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Fino al 31 gennaio 2026 la mostra a cura di Martina Corgnati che offreal pubblico una visione approfondita e non convenzionale dell’opera di Dorfles, artista e intellettuale capace di attraversare epoche, movimenti e discipline senza mai rinunciare a un’autonomia di pensiero lucida e ironica, perfettamente riconoscibile.

Straordinario successo per la mostra dedicata a Gillo Dorfles, a cura di Martina Corgnati, in corso alla Paula Seegy Gallery fino al 31 gennaio 2026. L’esposizione, dal titolo “Gillo Dorfles. Ibridi e personaggi”, presenta oltre sessanta anni di ricerca attraverso una ricca selezione di opere su carta, su tela, oltre a sculture, piatti e ciotole inceramica, realizzate nell’arco di tempo che va dal 1946 al 2013.
Il fine è offrire al pubblico una visione approfondita e non convenzionale dell’opera di Dorfles, artista e intellettuale capace di attraversare epoche, movimenti e discipline senza mai rinunciare a un’autonomia di pensiero lucida e ironica, perfettamente riconoscibile.

© Fabio Viganò

La mostra ricostruisce il suo mondo iconografico come un insieme di figure ibride, segni fluttuanti, arabeschi cromatici e personaggimetamorfici che popolano tele, carte e ceramiche. Come sottolinea Martina Corgnati, immergersi nel suo lavoro è “come offrire ai propri occhi un balsamo salutare”, entrare in un mondo in cui sopravvivono la leggerezza, l’intelligenza e il gusto. Alla base della sua ricerca artistica vi è una metodica “lateralità”, una posizione eccentrica rispetto ai linguaggi dominanti, ai movimenti più celebrati e alle norme accademiche. Questo acume permette a Dorfles di anticipare tendenze, riconoscere fenomeni nascosti, cogliere nessi tra ambiti diversi come arte, design, moda e comunicazione. La sua attività creativa, critica, teorica e giornalistica è sempre stata alimentata dallo stesso sguardo, dalla stessa intelligenza elastica.
L’esposizione ripercorre le diverse stagioni della sua vita, dagli esordi triestini fino all’intensa produzione degli ultimi decenni.
Nella Trieste cosmopolita di Svevo, Saba, Weiss, Nathan, Leonor Fini e Leo Castelli, Dorfles muove i primi passi nella pittura, dando vita a immagini dense di simboli e tensioni psicologiche, che già prefigurano il suo futuro immaginario.
Un nuovo impulso arriva alla fine degli anni Quaranta con la fondazione dell’importante MAC – Movimento Arte Concreta con Munari, Soldati e Monnet: un laboratorio fertile in cui l’artista affina una cifra del tutto personale. Negli anni della maturità emergono pienamente gli “ibridi” e i “personaggi” che caratterizzano il suo universo visivo, figure oscillanti tra astrazione e caricatura, animate da una tavolozza vibrante che spazia dal verde acqua al rosa confetto, dal fucsia agli azzurri più infantili.

Una grande scultura in vetroresina e diversi lavori esposti in mostra restituiscono la varietà di questa fase, come Un occhio, una mano (1989), Trafitto (1992), Due schieramenti (2001), persino unritratto creativo di Sigmund Freud (2005), tutte opere nate dalla libertà del gesto e da una ricerca formale lucidissima, sempre sospesa tra gioco, riflessione e intuizione poetica.
Spicca la raffigurazione di Vitriol, personaggio esoterico inventato da Dorfles e divenuto frequente nei suoi taccuini a partire dal 2010. Legato all’acronimo alchemico Visita Interiora Terrae Rectificando Invenies Occultum Lapidem, Vitriol incarna l’idea di una discesa interiore, di un viaggio nelle zone oscure della psiche.
La poetica dorflesiana procede per sintesi spontanee, per slittamenti intuitivi: la mano, diceva l’artista, sa tracciare “schemi formali ricorrenti, progenitori di ogni espressione grafica, conscia o inconscia”. Da un’opera all’altra si snoda così un filo leggero e giocoso, ironico e poetico, che rivela la profonda unità tra l’artista e il teorico, tra il filosofo dell’estetica e il visionario capace di cogliere le vibrazioni del presente.

Quasi settanta anni di contributi alla critica e alla teoria dell’arte – dalle celebri analisi sul kitsch all’estetica del mito, dall’indagine sulle oscillazioni del gusto alla critica della società dei consumi – fanno di Dorfles una figura essenziale per comprendere la modernità visiva.
La sua opera artistica appare oggi come l’altra metà di un pensiero complesso, capace di tenere insieme design, pittura, filosofia e antropologia culturale.
Martina Corgnati afferma “senza Dorfles il mondo sarebbe stato senza dubbio meno intelligente, ma anche meno vivace, meno brillante, meno curioso e meno spiritoso, meno bello, meno fantasioso e meno aperto”.

Gillo Dorfles nasce a Trieste nel 1910. In seguito allo scoppio della Prima guerra mondiale si trasferisce con la famiglia a Genova, dove trascorre l'infanzia. Al termine del conflitto rientra a Trieste e si iscrive al Liceo Classico. Si trasferisce a Milano nel 1928 dove studia medicina ma dopo tre anni decide di completare il percorso universitario a Roma come allievo interno nella clinica Cesare Frugoni; si laurea nel 1934, specializzandosi in neuropsichiatria. A partire dagli anni Trenta ha svolto un'intensa attività di critica d'arte e saggistica collaborando a "La Rassegna d'Italia", "Le Arti Plastiche", "La Fiera Letteraria", "Il Mondo", "Domus", "Aut Aut", "The Studio", “The Journal of Aesthetics". Esordisce in pittura negli anni Trenta. Nel 1948 con Bruno Munari, Atanasio Soldati e Gianni Monnet, fonda il Movimento Arte Concreta (MAC) con l'obiettivo di dar vita a un linguaggio artistico nuovo, in grado di assimilare e di superare le ricerche astratte europee dei decenni precedenti. Negli anni Cinquanta ha inizio l'attività teorica e critica di Dorfles, che si presenta decisamente innovativa e dirompente rispetto agli assunti crociani ancora dominanti. L'attenzione di Dorfles è rivolta soprattutto ai fenomeni comunicativi di massa, alla moda e al design, soffermandosi pur sempre sulla pittura, sulla scultura e sull'architettura moderna e contemporanea. Dagli anni Sessanta insegna estetica in diverse università italiane (Milano, Trieste, Cagliari) e dagli anni Ottanta riprende l'attività pittorica e grafica che per i suoi numerosi impegni aveva interrotto. Muore nel 2018 all’età di 107 anni a Milano, sua città d’adozione. Tra le sue numerose pubblicazioni ricordiamo: Discorso tecnico delle arti (1952), Le oscillazioni del gusto (1958), Il divenire delle arti (1959), Ultime tendenze nell'arte d'oggi (1961), Nuovi riti, nuovi miti (1965), L'estetica del mito (1967), Artificio e natura (1968), Kitsch. Antologia del cattivo gusto (1968), Elogio della disarmonia (1986), L'intervallo perduto (1988), Itinerario estetico (2011). Nel 2010 è pubblicato “Gillo Dorfles. Calalogue raisonné”, a cura di L. Sansone, Edizioni Mazzotta, Milano; il volume documenta tutta l'opera pittorica, grafica e di ceramista di Dorfles. Nel 2015 esce per le edizioni Skira il volume “Gli artisti che ho incontrato”, a cura di L. Sansone, una raccolta di saggi sull'arte contemporanea pubblicati da Dorfles dall'inizio degli anni Trenta al 2015. Moltissimi i riconoscimenti internazionali che ha ricevuto sia come artista che come critico. Negli ultimi anni gli sono state dedicate mostre a Milano, (PAC, 2001, “Il pittore clandestino”, sua prima antologica, Palazzo Reale, 2010, Fondazione Marconi, 2014), Bologna (Circolo Artistico, 2002), Trieste (Museo Revoltella, 2007), Chiasso (Max Museo, 2010), Rovereto (Mart, 2011), Urbino (Casa Raffaello, 2014), Roma (Macro, 2015).
Titolo Gillo Dorfles. Ibridi e personaggi
A cura di Martina Corgnati
Sede Paula Seegy Gallery, via San Maurilio 14 – Milano
Date fino al 31 gennaio 2026
Orari damartedì a sabato, ore 12 – 19
Ingresso libero
Info pubblico paula@paulaseegygallery.com – mob. +39 3404215312
www.paulaseegygallery.com