Indipendentemente dalla sua altitudine o dalla distanza che si percorre per raggiungerla. Ognuno di noi può scegliere la propria, raggiungerla e farla sua per sempre. Escursioni lungo alcuni dei moltissimi sentieri della regione, risalendo dal verde di fondovalle fino al bianco abbacinante delle vette più alte d’Europa.

“Forse è vero, come sosteneva mia madre,
che ognuno di noi ha una quota prediletta in montagna,
un paesaggio che gli somiglia e dove si sente bene”.

Paolo Cognetti
Escursionista a Saint-Barthélemy – foto Enrico Romanzi

La bella stagione, in Valle d’Aosta, è sinonimo di scarponcini da trekking, del suono che fa lo sterrato sotto le scanalature delle suole, e di quella vibrazione appena percepibile che ci attraversa simultaneamente le gambe, poi la schiena e subito dopo si sente fin sulla punta delle dita delle mani. Resta un’impronta, un solco dietro di noi e che di noi parla a chi passerà dopo, lasciando, con il proprio passo, a sua volta il proprio, sovrascrivendolo o affiancandolo solo, in attesa che ne arrivi un altro e un altro ancora, e così via. È un equilibrio perfetto, ma non è da dare per scontato.
È una questione di responsabilità e di consapevolezza. Bisogna scegliersela bene, la montagna, tenendo sempre presenti i limiti suoi e quelli nostri.
Sosteneva, Niccolò Tommaseo, che “la libertà è conoscere i limiti nostri e altrui, e questi e quelli difendere”. È partendo da questo assunto, tuttavia, che è sempre possibile crescere, fissare nuovi obiettivi, porre l’asticella sempre più in alto. E dove farlo meglio se non in Valle d’Aosta, la regione più piccola d’Italia, ma anche la più alta! E chi le cose le vede dall’alto, le vede prima, con maggior chiarezza, stupore e meraviglia.

Col Salvé Saint-Barthélemy – foto Enrico Romanzi

Proprio mentre si cominciano a vedere, insieme ai fiori alpini che spuntano qua e là, i primi escursionisti avventurarsi in verticale lungo i crinali della Valle, cresce il bisogno di associare alla montagna, e alla sua scoperta, il concetto di consapevolezza, affinché il cammino e l’esplorazione della natura, diventino un percorso di conoscenza circostante ed interiore; un percorso di consapevolezza, appunto, del nostro essere ospiti di una terra generosa da rispettare e conoscere in tutte le sue espressioni, che ci parlano attraverso culture e modi di vivere diversi a ogni quota, che si manifestano attraverso un’eredità agricola e architettonica stratificate nel tempo.
Consapevolezza della sua storia, in breve, con cui abbiamo un debito di gratitudine per le impronte lasciate dall’umanità prima che a passare di qui fossimo noi.

Lago Lei Long Inferiore Riserva Naturale Mont Mars – foto archivio Turismo VdA
Leggere la montagna: la segnaletica e i gradi di difficoltà

Come ogni cosa, anche i sentieri di montagna, in Valle d’Aosta, hanno un libretto di istruzioni, da leggere, in preparazione dell’escursione, per quello che riguarda i gradi di difficoltà e per quanto possiamo aspettarci dal percorso. Sul sito lovevda.it è disponibile, oltre ad un ricchissimo assortimento di sentieri percorribili a quote diverse in giornata o a tappe di più giorni, una pagina dedicata alla segnaletica e ai gradi di difficoltà, unitamente ad un vademecum per chi sceglie la Valle d’Aosta quale meta per le proprie escursioni.
Ecco 4 itinerari da percorrere consapevolmente tra cui scegliere per la vostra prossima avventura valdostana. Andate e raggiungete la vostra vetta!

La tappa 6 del Cammino Balteo: da Challand-Saint-Victor a Saint-Vincent
ChallandArt – Achab – foto Associazione Patta Libra

Si parte dalla vecchia latteria turnaria di Challand-Saint-Victor, da poco ristrutturata, per imboccare il sentiero che sale ai resti del castello di Villa, culla della potente famiglia Challant. Benché ridotto a rudere, l’antico maniero emana ancora oggi un fascino pervasivo che si lascia leggere attraverso le possenti murature e la posizione strategica.

Borna da ghiasa Emarèse – foto Ornella Gorret

Superato il sito culturale, si prosegue alla volta della Riserva naturale del Lago di Villa, caratterizzata da un particolare ambiente umido e con un agevole percorso guidato. Da qui si prende leggermente quota, attraversando le installazioni artistiche di ChallandArt, fino al Col d’Arlaz dove lo sguardo si apre su un panorama ampio ed arioso. Si scende, quindi, fino a Émarèse dove è possibile visitare un sito assai curioso: la Borna da ghiasa, una grotta al cui interno spira costantemente un’aria gelida.
Tra boschi e distese prative si scende dolcemente fino a Moron di Saint-Vincent, accolti dalla preziosa chiesa romanica di San Maurizio e da un tipico rascard in legno tra le case del borgo. Da qui si continua la discesa fino al capoluogo. Da Challand-Saint-Victor (748 m) a Saint-Vincent (567 m) ci sono quasi 16 chilometri da percorrere con dislivello di + 873 m per poi riprendere la discesa (-1.125 m). Difficoltà classificata come E.

Rifugio della Barma: dalla Valle del Lys ai piedi del Mont Mars
Lago Vargno Fontainemore – foto Sergio Enrico

Imboccando a Fontainemore il sentiero numero 2, si entra nel vallone del Vargno, che s’innalza sulla sinistra orografica della Valle del Lys. Il Vargno prende il nome dalla parola che denota, in patois, l’abete bianco, caratteristico della zona ma poco diffuso altrove nella Regione. Dopo essere entrati nella Riserva naturale del Mont Mars, questo sentiero incontra una serie di suggestivi laghi alpini, tra cui quello del Vargno, il Lè Lounc e il Lè di Barma, sopra il quale, a quota 2.060 m, svetta l’omonimo rifugio.

Lago Barma Fontainemore – foto Rifugio Barma

Questa struttura in pietra, di recente costruzione, è dotata di pannelli solari per la produzione di energia elettrica, integrati da un sistema di co-generatori, e gode di una vista straordinaria, oltre che sui laghi, anche sul massiccio del Mont Mars (2.600 m) e sul Colle della Barma d’Oropa (2.271 m), raggiungibile proseguendo sul sentiero per gli ultimi tornanti su terreno detritico. Da Fontainemore al Colle della Barma d’Oropa ci sono 1.432 metri di dislivello e quasi 9 km da percorrere; il livello è E – escursionistico.

Fontainemore – foto Sergio Enrico

Questo sentiero è parte della storica processione che si svolge ogni cinque anni da Fontainemore al santuario di Oropa. Il percorso, in questa occasione, viene effettuato nella notte tra il 26 e il 27 luglio 2024, partendo alle ore 23 dal villaggio di Pillaz (verso il quale sarà disponibile a partire dalle 17 una navetta dal capoluogo) e raggiungendo l’indomani l’importante santuario mariano: alle meraviglie della natura e di un cielo di montagna di mezza estate si abbina, quindi, il fascino di una delle più antiche processioni alpine documentate della storia. Le prime notizie al riguardo, infatti, risalgono al XVI secolo.

La Madonna delle Nevi di Cunéy: uno dei santuari più alti d’Europa, sotto un tetto di stelle
Laghetto Cuney Saint-Barthélemy – foto Enrico Romanzi

Come si sente un ex voto a 2.650 m di quota? Beh, uno degli unici luoghi in Europa per scoprirlo è il santuario della Madonna delle Nevi di Cunéy: ogni anno arrivano qui, il 5 agosto, pellegrini da ogni parte della Valle d’Aosta e non solo, per la festa patronale che prevede, dopo la messa, l’immersione della croce processionale nell’acqua della vicina sorgente. Ci troviamo in una conca laterale del vallone di Saint-Barthélemy dominata dalla “Becca del Merlo”.
Qui sorse, alcuni secoli fa, l’attuale santuario, accanto al quale è presente un rifugio, che dispone di 25 posti letto in tradizionali dormitori interamente rivestiti in legno.

Col Salvé Saint-Barthélemy – foto Enrico Romanzi

Il percorso parte da Porliod (1.893 m), frazione di Nus da cui si imbocca il sentiero 11B che sale tra praterie d’alta quota, boschi di conifere fino al pianoro a valle della Tsa de Fontaney. Prendendo da qui il sentiero 11 si raggiunge il Col du Salvé, da cui in poco tempo ci si congiunge con il tracciato dell’Alta Via n.1 (AV1), che costeggia alla base una balza rocciosa e sale al rifugio e al Santuario di Cunéy. Da Porliod al rifugio Oratorio di Cunéy il dislivello è di 797 metri e la distanza percorsa poco più di 6 chilometri. La difficoltà è classificata E – escursionistico.
Questa valle non smette di stupire neanche al calar del sole: il cielo, qui, è così bello, che poco lontano si trova l’Osservatorio Astronomico della Regione Valle d’Aosta, che per tutta l’estate proporrà eventi e attività divulgative con al centro lo straordinario tetto di stelle che sovrasta quest’area.

Due giorni in verticale, fino ai 4.000 m: trekking + alpinismo dalla Valsavarenche al Gran Paradiso
Rifugio Vittorio Emanuele notturna – foto Celestino Vuillermoz

Il Gran Paradiso è la cima più alta interamente posta sul territorio italiano e si eleva nel cuore dell’omonimo Parco Nazionale. Uno degli itinerari più comuni che conducono in vetta è quello che, in due tappe, parte da Pont, in Valsavarenche e si ferma per la notte al Rifugio Vittorio Emanuele II (2.732 m).
Primo giorno: Da Pont si imbocca la mulattiera pianeggiante che attraversa il torrente su un ponte di legno. Si prosegue in piano per qualche centinaio di metri, quindi si inizia a salire a tornanti inizialmente nel bosco, poi allo scoperto. Dopo un primo tratto ripido, la pendenza si fa più dolce e i tornanti si fanno più ampi, fino al Rifugio Vittorio Emanuele II.
Secondo giorno: dal Rifugio, si imbocca il sentiero che si dirige a sinistra attraverso una pietraia. Ben presto il sentiero si trasforma in traccia che conduce sull’altipiano roccioso racchiuso dalle ultime propaggini della dorsale della Becca di Moncorvé e della bastionata che comprende la Testa di Moncorvé.

Alpinisti sul Gran Paradiso – foto Enrico Romanzi

Al termine del pianoro ha inizio il ghiacciaio del Gran Paradiso. Attrezzati adeguatamente, in cordata, si sale a gradoni fino a raggiungere il dosso nevoso della Schiena d’Asino, divisorio tra i ghiacciai di Moncorvé e di Laveciau.
Seguendo il dosso in direzione sud est, si prosegue fino a portarsi sul pianeggiante Colle della Becca di Moncorvé. Di qui si prende a sinistra per salire il regolare pendio ghiacciato che finisce sotto la crepaccia terminale; superato l’ostacolo, si toccano le facili rocce della cresta sud est. Si affronta un ultimo passaggio, facile ma esposto (assicurazione su fix), che dà accesso al ripiano su cui si trova la statua della Madonna.
L’itinerario richiede esperienza di alta montagna, è consigliabile farsi accompagnare da una guida alpina.

Cinque consigli per escursionisti consapevoli
Abbiamo tanto parlato di itinerari consapevoli, che ci siamo quasi dimenticati di dire che non sono certo gli itinerari, a dover essere consapevoli! Sono gli escursionisti a dover conoscere e adeguarsi di conseguenza alle regole della natura e della montagna, imparando a farle proprie per poter godere di un’esperienza quanto più sicura, divertente ed emozionante è possibile.
Ecco cinque consigli per vivere al meglio un’escursione in Valle d’Aosta:
verifica le condizioni meteo e la percorribilità dell'itinerario prescelto, consultando il portale regionale mappe.regione.vda.it prima dell’escursione;
scegli l'itinerario in rapporto alle tue capacità e al tuo allenamento. I tempi di percorrenza, in media, aumentano del 20% per gli escursionisti meno allenati;
non bere l'acqua dei ruscelli, potrebbe non essere potabile;
informa sempre qualcuno dell'itinerario che hai intenzione di seguire;
rivolgiti alle Guide escursionistiche naturalistiche della Valle d’Aosta: potranno accompagnarti durante le escursioni ed approfondire gli aspetti ambientali e naturalistici dei luoghi attraversati e alle guide alpine per farti accompagnare durante le ascensioni in ambiente di alta montagna.