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nonnoatipico ci propone un suo nuovo “racconto”: questa volta ci porta in un paese nelle sue Marche a cui è molto legato e dai molti ricordi che partono dai tempi della scuola superiore. Andiamo a scoprire insieme questi ricordi.

le mura

C’è un borgo nel fermano che ho sempre amato e vissuto con grande gioia: Montottone.
Un paese delizioso immerso nel nostro meraviglioso panorama collinare abitato da circa mille abitanti suddivisi tra centro storico e campagne circostanti.
Sino dai tempi della scuola superiore, avendo amici che abitavano a Montottone, spessissimo mi recavo in paese e sino da allora avevo un grande amore per quel luogo.
Eravamo spesso lì ed era sempre una bella sensazione tra amici veri in un luogo così accogliente.
Mi ricordo che per raggiungerlo la strada era ancora parzialmente sterrata (parlo di cinquant’anni fa) e quando si arrivava agli ultimi tornanti prima del paese pregustavo la gioia dell’arrivo.
Le serate serene e tranquille con Francesca, Paolo, Peppone, Carlo erano piene di racconti e sogni condivisi con il recondito pensiero su cosa ci avrebbe riservato il futuro.
Non per tutti è stato benigno…ma questa è un’altra storia.
Tutto avvolto dall’aura magica che ci circondava…la luna piena che si vedeva attraverso la finestra della casa di Francesca, lo stormire delle foglie e, la sera, il verso dei gufi e delle civette davano al momento un non so che di magico.
Passati più di venti anni mi sono ritrovato a rivivere questo paese prima da un punto di vista professionale e poi, sempre più stregato, anche da un punto di vista abitativo.
Mi ritrovai a lavorare a Montottone con grande gioia e motivazione apprezzando sempre di più l’umanità di quella popolazione.
Tanto coinvolto che acquistai una casa.
In quel periodo l’indimenticato Sindaco Giuliano Amici favoriva l’inurbamento di persone provenienti da altre zone ed io di questo ne sarò sempre riconoscente!

Chiesa di Santa Maria – sec. XV

Mi ricordo che vivevo con pienezza questo paese ed i suoi abitanti e mi trovavo a passeggiare per il borgo a scambiare quattro chiacchere sotto “l’albero della maldicenza” sorseggiando un caffè con l’indimenticato amico Domenico ed a visitare i luoghi più caratteristici dello stesso.
Primo tra tutti il laboratorio di ceramica più antico dove operava il grande Mario Bozzi che con pazienza mi raccontava della ceramica, della lavorazione della stessa e mi introduceva nella conoscenza delle modalità di lavoro che lui seguiva per creare le sue opere.
Mi ricordo dei sotterranei ai quali si accedeva dallo spiazzo antistante la chiesa di Santa Maria Ausiliatrice che periodicamente andavo a visitare con il permesso del parroco.
Non da ultima la passeggiata sulla sovrastante piazza Marconi avente da un lato l’imponente palazzo Amici e dall’altro la chiesa di San Pietro Apostolo.
Furono anni intensi e felici pieni di soddisfazioni e soprattutto di serenità!
Poi, come tutte le cose, la vita mi portò altrove ma sicuramente non mi tolse il ricordo.
Montottone non è solo un luogo da visitare, ma un’esperienza da vivere.
 È il luogo ideale per chi cerca pace, autenticità e un contatto genuino con la cultura e la natura delle Marche.
Che si sia appassionati di storia, amanti dell’arte o semplicemente alla ricerca di una fuga dalla frenesia quotidiana, Montottone sa regalare emozioni uniche.
Mi piaceva molto l’equidistanza tra il mare e la montagna che agevolava non poco la conoscenza del nostro magnifico entroterra.
Era così tutto a portata di mano!
Come tante cose della mia vita, Montottone ha rappresentato per me un qualcosa che era segnato nel mio destino e che io non conoscevo.

La mia “frequentazione” durata in varie forme almeno venticinque anni è a dimostrazione del legame (quasi incomprensibile) che ho per questo luogo e per queste persone alcune delle quali rappresentano per me dei “camei” per la mia vita.
Senza immaginare che agli altri susciti queste mie stesse emozioni, consiglio a tutti di prendersi il tempo per scoprire questo gioiello nascosto.
Nel frattempo, quando le mie scorribande motociclistiche mi dirigono verso i Sibillini, la tappa per il caffè da Giacomo e Rosita (figli dell’indimenticabile Lanfranco) non me la faccio mancare mai.
Un tributo alla mia storia ed alla memoria dei cari amici che non ci sono più!