure indossano tutine beige con accessori personalizzati per ogni membro del gruppo dei Seventeen, e uno in una colorazione segreta ispirata ad un capo sacai preferito da Pharrell Williams.
Tutto l’incasso sarà devoluto all’Unesco di cui il gruppo Seventeen è ambasciatore.
Oltre agli idol del K‑pop, molte altre star internazionali hanno contribuito a questo successo. Tra queste, Rihanna, Dua Lipa o Kim Kardashian, per citarne alcune, sono state avvistate con i pupazzetti, sia come portachiavi da borsa sia in contesti fashion.
In pochi mesi, il Labubu è così diventato non solo un oggetto da collezione, ma un vero simbolo culturale riconosciuto a livello internazionale.
Anche in Italia, il toy asiatico è diventato una piccola rivoluzione. Con l’apertura del primo store Pop Mart a Milano, centinaia di fan di tutte le età e da ogni parte d’Italia, si sono messi in fila per ore pur di accaparrarsi un esemplare.
L’hype generato soprattutto intorno alle blind box e ai prodotti limited edition si sovrappone ai comportamenti già consolidati tra attesa rituale, condivisione sui social e caccia al pezzo raro.

Felix – Stray Kids

Molti fan hanno raccontato su TikTok quanto quel momento in fila, condiviso con altri appassionati, sia stato parte dell’esperienza. I video di acquisto e scambio delle blind box sono diventati virali, creando community, contenuti e storie personali.
Non sono però mancate le critiche.
Come avviene spesso con le tendenze della cultura pop asiatica, anche il successo di Labubu in Italia ha generato un mix di entusiasmo e perplessità.
Molti utenti sui social hanno definito “ridicolo” il fatto di fare ore di fila per acquistare un pupazzo, anche se da collezione. Alcuni hanno ironizzato sul fenomeno, liquidandolo come una semplice moda del momento, o a un “capriccio alimentato dagli influencer”.
Tuttavia, lo stesso tipo di comportamento è stato osservato anche durante eventi consolidati come il Fuorisalone, dove centinaia di persone hanno fatto ore di coda solo per ottenere gadget promozionali (“gift”) dei brand, con il solo intento di rivenderli su piattaforme come Vinted a prezzi più che triplicati. Ricordate lo sgabello di Etro?

Labubu

Dal punto di vista psicologico, Labubu può essere considerato un “oggetto ponte” tra il mondo reale e quello digitale. È qualcosa che si può toccare, ma che vive anche nei feed dei social. Le blind box aggiungono sorpresa e adrenalina, stimolando dopamina e desiderio. E ogni volta che un idol ne pubblica uno, si genera un nuovo picco di desiderio e appartenenza.
Labubu è quindi molto più di un pupazzo. È moda, fandom, soft power, connessione affettiva, simbolo culturale. È il risultato perfetto della sinergia tra K-pop, arte e social media. E per chi in Italia ha fatto ore di coda per averlo, non si tratta solo di possedere un oggetto raro, ma di partecipare a qualcosa di più grande.
Attenzione però ai falsi: la crescente popolarità del brand ha portato alla comparsa di copie contraffatte, spesso vendute online. Per garantire l’autenticità del prodotto, è consigliabile acquistare solo da rivenditori ufficiali o tramite i canali Pop Mart.

Questo articolo fa parte della rubrica: KOREAN WAVE – Approfondimenti su K-pop, K-drama e psicologia.
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