di Laura Calogero
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La nostra redattrice ci racconta l’esposizione in corso nella capitale e che sarà visitabile fino al 3 maggio 2026. Un evento che non è solo una mostra, ma un ritorno alle origini dello stupore.
Roma e l’Egitto: un legame indissolubile che affonda le radici nel mito e nella storia.
Aperto al pubblico lo scorso 24 ottobre 2025, fino al 3 maggio 2026, le Scuderie del Quirinale ospitano quello che si preannuncia come il progetto culturale dell’anno: “Tesori dei Faraoni”.
Con una selezione di 130 capolavori provenienti dal Museo Egizio del Cairo e dal Museo di Luxor, la mostra offre un’opportunità rara: ammirare reperti mai esposti prima fuori dall’Egitto in un dialogo serrato con la Città Eterna.
Per chi ha fatto dell’egittologia la propria passione come me, questo evento non è solo un’esposizione, ma un ritorno alle origini dello stupore.


L’impatto sensoriale: Oro nel Buio
Varcare la soglia delle sale è un vero e proprio shock estetico che lascia poco spazio all’accademismo per dare voce all’emozione pura. I curatori hanno scelto un allestimento audace: un nero assoluto e profondo avvolge ogni ambiente, annullando i confini architettonici delle Scuderie.
In questo vuoto artificiale, l’impatto dell’oro è dirompente. Sotto fasci di luce millimetrici, il metallo dei sarcofagi e gioielli sprigiona una vibrazione quasi elettrica contro le pareti scure.
Non è solo un gioco di contrasti: il nero evoca il Kemet, la terra fertile del Nilo, ma anche il mistero dell’oltretomba.
In questo spazio sospeso, la maschera di Amenemope e il sarcofago di Ahhotep II emergono dall’oscurità con un’intensità che toglie il fiato, restituendo la sensazione di aver scoperto un tesoro violando il silenzio dei millenni.



Un progetto di diplomazia culturale
Sotto la curatela di Tarek El Awady, la mostra nasce dalla collaborazione tra il Ministero della Cultura italiano e il Supreme Council of Antiquities of Egypt. L’iniziativa si inserisce nel quadro del Piano Mattei per l’Africa, utilizzando la cultura come infrastruttura di dialogo tra le due sponde del Mediterraneo. Fondamentale è il contributo scientifico del Museo Egizio di Torino, che chiude il cerchio narrativo tra il passato faraonico e la sua ricezione romana attraverso la celebre Mensa Isiaca.
Il percorso: Dall’Oro degli Dei alla Vita degli Uomini
L’allestimento tocca le corde più profonde dell’animo umano attraverso tre temi universali: potere, fede e vita quotidiana.
Lo splendore dell’oro: Il percorso si apre con la materia dell’immortalità. Il sarcofago dorato della regina Ahhotep II e il corredo di Psusennes I (scoperto a Tanis nel 1940) testimoniano un’epoca in cui l’oreficeria era linguaggio politico e teologico.
Il passaggio all’Aldilà: Il monumentale sarcofago di Tuya domina la sezione dedicata alla fede nella rinascita, affiancato da papiri del Libro dei Morti e statuette shabti, strumenti necessari per navigare il mondo invisibile.
La “Città d’Oro” di Amenofi III: Uno dei momenti più attesi è la sezione dedicata alle scoperte del 2021 effettuate da Zahi Hawass. Qui, utensili, sigilli e amuleti ci restituiscono il volto umano dell’Egitto: quello degli artigiani e dei lavoratori che hanno costruito materialmente la grandezza dei faraoni.



I cinque reperti da non perdere
Per il visitatore esperto, ecco le opere che definiscono il valore di questa mostra:
Sarcofago di Ahhotep II: Simbolo della rinascita del Nuovo Regno, un capolavoro di foglia d’oro che brilla di luce propria nel nero della sala.
Maschera d’oro di Amenemope: Un vertice tecnico del Terzo Periodo Intermedio; il volto del re levigato nel metallo prezioso diventa icona divina, magnetico nell’oscurità.
La Triade di Micerino: Esempio insuperato di scultura dell’Antico Regno, dove il basalto sembra fondersi con l’allestimento.
La Poltrona dorata di Sitamun: Un oggetto di straordinaria intimità che ci trasporta direttamente nelle stanze private della corte di Amenofi III.
La Mensa Isiaca: Il reperto torinese che riannoda il filo simbolico con l’antico legame spirituale tra Alessandria e Roma.



Un’esperienza multimediale
La mostra non trascura l’aspetto divulgativo. Il catalogo (edito da Allemandi) è arricchito dalle fotografie di Massimo Listri, mentre l’audioguida inclusa nel biglietto vanta la voce di Roberto Giacobbo per la versione italiana e di Zahi Hawass per quella inglese.
Come ricordato da Zahi Hawass, l’Egitto non ha costruito solo piramidi, ma l’idea stessa di eternità.
Ritrovare questa idea alle Scuderie del Quirinale, circondati dalla storia di Roma, è un’esperienza che conferma la validità di quel mio “primo amore” egittologico.
È un dialogo tra passato e presente che, dopo tremila anni, non ha ancora smesso di sussurrare i suoi segreti.
Informazioni Utili
Date: fino al 3 maggio 2026
Prevendita consigliata su: www.scuderiequirinale.it
