Tempo di lettura: 3 minuto - 579 parole

Oggi incontriamo nuovamente nonnoatipico che ci coinvolge in uno dei suoi racconti emozionali legati alle sue sempre interessanti esperienze: questa volta il racconto nasce dalla “nostalgia” e scopriremo questo nuovo “scritto” solo leggendo l’articolo.

Erano giorni che non ero in armonia con me stesso.
Un ingiustificato malumore mi disturbava tantissimo soprattutto perché non ve ne era apparentemente motivo.
Continuavo ad interrogarmi su questo anche perché adoro essere in pace con me stesso.
Via via mi si chiariva tutto questo e prendeva forma il vero motivo di questo disagio.
Motivo? Nostalgia.
Di cosa, perché, ne vale la pena e… come mai ora?
Mentre facevo una passeggiata e rimuginavo su tutto, finalmente mi si squarciò un velo.
Qualche giorno prima avevo visto un documentario su di una bellissima auto: l’Alfa Romeo Giulietta sprint degli anni ’50.
Cosa c’entra?

Questa auto è stata l’artefice di una bella e coinvolgente avventura del mio passato automobilistico.
Con lei avevo vinto la famosa 300 chilometri di Vallelunga, una delle più importanti competizioni di durata di auto storiche.
Tutto qui?
No! I miei compagni di viaggio in questa competizione erano due persone che sommavano caratteristiche che raramente ho riscontrato in un interlocutore: due grandi piloti e soprattutto due grandi uomini.
Lo dico senza tema di smentite data la caratura dei personaggi.
Pasqualino Amodeo e Marco Gramenzi.
Senza falsa modestia ognuno di noi rappresentava nel mondo automobilistico agonistico una eccellenza (ognuno nella propria specialità).

Il ricordo di questi personaggi ha suscitato in me questa nostalgia, subdola e dolorosa data dal fatto che Pasqualino ci ha lasciato poco tempo fa.
Ci ha lasciato come un eroe sportivo facendo quello per cui aveva sempre vissuto.
Oramai il dado era tratto e, dopo ventidue anni, ho ricontattato Marco che, alla mia sollecitazione telefonica, mi ha risposto come se il tempo non fosse trascorso con il suo fare gentile e signorile.
Ora l’ho di fronte comodamente seduti ad un tavolo del suo magnifico agriturismo e tutto finalmente ha un senso!
Il tavolo apparecchiato per tre con un posto per un commensale che non verrà: una sorta di cena “celtica” di ricordo ma non di rimpianto.
Sembra non sia passato un giorno: abbastanza simili ad allora e sempre così accomunati da un reciproco sentimento di stima e considerazione da far sì che il tempo per noi sia una convenzione relativamente al rapporto interpersonale.
Abbiamo passato una magnifica serata tra ricordi e condivisione di nuove iniziative: lui sempre sulla breccia nel mondo delle “salite” io con i miei raid nel deserto.

Il ricordo di quella gara vinta insieme ci riempie di soddisfazione: fu un trionfo con quella vettura così anziana ma così adrenalinicamente performante!
La guidammo come voleva lei… con delicatezza ma con decisione! (altre auto!… altri tempi!)
Ad onor del vero noi tre insieme vincemmo anche la 6 ore “silver cup” con una Alfa Romeo 156 Mi sembra giusto sottolinearlo per dovere di cronaca e per pascere il nostro super-io!
Sono rientrato da questo incontro felice di avere ricordato questo episodio che fa parte di un periodo della mia vita sulla quale volevo adagiare un velo… il velo dell’oblio come è giusto che sia.
Solo il ricordo di questi due grandi personaggi mi ha indotto a condividere con altri questi bellissimi momenti.
Spero che con Marco nasca una frequentazione che in questi anni mi è mancata e chissà che non ci si possa inventare qualcos’altro! In realtà…una idea ce la avrei!