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Da oggi, 11 settembre 2025, fino all’11 gennaio 2026 un’inedita mostra nello Spazio ARCA (Ex Chiesa di San Marco). La mostra rappresenta anche un’occasione unica per vedere da vicino il dialogo tra grandi Maestri e una giovane voce del contemporaneo. Esposti, infatti, anche lavori inediti dell’artista Norberto Spina, tra cui una preziosa opera prestata dalla Royal Academy di Londra e opere site specific. Promossa dal Comune di Vercelli e organizzata da Arthemisia in collaborazione con la Fondazione Giuseppe Iannaccone, e curata da Daniele Fenaroli, la mostra è il primo appuntamento di un progetto pluriennale.
A partire da oggi, 11 settembre, e fino all’11 gennaio 2026, nell’Ex Chiesa di San Marco – Spazio ARCA a Vercelli, apre al pubblico “Guttuso, De Pisis, Fontana… L’Espressionismo Italiano”, una mostra che riporta al centro dell’attenzione un movimento potente, viscerale, che ha saputo dare voce al turbamento e alla passione del Novecento italiano.
Per la prima volta, un nucleo significativo di opere realizzate tra il 1920 e il 1945 e appartenenti alla sezione storica della Collezione Giuseppe Iannaccone – alcune delle quali mai esposte prima al pubblico – verranno riunite per raccontare un periodo straordinario della storia dell’arte italiana.






L’Espressionismo Italiano, attraverso i suoi esponenti quali Renato Birolli, Renato Guttuso, Lucio Fontana, Fausto Pirandello, Aligi Sassu, Emilio Vedova e molti altri, ha saputo affermare con forza una visione indipendente, sottraendosi alle imposizioni culturali dominanti scegliendo, attraverso una ricerca personale spesso coraggiosa e controcorrente, di raccontare la fragilità, la solitudine e la tensione esistenziale dell’uomo, anziché aderire ai modelli celebrativi imposti.
Questi artisti hanno costruito una contro-narrazione silenziosa ma potente, fatta di corpi sbilanciati, nature morte inquietanti, città sognanti, figure ai margini e una disarmante quotidianità, lontana dalla retorica imperante.






Tra le opere esposte, ne spiccano alcune realizzate da artisti riconosciuti come i principali esponenti dell’Espressionismo italiano: Nudo in piedi (1939) di Lucio Fontana, Composizione (Siesta Rustica) (1924-1926) di Fausto Pirandello, Il Caffeuccio Veneziano (1942) di Emilio Vedova, I poeti (1935) di Renato Birolli, Lo schermidore (1934) di Angelo Del Bon, Ritratto di Antonino Santangelo (1942) e Ritratto di Mimise (1938) di Renato Guttuso.
Le opere provengono prevalentemente dalla Collezione Iannaccone, una delle più rilevanti collezioni private italiane, raccolte con passione da oltre 30 anni dall’Avvocato Giuseppe Iannaccone, grandissimo amante dell’arte e forte promotore della creatività di artisti, del panorama italiano e internazionale, di ieri e di oggi. Una collezione “romantica”, che ha seguito e inseguito quell’arte che – dopo la grande stagione delle avanguardie – non ha coltivato gli ideali classici ma ideali diversi, incentrati sull’intensità del colore; sulla fantasia, la visionarietà e la soggettività dell’io, sull’espressione dei sentimenti e delle emozioni.






Con il patrocinio della Regione Piemonte, promossa dal Comune di Vercelli, prodotta e organizzata da Arthemisia in collaborazione con la Fondazione Giuseppe Iannaccone e curata da Daniele Fenaroli, la mostra è il primo appuntamento di un progetto espositivo pluriennale grazie al sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Vercelli, della Provincia di Vercelli, di ASM e della Fondazione CRT.
La mostra vede come sponsor tecnico Open Care – Servizi per l’arte.
PRIMO CAPITOLO DEL PROGETTO PLURIENNALE
Il progetto, pensato anche per creare un dialogo tra diverse discipline, ha come obiettivo di rivelare come la creatività e l’arte possano arricchirsi attraverso l’interazione tra linguaggi differenti, creando una sinergia tra la storia del luogo, l’arte contemporanea e altre forme di espressione culturale.
In questo contesto, ogni anno si metterà in luce un artista contemporaneo attraverso la relazione con le opere esposte nelle mostre.
Quest’anno l’attenzione sarà rivolta al giovane e talentuoso artista Norberto Spina.
Classe 1995, Spina si forma tra Milano e Londra e la sua poetica si fonda sulla sovrapposizione di memoria personale e collettiva; un lavoro alimentato dalla ricerca di immagini d’archivio, fotografie storiche, momenti di vita quotidiana e iconografie della tradizione popolare italiana che, rielaborati e sovrapposti, si manifestano come frammenti di ricordi.
Saranno esposti alcuni suoi lavori, oltre ad un prestito proveniente dalla Royal Academy di Londra e altre opere inedite e site specific che lo stesso ha realizzato appositamente per questa occasione.
La rilettura storica che ispira le opere di Norberto Spina suggerisce una possibile linea di continuità nel modo in cui l’arte può divenire una fedele, seppur personale, visione della realtà. Se negli anni Trenta gli artisti selezionati si sono sottratti alla monumentalità celebrativa del potere, Spina, da artista contemporaneo, si muove a lato della memoria collettiva, rielaborando figure, gesti, e atmosfere che sembrano emerse da un archivio dimenticato, che risuonano, oggi più che mai, come una potente cassa di risonanza. Le sue opere non illustrano la storia, la attraversano.
Prendere in mano un’immagine del passato e farla rivivere – o semplicemente rievocarla – non è un’operazione neutra, non è sinonimo di nostalgia ma significa, al contrario, tornare consapevolmente a quei momenti che hanno inciso a fondo il nostro immaginario collettivo.
Tra i linguaggi pittorici che si confrontano con la storia come materia viva, si inserisce anche il dialogo tra La battaglia dei tre cavalieri di Aligi Sassu (1941) e l’opera Presente di Norberto Spina (2024), che rielabora un particolare del Sacrario di Redipuglia voluto da Mussolini nel 1938.
Se Sassu, nel pieno del secondo conflitto mondiale e da poco uscito dal carcere, sceglie di evocare il mito per denunciare l’inutilità della guerra attraverso una pittura epica e tragica in cui non traspare, nonostante le pallide vittime, nemmeno un goccio di sangue, Spina, in modo più asciutto e concettuale, isola la parola incisa su pietra per metterla a confronto con il nostro sguardo. L’uno utilizza il corpo dei cavalieri per rappresentare l’assurdità della battaglia e lo smarrimento dell’individuo, la consapevolezza che a morire in quella guerra era lo spirito umano e non i soli corpi; l’altro, con un linguaggio completamente diverso, si concentra sulla monumentalità del potere, che a distanza di decenni continua a porci interrogativi.
Guardare oggi le opere in mostra, accanto a quelle di Norberto Spina, significa non soltanto recuperare una pagina fondamentale della storia dell’arte italiana, ma anche riconoscere quanto quella stagione parli ancora al nostro presente. Non come immagine passata, ma come un linguaggio vivo, capace di dirci ancora molto, e forse più che mai, su libertà, responsabilità e visione.
LA MOSTRA
Cosa accade quando le immagini del passato si confrontano con lo sguardo del presente? Quando l’arte non si limita a raccontare “com’era”, ma interroga il nostro “come siamo”? Questa mostra nasce da un incontro: quello tra il nucleo storico delle opere della Collezione Giuseppe Iannaccone, che custodisce capolavori dell’Espressionismo italiano realizzate tra il 1920 e il 1945, e la ricerca contemporanea di Norberto Spina, artista classe 1995. Un dialogo non illustrativo, ma profondamente critico e viscerale, che mette in moto le possibilità più vitali dell’arte: riattivare la memoria, rivelare ciò che è stato rimosso, restituire umanità a ciò che la storia ufficiale ha talvolta semplificato o dimenticato.
Le opere qui raccolte non cercano né la celebrazione né il compiacimento. Sono immagini che raccontano fratture, inquietudini, solitudini, dolori: realtà profondamente umane che, allora come oggi, resistono alle semplificazioni ideologiche. Gli artisti dell’Espressionismo italiano, pur appartenendo a scuole diverse e percorsi individuali eterogenei, hanno saputo dar voce a una sensibilità antiretorica, capace di opporsi, con mezzi propri, spesso silenziosi ma incisivi, all'estetica dominante del regime.
Birolli, Guttuso, Fontana, Pirandello, Sassu e molti altri protagonisti di questa stagione artistica hanno scelto l’empatia alla monumentalità, la deformazione all’ordine, l’indagine del sé e dell’altro all’adesione al potere. E proprio in questa tensione si innesta, oggi, la pittura di Norberto Spina: un lavoro che non copia, non cita, ma interpreta. Le sue immagini evocano archivi smarriti, memorie spezzate, identità fratturate. Rielabora l’eredità visiva degli anni Trenta restituendole complessità, distanza, e soprattutto nuove domande.
Lungo un percorso espositivo che si sviluppa per nuclei tematici, il colore come forma di resistenza, il ritratto come ricerca dell’identità, il presente come soglia inquieta della memoria, il visitatore è invitato a mettere in discussione ogni idea pacificata di storia e di rappresentazione. Perché non è solo questione di ciò che vediamo, ma di come lo guardiamo. E da dove.
In un tempo che tende a semplificare, questa mostra difende l’ambiguità. In un presente che spesso dimentica, riattiva la memoria. In un contesto che premia la superficie, propone profondità.
Non si tratta dunque di un’esposizione “sulla storia”, ma di una mostra “dentro la storia”: dentro le sue ferite, le sue tensioni, i suoi fantasmi. E soprattutto dentro le sue possibilità di trasformazione. Perché, come ci suggeriscono le opere esposte, la pittura, oggi come ieri, può ancora essere uno strumento critico, un atto etico, una forma di resistenza.
Prima sezione – Il colore come resistenza
Questa sala ci conduce nel cuore pulsante dell’Espressionismo italiano degli anni Trenta, là dove il colore non è ornamento, ma verità emotiva. Gli artisti qui presenti non dipingono il reale: lo interrogano, lo deformano, lo reinventano. Le opere di Renato Birolli, raccontano un’umanità trasfigurata dallo sguardo poetico e deformante dell’artista. Non c’è narrazione ufficiale, ma un’esplorazione interiore del quotidiano, un realismo emozionale che disarma. Accanto a lui, le visioni di Pirandello, Broggini, Ziveri, Valenti e Badodi restituiscono un’Italia marginale e inquieta, fatta di corpi imperfetti, nature morte eloquenti, ironia tragica e colore saturo. La loro è una pittura di tensione, di strappo, spesso solitaria, che rifiuta ogni ordine imposto per restituire il caos fertile dell’esperienza umana. In un’epoca in cui il regime cercava forme rassicuranti e celebrative, questi autori scelgono l’incertezza, la fragilità, la bellezza tragica dell’incompiuto, guardano oltralpe, a Matisse, a Van Gogh, a Manet. Il gesto pittorico diventa atto politico non perché esplicito, ma perché radicalmente sincero. Qui, ogni corpo rappresentato è anche un corpo che resiste; ogni deformazione è una frattura aperta nel racconto dominante, ogni paesaggio un luogo mentale. Non vi è nostalgia, ma urgenza.
Seconda sezione – Al di là del ritratto
Nel volto, gli artisti di questa sala cercano ciò che sfugge: l’identità non come forma data, ma come luogo di crisi, di costruzione, di perdita. Non c’è idealizzazione, non c’è narrazione eroica: solo l’individuo, con le sue ambiguità, le sue ferite, la sua irriducibile complessità. Guttuso, Fontana, De Rocchi, Del Bon, Menzio e Raphaël indagano identità fragili, intime, mai celebrate. Il ritratto e l’autoritratto si fanno allora dispositivi critici, capaci di restituire alla storia le zone d’ombra, gli scarti, i silenzi. Il confronto con le opere di Norberto Spina radicalizza questa tensione: i suoi volti non raccontano, ma destabilizzano. Ci obbligano a considerare la distanza tra chi è stato rappresentato e chi ha potuto raccontare. Non è una sala che celebra: è una sala che interroga, dove la pittura è memoria attiva, genealogia inquieta, domanda sul potere e sulla sua rappresentazione.
Terza sezione – Presente inquieto
La mostra raggiunge qui la sua soglia più densa. Il presente non è più solo tempo cronologico, ma materia storica da attraversare. Il dialogo fra la monumentalità ambigua del Sacrario di Redipuglia e le visioni interiori degli artisti esposti ci parla della memoria come costruzione, come tensione non risolta. Qui, la pittura non documenta: smaschera. Non consola: inquieta. Le architetture, i corpi, le scene appaiono come frammenti di un racconto collettivo che ancora ci riguarda. La Battaglia dei tre cavalieri di Sassu decostruisce la retorica e ci riconsegna il vuoto del potere. Le allegorie teatrali di Badodi, i silenzi materici di Vedova e Mafai, il simbolismo di Valenti e Menzio, l’architettura evocativa di Birolli e il cavallo che guarda al suo Golgota di Scipione restituiscono un tempo non pacificato, saturo di domande. Tutto ciò che è stato messo in scena – il mito, l’eroe, l’ordine – si incrina, si svuota, lascia spazio al dubbio, alla costruzione artificiosa. Questa sala è il luogo della stratificazione, del non detto, della persistenza. È l’arte che, senza alzare la voce, definisce la memoria come pratica viva, e l’arte una soglia per comprendere il presente, attraverso il passato.
NORBERTO SPINA - Nato a Milano nel 1995, si laurea all’Accademia di Brera nel 2017 e conclude i suoi studi nel 2024 con un Master in Pittura alla Royal Academy di Londra. L’artista ha presentato il suo lavoro attraverso una personale dal titolo Presente, alla Cooke Latham Gallery di Londra, nel 2024. Altre esposizioni rilevanti sono avvenute attraverso diverse collettive nella stessa Royal Academy, Cassina Project di Milano, e presso la The Split Gallery e Guts Gallery di Londra. Inoltre, l’artista è tra i vincitori del Premio “San Fedele” di Milano e del Premio “Nocivelli” di Brescia. La poetica di Norberto Spina, che indaga attraverso il suo lavoro artistico, si concentra sulle complesse dinamiche della memoria e l'eco degli eventi passati che continuano a riverberare nel presente e nel futuro. Il suo lavoro si nutre delle immagini collettive, che si sovrappongono e si fondono con la sua memoria personale, generando una molteplicità di interpretazioni e significati che espandono la sua visione del mondo. Questo tentativo di connettere eventi, realtà, percezioni e ricordi è inevitabilmente ambiguo e incerto, come raccontano le superfici pittoriche dell’artista, pulsanti di stratificazioni intrecciate, suggerendo molteplici possibilità e narrazioni.
SPAZIO ARCA - Arca Arte Vercelli è uno spazio nato da un intervento di riqualificazione, promosso nel 2007 dall’amministrazione comunale di Vercelli, che ha realizzato una struttura espositiva all'interno della navata centrale della ex Chiesa di San Marco di Vercelli. Da quel momento Arca ha dedicato il suo impegno alla realizzazione di mostre, esposizioni ed eventi, creando un dialogo continuo tra storia e modernità, tra le più importanti si ricordano le esposizioni in collaborazione con la fondazione Guggenheim, “Il Rinascimento di Gaudenzio Ferrari” e la mostra dedicata alla Magna Charta e agli 800 anni dell’Abbazia di Sant’Andrea. Il luogo è diventato ormai uno dei simboli della città di Vercelli, nonché punto di riferimento culturale per la cittadinanza e attrattore di un turismo culturale e legato all’arte. Per questo, Arca Arte Vercelli, si configura come il contesto ideale per la realizzazione di eventi che promuovono un dialogo significativo tra gli artisti e le tematiche urgenti dell’arte contemporanea che, grazie alla particolarità della sua struttura, permette un’interazione tra passato e presente, dove lo spazio, non solo accoglie le opere, ma diventa un luogo di confronto e riflessione, dove linguaggi e prospettive si intrecciano, generando nuove letture e interpretazioni del mondo.
FONDAZIONE GIUSEPPE IANNACCONE - La Fondazione Giuseppe Iannaccone ETS si è costituita nel novembre 2023 su iniziativa dell’Avvocato e appassionato collezionista d’arte Giuseppe Iannaccone, per promuovere attività senza scopo di lucro, con finalità civiche, di solidarietà e di utilità sociale. La Fondazione è un’evoluzione e un soggetto che eredita il lavoro promosso in trent’anni dalla Collezione Giuseppe Iannaccone: attività dedicate all’arte, al sostegno e alla promozione della creatività di giovani artisti, soprattutto del panorama italiano. La Fondazione ha l’obiettivo di continuare su questa linea di azione, attraverso la messa in pratica di una serie di progetti che abbiano una ricaduta sociale attraverso lo sviluppo e la promozione della creatività.
Titolo GUTTUSO, DE PISIS, FONTANA… L’ESPRESSIONISMO ITALIANO Sede - Chiesa di S. Marco – Spazio ARCA Piazza San Marco, 1 - 13100 Vercelli Date al pubblico - 11 settembre 2025 – 11 gennaio 2026 Con il patrocinio di Regione Piemonte Mostra promossa da Comune di Vercelli Prodotta e organizzata da Arthemisia In collaborazione con Fondazione Giuseppe Iannaccone Col supporto di Fondazione Cassa di Risparmio di Vercelli Provincia di Vercelli e ASM Vercelli Fondazione CRT Sponsor tecnico Open Care – Servizi per l’Arte Mostra a cura di Daniele Fenaroli Progetto di allestimento - BC Progetti di Alessandro Baldoni, Giuseppe Catania e Francesca Romana Mazzoni Allestimento Eventi 3 Srl Progetto grafico in mostra e immagine coordinata Angela Scatigna Sala immersiva Art Media Studio, Firenze Apparati tecnici Fb Work Realizzazione grafica in mostra Materia Progetto didattico e visite guidate Arthemisia AdMaiora Catalogo Silvana Editoriale Biglietteria GRT Roma Orario di apertura Dal mercoledì alla domenica Dalle ore 10.00 fino alle ore 19.30 (la biglietteria chiude un'ora prima) Aperture straordinarie Sabato 1° novembre 10.00 – 19.30 Lunedì 8 dicembre 10.00 – 19.30 Mercoledì 24 dicembre 10.00 – 16.00 Giovedì 25 dicembre chiuso Venerdì 26 dicembre 15.00 – 19.30 Mercoledì 31 dicembre 10.00 – 16.00 Giovedì 1° gennaio 15.00 – 19.30 Martedì 6 gennaio 10.00 – 19.30 (la biglietteria chiude un'ora prima) Biglietti La prenotazione, tramite il preacquisto del biglietto, è fortemente consigliata. È possibile acquistare i biglietti di ingresso anche in sede: in questo caso l’ingresso alla mostra potrebbe comportare delle attese per rispettare le capienze di sicurezza delle sale Intero € 12,00 Ridotto € 10,00 65 anni compiuti (con documento); appartenenti alle forze dell’ordine; giornalisti con regolare tessera dell’Ordine Nazionale (professionisti, praticanti, pubblicisti); possessori Card Arthemisia; possessori biglietto delle mostre in corso di Arthemisia; un accompagnatore per disabile che presenti necessità ; possessori tessera Fai (biglietto acquistabile solo in cassa previa presentazione della card); dipendenti Comune di Vercelli (biglietto acquistabile solo in cassa previa presentazione badge nominale); dipendenti Fondazione Cassa di Risparmio di Vercelli (biglietto acquistabile solo in cassa previa presentazione badge nominale); dipendenti della Provincia di Vercelli (biglietto acquistabile solo in cassa previa presentazione badge nominale); dipendenti gruppo Iren (Iren, Atena Trading e ASM Vercelli, (biglietto acquistabile solo in cassa previa presentazione badge nominale) ; Possessori biglietto “Museo Borgogna - Vercelli”, biglietto acquistabile solo in cassa previa presentazione del biglietto del Museo, la promozione non è valida per i possessori di biglietto omaggio ( possessori Abbonamento Musei Piemonte o formula Extra, possessori Torino + Piemonte Card, possessori voucher CRAsti, guide turistiche nell’esercizio della professione e bambini in età non scolare ). Ridotto convenzione € 5,00 Giovani età massima 25 anni (presentando relativa certificazione o documento d’identità); disabili con invalidità inferiore al 100% (presentando relativa certificazione) Biglietto Open € 14,00 Consente lʼingresso alla mostra senza necessità di bloccare la data e la fascia oraria. Il biglietto Open consente l’ingresso in un giorno a propria scelta all’orario desiderato, dal giorno successivo a quello di acquisto fino al termine della mostra. Non occorrerà comunicare preventivamente il giorno e l'orario di visita Ridotto Gruppi € 10,00 Prenotazione obbligatoria, min 10 max 25 pax. Per garantire una regolare programmazione delle visite, la prenotazione con prepagamento è obbligatoria per gruppi e scuole, sia quando è richiesta una visita guidata interna sia quando si è condotti da accompagnatori esterni Omaggio scuole Ingresso gratuito per gruppi scuola d’infanzia, primaria, secondaria di primo e secondo grado. Prenotazione obbligatoria, max 25 pax Per garantire una regolare programmazione delle visite, la prenotazione con prepagamento è obbligatoria per gruppi e scuole, sia quando è richiesta una visita guidata interna sia quando si è condotti da accompagnatori esterni Omaggio Bambini fino a 6 anni non compiuti; accompagnatore o guida di gruppo prenotato (1 ogni gruppo); insegnanti in visita con gruppo scuola (2 ogni gruppo); soci ICOM (la tessera non dà diritto al saltafila, il biglietto verrà ritirato in cassa al momento della presentazione della tessera); possessori di coupon di invito; possessori di Vip Card Arthemisia; giornalisti con regolare tessera dell’Ordine Nazionale (professionisti, praticanti, pubblicisti) in servizio previa richiesta di accredito da parte della Redazione all’indirizzo press@arthemisia.it; disabili con invalidità al 100%. Ridotto convenzione Abbonamento Musei Piemonte Intero € 11,00 Young (dai 15 ai 26 anni) € 4,00 Junior (dai 6 ai 14 anni) € 4,00 Senior (dai 65 anni) € 9,00 Biglietti acquistabili solo in biglietteria il giorno stesso previa presentazione della tessera e attestazione della sua validità Diritti di prenotazione e prevendita Singoli € 1,50 per persona Gruppi e scuole 25,00€ Più eventuali diritti d’agenzia Visite guidate per gruppi adulti e gruppi scuola Tariffe biglietto escluso, prenotazione obbligatoria Gruppi adulti € 110,00 (in lingua straniera € 130,00) Gruppi scuola € 80,00 (in lingua straniera € 100,00) Visita guidate per visitatori singoli su aggregazione Calendario e preacquisto sul sito www.ticket.it, nella sezione “Tour e visite guidate” Bonus docenti e Carte Cultura Acquisto biglietti mostre con bonus docenti e carte cultura esclusivamente sul sito www.ticket.it Informazioni e prenotazioni T. +39 01611828171 info@arthemisia.it Scuole e gruppiT. +39 01611828171 didattica@arthemisia.it Sito www.arthemisia.it Social e Hashtag ufficiale @arthemisiaarte #EspressionismoItalianoVercelli
