Il borgo di Monesteroli, nel Parco delle Cinque Terre, in provincia di La Spezia, è stato candidato per i “Luoghi del Cuore” del 2020 promossi dal FAI. Una piccola borgata che si raggiunge salendo per quasi duemila scalini è ammantata da un alone di mistero punteggiato dalla leggenda del “Masso del Diavolo”.

Monesteroli è una piccola borgata delle Cinque Terre, che si raggiunge percorrendo una ripida e impegnativa scalinata composta da oltre duemila gradini.
La leggenda farebbe risalire le origini del nome da Menesteo, un personaggio della mitologia greca che, tornando dalla guerra di Troia, approdò nella zona.
Più probabile, invece, che questo toponimo derivi dalla presenza di molti monaci eremiti che popolavano queste zone isolate.
Monesteroli è considerato il più suggestivo borgo dell’intera Liguria, aggrappato alla roccia sul filo del mare, un luogo da cui si domina, appunto, il mare tanto da sentirsi ai confini tra realtà e fantasia, dove solo la natura rompe il silenzio, dove ci troviamo al confine tra realtà e fantasia.
Da impenitente amante del mistero sono andato alla ricerca di un qualcosa (e in questo mi è stato di fondamentale aiuto l’amico Luca Natale) che collegasse Monesteroli a qualche mistero o leggenda.
E così sono venuto a scoprire che in zona ci ha messo lo zampino, pardon lo zoccolo, nient’altro che il diavolo.

Sul sentiero Telegrafo – Campiglia, nel tratto per Monesteroli e Schiara, non lontano da Biassa, nel centro della Palestra del Verde, si può vedere un grande masso chiamato “Menhir di Schiara” o “Masso del Diavolo” a cui è legato una sinistra leggenda.
Una notte limpida, un gruppo di viandanti in viaggio iniziarono a provare stanchezza dal faticoso cammino.
Giunti vicino a un grande masso si accamparono accendendo un fuoco per ripararsi dal freddo, tirava una pungente brezza.
E accadde l’imprevedibile.
Il vento si alzò improvvisamente diventando man mano sempre più forte e un soffio ancora più deciso andò a spegnere il fuoco facendo cadere nell’oscurità e nello sconforto il gruppo dei viandanti che iniziarono a provare paura.

Si sentì una sorta di pigolio come quello emesso da un uccellino impaurito, provarono a riaccendere il fuoco ma si trovarono davanti il diavolo, terrificante e mostruoso.
La leggenda, a questo punto, ci racconta che i viandanti fossero stati scacciati da Lucifero in persona perché si erano permessi di invadere la sua dimora.
Questa è la leggenda ma il “masso” esiste davvero: a scoprire e studiare il menhir (alto 2,48 metri) fu Ubaldo Mazzini (storico, giornalista e intellettuale originario di La Spezia) nei primi anni venti del secolo scorso; furono rinvenuti anche altri di questi “massi”, alcuni dei quali sono conservati al Museo Civico di La Spezia.
L’ipotesi più attendibile fa risalire questi menhir all’età del bronzo e, parrebbe, rivestissero funzioni astronomiche e religiose.
Se ci si trovasse al cospetto di questo menhir il giorno del solstizio d’estate, il 21 giugno, si noterebbe che l’ombra del “masso” va a proiettarsi a metà della Posa Grande, un muro a secco prospiciente il menhir; di fianco, invece, si possono osservare due pietre: una presenta un foro rettangolare mentre l’altre circolare, fatto che andrebbe a consolidare l’ipotesi di una funzione rituale.

Dopo la scoperta, sul menhir più grande fu apposta una croce probabilmente con l’intenzione di voler cristianizzare questo che fu, sicuramente, un luogo destinato al culto pagano dai Liguri che, appunto nell’età del bronzo, abitavano la zona.
Esistono altri misteri collegati a questo luogo – una giovane donna che al cospetto del masso non riesce a trattenere la voglia di danzare e lampi misteriosi che volano diretti all’Isola dei Defunti (probabilmente la Corsica) – ma avremo modo di approfondirli.
