Oltre alla Torino Misteriosa e Magica esiste anche una Torino storica, anche se, forse, nella storia della farmacopea (arte di preparare i farmaci) un pizzico di magia c’è.

Quando passo per Torino e passo in via XX Settembre l’occhio cerca di sbirciare all’interno della Farmacia Regia e, ogni volta, resto ammirato dai suoi arredi: mi viene sempre voglia di entrare per godere da vicino di quella storia ma non ho mai avuto il coraggio, forse per non disturbare chi vi lavora.
Probabilmente non rientra nella Torino Magica e Misteriosa… o probabilmente si.
La Farmacia Regia di via XX Settembre, è una delle farmacie storiche di Torino che mantiene vivo il ricordo del passato, farmacia nota anche per la produzione del miracoloso “Balsamo di Gerusalemme”.
Affacciata su Piazza San Giovanni, a due passi dal Duomo, situata nella struttura del Seminario Arcivescovile, la storica Farmacia Schiapparelli, fornitrice della Casa Reale, oggi nota come Regia Farmacia XX Settembre, si trova in questa sede dal 1824, apprezzata anche per la sua bellezza e storia del passato ed è inserita nell’itinerario “Viaggio nelle farmacie storiche di Torino” (CulturalWay).

L’antica Farmacia esisteva già nel XV secolo, in piazza San Giovanni, come reparto del piccolo Ospedale dei Frati Canonici del Duomo; fu trasferita il 10 marzo 1824 nell’attuale sede, dal farmacista Dott. Giovanni Battista Schiapparelli (uno dei precursori della chimica e della farmacologia) che l’acquistò dallo speziale Giovanni Brero al prezzo di 16.500 lire… sedicimilacinquecento lire.
Nel suo laboratorio si avviò la produzione su larga scala del famoso antimalarico, il Solfato di Chinino, dell’acido Solforico, dell’Allume, della Soda e di molti altri preparati galenici, come il “Vino Condurango”, la “Tintura di Strofanto”, “l’Olio di Fegato di Merluzzo”, il digestivo Pepto-kola; divenne anche fornitrice ufficiale della Casa Reale di preparati come il “Gengivario della Duchessa Clotilde”, la “Crema per toeletta della Principessa Iolanda” e altri ancora creando di fatto la prima fabbrica di prodotti galenici chimico-farmaceutici.
Molte formule sono ancora presenti in farmacia, nell’antico schedario.
La farmacia conserva, ancora oggi intatti, gli arredamenti dell’epoca: mobili e armadi ottocenteschi, realizzati in prestigioso legno noce; le credenze presentano alcuni ripiani a giorno, altri chiusi da vetrate “a cattedrale”, su cui sono impressi a fuoco diversi stemmi di Principi e Duchi di Casa Sabauda.
Le scaffalature sono, invece, sormontate da fregi in legno scolpito e da due medaglioni bronzei, in cui spiccano i profili di “Galeno” (medico romano) ed “Esculapio” (personaggio della mitologia greca e romano istruito nella medicina).

Ne perpetua la memoria il bancone, anch’esso in noce massiccio, sormontato da una lastra di marmo del periodo in cui si evidenzia, intarsiato a mano, il simbolo alchemico ed allegorico della “Teriaca”: un intreccio di serpenti incastonato in un motivo a forma di conchiglia dove essi si abbeverano.
La teriaca deriva dal greco “therion”, termine che nell’antichità era usato per indicare la vipera e tutti gli animali velenosi, e dotata di virtù magiche: la panacea, capace di guarire tutti i mali.
Fu il medico latino “Galeno” che si occupò a fondo del problema della “Teriaca”, nome dato al gruppo medicamentoso di antidoti per difendersi dal morso, a volte letale, di rettili e altri animali.
In Farmacia sono ancora presenti ampolle, pestelli, vasi e strumenti per preparazioni galeniche del tempo.
Diplomi e attestati figurano appesi nello studio della farmacia, tra i quali blasoni con autografi del Principe Umberto I, futuro Re, della Duchessa Maria Elisabetta di Sassonia, della Principessa Lidia di Aremburg Duchessa di Pistoia testimoniano l’autorizzazione data al farmacista di fregiarsi degli stemmi reali, nell’insegna della propria farmacia.
Un tempo il retrobottega della farmacia era il ritrovo costante degli intellettuali, politici e carbonari.

Era d’uso nella farmacia offrire agli ospiti, rivoluzionari o meno, come Camillo Benso di Cavour, Urbano Rattazzi, Francesco Crispi, Quintino Sella, Marco Minghetti, speciali “Elisir della Casa” alcuni dei quali ancora oggi realizzati seguendo formulazioni originali, come il rinomato Balsamo di Gerusalemme, a base di erbe selezionate dal delicatissimo sapore, e l’amaro seicentesco Elisir Longavita.
Il riferimento a Gerusalemme per il Balsamo è dovuto alla miscela di alcuni estratti naturali che rievocano la Terra Santa, come incenso e mirra, che apportano un tipico profumo di chiesa, ed altri come aloe, rabarbaro ecc.
Ancora oggi, dove tradizione e tecnologia avanzata non si perdono di vista, si preparano pomate, sciroppi, capsule , compresse, antiche ricette e medicinali di ogni tipo anche su prescrizione medica.

Il Balsamo di Gerusalemme
Si tratta di un tonico digestivo prodotto ancora oggi dalle straordinarie e miracolose proprietà salutari e benefiche.
Venne descritto come “un elisir dallo strano odore, definito da alcuni esperti come odori di fiori sfatti accanto a bambini morti”, oppure “sentore di incenso”, secondo alcuni “panacea infallibile per ogni malanno”, per altri “semplice aperitivo/digestivo”.
Molto probabilmente il balsamo (così definito per via dell’origine etimologica della stessa parola, che in semitico significava ‘olio profumato o aromatizzato’) proveniva da un’antica ricetta del diciassettesimo secolo, quasi certamente di derivazione alchemico/spagirica (la medicina Spagirica nata nel 1493 afferma che nell'uomo sano le forze dense e sottili sono in perfetto equilibrio, si ammala quando l'equilibrio è rotto), prodotta già nell’antico Monastero Francescano di San Salvatore a Gerusalemme.
In questo luogo, padre Antonio Menzani di Cuna, farmacista e studioso francescano in seno alla comunità, rinvenne quasi casualmente la ricetta del balsamo, ricetta che appariva chiaramente molto vetusta e ben studiata dal suo ideatore.
Gli ingredienti paiono necessariamente essere: il franchincenso (boswellia), la mirra, l’aloe e il lentisco. Combinati secondo una preparazione spagirica, questi quattro elementi garantirebbero un effetto fortemente antinfiammatorio, ossigenante, antiossidante, antisettico e rimineralizzante.
