La donna abitava al secondo piano del civico 6 della piccola via dove operava esorcismi e guarigioni. Si narra che nell’abitazione vi siano ancora presenze che hanno impregnato il luogo.

foto giusy virgilio

Via Cappel Verde a Torino è una piccola via parallela a via Palazzo di Città, una via che va da via XX Settembre a via Porta Palatina, nelle vicinanze del Duomo.
Deve il suo nome alla presenza, nella via, nel sei-settecento, di un albergo che, secondo alcuni, aveva questo nome o, secondo altri, che aveva come insegna un cappello verde.
La via è divenuta meta di curiosi dopo che appassionati di esoterismo hanno fatto di essa una delle vie più importanti nel turismo magico di Torino.
In via Cappel Verde, al numero 6 abitava Enrichetta Naum, una donna sensitiva ed esorcista – fatto alquanto inusuale – che operava esorcismi e guarigioni nella sua abitazione posta al secondo piano.
Enrichetta nel 1895, all’età di 52 anni, fu nominata esorcista dall’autorità ecclesiastica di allora.
In quegli anni a Torino vi era necessità di avere esorcisti ma in città ve ne era solo uno e, inoltre, in età avanzata.

La Naum compiva strani riti e guarigioni incomprensibili per i medici del tempo, le guarigioni avvenivano pronunciando strane formule e con la somministrazione di pozioni che la stessa Naum faceva bollire in pentoloni sulla stufa di casa.
Enrichetta, però, non ha sempre abitato in via Cappel Verde: la sua frequentazione con anime disincarnate la rendeva poco gradita ai vicini stanchi, inoltre, delle urla e dei rumori dovuti agli esorcismi e, forse, fu il motivo del suo trasferimento dapprima in via della Basilica e poi in via Garibaldi.
E proprio in una mansarda di via Garibaldi Enrichetta morì nel 1911.

foto giusy virgilio

Pare, però, che non abbia mai lasciato del tutto l’appartamento di via Cappel Verde, dove forse per gli esorcismi da lei compiuti che, secondo alcuni, hanno in qualche modo impregnato il luogo.
A detta di qualcuno ancora oggi si sentono strani rumori e il suo fantasma compare di tanto in tanto spaventando gli abitanti (non sappiamo se è vero o se si tratta di una moderna leggenda).
Si dice anche che fosse il marito della Naum a compiere i riti magici ma che l’uomo preferisse rimanere nell’ombra per non compromettere il suo lavoro nella fabbrica di candele che riforniva anche il Duomo: sarebbe stato lui, quindi, a insegnare alla moglie rituali e formule?
Sappiamo solo che svolse un ruolo di umile e preziosa consigliera delle persone che erano tormentate dai fantasmi e simili.
Enrichetta offriva la sua esperienza e li invitava a fermarsi per una preghiera nella vicina chiesa del Corpus Domini.
Sull’esistenza e sull’attività di Enrichetta Naum non vi sono dubbi, sulla presenza di entità nella casa da lei abitata non ci è dato saperlo con totale sicurezza.