Dopo qualche tempo (quattro mesi per la precisione) torno a “scrivere” di un luogo del capoluogo piemontese che ha collegamenti con il… boia e lo scoprirete leggendo l’articolo.

La Chiesa di Sant’Agostino a Torino è situata nell’omonima via all’angolo con via Santa Chiara.
L’edificio religioso risale al XII secolo quando era dedicata ai Santi apostoli Giacomo e Filippo e tra i secoli XVI e XVII venne integralmente ricostruita per poi, nel 1643, essere assegnata all’Ordine di Sant’Agostino (che però ne avevano già preso possesso nel 1548).
Fu ampiamente ristrutturata tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX a opera dell’architetto Carlo Ceppi.
Fin qui un “Bignami” di storia della Chiesa: ma cos’ha di particolare perché la possa annoverare tra i luoghi “misteriosi” di Torino?
Nel 1706, in un pozzo appositamente scavato all’interno della chiesa, vennero inumati i prigionieri francesi morti durante l’assedio della città ma si dice che vi venivano buttati (buttati non sepolti) anche i carcerati che morivano in prigione.
Ma non finisce qui.

Nel mese di aprile avevamo scritto di Via Bonelli 2 dove, ancora oggi, c’è la casa in cui dimorava il boia della Città di Torino.
Ebbene via Bonelli non è molto distante dalla Chiesa di Sant’Agostino, difatti…
questa era la chiesa frequentata dal boia a cui era riservato un trattamento speciale: poteva godere di un banco tutto per lui (e per la sua famiglia) staccato dal resto dei fedeli (e chi lo voleva vicino?).

Sempre nella chiesa, sotto il campanile, potevano trovare riposo (eterno) poiché quel luogo era stato scelto per le loro tombe.
Il campanile rimane una delle poche testimonianze dell’antichità di questa chiesa.
Sia da vivi, presenze inquietanti avvolte in mantelli color sangue, sia da morti, sepolti sotto il campanile della chiesa, essi contribuiscono a creare un’aura di mistero intorno a questa chiesa torinese nella quale è venerata la Madonna del Divin Parto, procreatrice di vita, ma in cui hanno anche pregato e trovato sepoltura questi sinistri artefici di morte.

CHIESA DI SANT’AGOSTINO
La chiesa è a tre navate scandite da pilastri su pianta basilicale con strette navate laterali sovrastate da volte a crociera.
Nella navata destra si può ammirare il dipinto della “Deposizione” attribuito alla scuola di Dürer (1530-1540), la “Madonna del Popolo” di Felice Cervetti (1764), la “Madonna della Cintola” di Ignazio Perucca (anteriore al 1776) posta sopra un altare di marmi policromi attribuibile a Bernardo Vittone. Nella “Cappella della Madonna del Divin Parto” nella navata sinistra è presente un frammento di affresco quattrocentesto che è stato ritrovato nel 1716 nella canna del camino di una casa, demolita in parte per l’edificazione del convento.
All’inizio della navata sinistra è collocato il fonte battesimale secentesco, restaurato e riportato in uso.

Al fondo della navata sinistra si trova la Cappella di San Nicola da Tolentino, frate dell’ordine degli Eremitani di sant’Agostino con un dipinto attribuito a Martino Spanzotti (altri propendono per Defendente Ferrari), affiancato dal bianco Mausoleo di Cassiano dal Pozzo, magistrato alla corte di Emanuele Filiberto, con la sua statua “gisant” (giacente) sopra un sepolcro sorretto da due dragoni, opera di autore ignoto di ambito lombardo (1579).
Nella chiesa troviamo anche il mausoleo del cardinale Carlo Tommaso Maillard de Tournon, opera di Carlo Antonio Tantardini.
La statua dell’Immacolata, collocata sul primo altare, è dello scultore svizzero Giovanni Battista Casella “de Monora”.
Le foto sono di Giusy Virgilio.