Tempo di lettura: 9 minuti – 1745 parole

Dal 3 ottobre 2025 al 24 gennaio 2026 in mostra, cura di Elena Dal Molin e Marco Mioli, di sei artisti contemporanei: Marta Allegri, Mats Bergquist, Gregorio Botta, Diego Soldà, Željana Vidović e Stefano Mario Zatti.

Dall’idea che l’arte sia un gesto etico di esplorazione ed espressione delle complessità del nostro tempo nasce il nuovo ciclo di tre mostre di Atipografia, che offrono uno sguardo aperto e inaspettato su tematiche ed esperienze collettive, al fine di elevarsi oltre la sensibilità del singolo individuo.

Željana Vidović – Amare 01, 2024 – gres rosato modellato a mano con la tecnica tradizionale del colombino, finitura grezza, non smaltato – cm 45 × 40 ø

A cura di Elena Dal Molin, direttrice della Galleria, e Marco Mioli, la trilogia espositiva prende avvio con la collettiva Matermània/Matermanìa, da venerdì 3 ottobre 2025 a sabato 24 gennaio 2026. Attraverso il lavoro di sei artisti contemporanei, la mostra indaga il tema della maternità, nella sua dimensione intima e come esperienza universale e collettiva. Il progetto nasce da una serie di dibattiti avvenuti in Galleria tra gli artisti, i curatori e gli amici di Atipografia.
Matermània/Matermanìaè il primo episodio di una trilogia di mostre dedicate alla tridimensionalità dell’essere umano.
Le opere di Marta Allegri, Mats Bergquist, Gregorio Botta, Diego Soldà, Željana Vidović e Stefano Mario Zatti si alternano in un percorso che parla di magia, nascita e resistenza, tra materialità e spiritualità. Ciascun lavoro diventa metafora di un modo di intendere la maternità come atto collettivo.
Dice Elena Dal Molin: «Forse senza rendercene conto viviamo in un mondo sempre più bidimensionale, dove l’annullamento della superstizione ha finito per cancellare anche l’estasi, la gloria, il senso del sacro. Il primo atto di resistenza è proprio nel dare alla luce, la maternità: il primo atto collettivo».
A suggerire il titolo del primo capitolo del nuovo programma espositivo è la Grotta di Matermania a Capri, luogo sacro dedicato alla dea Cibele (Magna Mater), simbolo primordiale di maternità, caos creativo e potenza generativa.

«La nascita è un gesto che trascende l’individuo: nella maternità vivono l’io e il noi, è l’evento intimo da cui nascono legami, società, cosmogonie», suggerisce Marco Mioli, co-curatore della mostra.
Dalla scultura all’encausto, dalla ceramica all’installazione, con esiti formali diversi le opere in mostra costellano lo spazio della Galleria uniti tra loro nel richiamo concettuale all’idea che nascita e maternità siano eventi capaci di plasmare la vita individuale e trasformarla, e che l’arte sia uno gesto etico di esplorazione ed espressione capace di offrire occasioni di riflessione collettiva, ma anche di toccare le corde più personali dell’individuo.
La mostra si inserisce a pieno titolo nella programmazione culturale di Atipografia che coniuga l’attenzione verso pratiche artistiche capaci di attivare un dialogo con il contesto culturale e sociale di riferimento, e con le tensioni del nostro tempo.

ATIPOGRAFIA
Piazza Campo Marzio, 26 36071 - Arzignano (VI) – Italia
www.atipografia.it/home
info@atipografia.it | Tel: 04441807041
Orari
dal martedì al sabato dalle ore 9:30 alle 13:00 e dalle 15:00 alle 19:30.
BIOGRAFIE ARTISTI
MARTA ALLEGRI è nata nel 1961, ha vissuto per molti anni a Lovere sul lago d’Iseo (BG), ora risiede a Cavarzere (VE). Docente di Scultura all’Accademia di Belle Arti di Bologna. Attratta dai luoghi abbandonati, dal 2006 al 2011 con Carmine Tornincasa risana una vecchia casa colonica nella campagna veneta. Continua ad approfondire la ricerca sugli spazi dismessi e dal 2014 con Progetto Borca riattiva gli “alloggi delle religiose” dell’ex colonia dell’Eni, di Borca di Cadore (BL). Gli interventi in questo spazio hanno un carattere temporaneo che riguarda un’idea di cura che prevede un continuo ritorno in questo luogo, un fare e disfare in un tempo rallentato che rigenera lo spazio.

MATS BERGQUIST (1960) nato a Stoccolma, vive e lavora a Lövestad, Svezia. Le opere di Mats Bergquist sono realizzate in encausto e protendono alla stessa eternità delle icone. L’opera d’arte, spogliata di qualsiasi segno, figura e spesso anche colore, spinge lo spettatore in una dimensione di concentrazione e meditazione, fino a diventare un’immagine ierofanica. È questo il concetto di cui è intrisa tutta l’opera dell’artista, che egli stesso condensa in questa affermazione: “Ogni quadro deve essere una preghiera”. È uno slancio vitale sempre inquadrato in una dimensione contemplativa. Nell’opera di Mats Bergquist, pittura e scultura si evocano per ricercare delle coordinate spazio-temporali incrinate, che altro non sono che una tensione verso una dimensione ulteriore. Le sue opere sono state esposte in numerose mostre, sia personali che collettive, svoltesi presso gallerie ed istituzioni pubbliche italiane e straniere, tra cui: Kunst-Station Sankt Peter Köln, Colonia (2011); Gunnar Olsson Gallery, Stoccolma (2013); Atipografia, Arzignano (2015); MANN - Museo Archeologico Nazionale Napoli, Napoli (2016); Galleria San Fedele, Milano (2018); Fondazione Cardinale Giacomo Lercaro, Bologna (2019); Der Moderne, Monaco (2019); Galerie Wichtendahl, Berlino (2021); Royal Swedish Academy of Fine Arts, Stoccolma (2022); Galleri Weinberger Schandorff, Copenaghen (2023); Galleri Thomas Wallner, Simris, Svezia (2022 – 2024). Ha prodotto installazioni pubbliche, tra cui: Sweden House, Bruxelles (2009); Bocconi University, Milano (2011); Chiesa di San Fedele, Milano (2019).

GREGORIO BOTTA nasce a Napoli nel 1953, vive e lavora a Roma. Artista di adozione romana, studia all’Accademia di Belle Arti di Roma dove segue i corsi di Toti Scialoja. Dopo la prima personale presso la galleria Segno di Roma nel 1991, riceve grande attenzione dalla critica in occasione di diverse esposizioni in molte gallerie italiane e estere. Una ricerca sull’encausto mette Botta in relazione con la cera, materia che segnerà̀ a lungo il suo lavoro. Quest’amore iniziale lo porta poi a creare opere con il vetro, il piombo, il ferro, e con elementi naturali quali il fuoco, l’acqua, l’aria. L’arte di disegnare con la luce, con la trasparenza e con la leggerezza gli permette di creare opere sempre più rarefatte che sottolineano un’arte del togliere, e che si pongono al confine della visibilità̀. Si tratta di una ricerca di radicale essenzialità̀ sia negli elementi sia nelle forme. Sue opere appartengono a collezioni pubbliche e private, tra cui: Galleria Nazionale d’Arte Moderna, MAXXI, Macro, Roma; Palazzo delle Esposizioni, Collezione La Farnesina; Madre, Napoli; Mart, Rovereto; Musma, Matera; European Community Bank, Francoforte; Philip Morris, New York. Ha esposto in numerose gallerie italiane e straniere, nonché in diverse istituzioni pubbliche tra cui: la Fondazione VOLUME! (nel 2009 e nel 2024), a Palazzo Te a Mantova (2014), MAC di Lima (2015) e Mac di Santiago del Chile (2016), al Forte di Bard in Val d’Aosta (2017). Nel 2020 espone alla Galleria Nazionale d’arte Moderna a Roma, nel 2025 espone in Atipografia e presso il MAN di Nuoro. Ha firmato le scenografie di tre spettacoli di Sergio Rubini: Delitto e Castigo, Dracula e Il caso Jekyll. Scrittore e saggista, ha pubblicato per Einaudi Pollock e Rothko, il gesto e il respiro e per Laterza Paul Klee, genio e regolatezza.

DIEGO SOLDÀ (1981) nato a Arzignano (Vi), vive e lavora a Chiampo (Vi). Fin dall’inizio della sua attività ha analizzato e modificato la struttura dell’atto pittorico e della materia condizionandone il risultato. La sua ricerca non si limita solo ad utilizzare la pittura, ma innerva tutta la sua osservazione sul significato, la potenza e la forza narrativa e suggestiva del colore da cui questa si genera. Negli ultimi anni si è focalizzato in particolare sulla stratificazione di elementi evidenziando una processualità del dipingere unita all’estetica della materia. Le pitture-sculture di Soldà sono strati monocromi di tempera stesi quotidianamente per anni; una pittura che dà forma al tempo nel suo realizzarsi nello spazio. L’opera cresce ad ogni passaggio del pennello, una cura quotidiana. Giovanissimo, Diego Soldà inizia ad esporre in laguna partecipando alla 83.ma, 84.ma e 85.ma collettiva Bevilacqua La Masa e prende parte a numerose mostre collettive e personali, esponendo, tra gli altri, presso: Museo della Permanente, Milano (2002); Basilica Palladiana, Vicenza (2004); Pinacoteca Nazionale, Bologna (2007); Galleria Arrivada, Coira, Svizzera (2013); Galleria Cart, Monza (2014); Palazzo Monferrato, Alessandria (2015); Galleria San Fedele, Milano (2016); Forte di Gavi, Alessandria (2016); Dimora Artica, Milano (2016); Surplace Artspace, Varese (2018); Atipografia, Arzignano, Vicenza (2023); Studio La Città, Verona (2024, 2025).

ŽELJANA VIDOVIĆ (Lussin Piccolo,1982) è una ceramista e artista croata con una formazione in architettura presso l'università di Venezia. Il suo lavoro esplora l’incontro tra pensiero architettonico e sensibilità materica, dando forma a opere scultoree essenziali, costruite a mano. Ispirata all’estetica wabi-sabi, indaga la trasformazione delle emozioni in materia, in un processo intimo e alchemico. Nel 2025 partecipa alla Milano Design Week, con opere presentate al Salone del Mobile e selezionate per una mostra nel circuito del Fuorisalone. Le sue ceramiche sono incluse nel catalogo ufficiale DePadova 2025 e presentate presso la galleria Casa Gregotti a Milano. È stata inoltre selezionata per 1000 Vases (Paris Design Week / Maison&Objet) e per la mostra internazionale Ceramics in Love a Castellamonte (TO). Le sue opere fanno parte di collezioni private e sono state pubblicate su Vogue Adria, Journal, A Casa Magazine e Super1/Telegram.

STEFANO MARIO ZATTI (1983), nato a Padova, vive in provincia di Venezia. Le sue opere nascono dallo studio delle tradizioni spirituali dell'uomo. È nell'intimità personale che le opere dell'artista trovano la loro origine, per arrivare inaspettatamente a una qualche verità, una radice necessaria. La parola come atto creativo è centrale nella ricerca di Stefano Mario Zatti. Si va dalla rappresentazione puramente simbolica, dove la parola non è un elemento mostrato, ma sotteso - come se i sentimenti fossero trasformati in grafica e la grafica in sentimenti - a opere in cui l'elemento grafico stesso mostra la parola come atto finale e fondante della rappresentazione. Con il progetto Riserva Artificiale, ha partecipato a diverse mostre, tra le quali: “50. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia” (Venezia, 2003); “Emergenze” (Fondazione Pistoletto, Biella, Torino, 2004); “Empowerment. Cantiere Italia, radiografia dell’Italia che cambia attraverso 60 artisti” (Museo d’Arte Contemporanea di Villa Croce, Genova, 2004); “Petrologiche” (Galleria A+A, Venezia, 2004). Ha successivamente esposto, con il proprio nome, nell’ambito delle collettive: “Achtung” (Accademia di Belle Arti, Vienna, 2006); Störung Festival (Barcelona, Spagna, 2008 - 2014); “Le latitudini dell’arte” (Genova, 2017 - Berlino, 2023). Dal 2007 la sua ricerca diventa intima e introversa, ma continua. Il risultato è un imponente corpus di lavori suddiviso in 17 mondi che, nel 2016 viene conosciuto da Elena Dal Molin, dando vita ad una prolifica collaborazione che porta prima alla collettiva “Tre anni sulla pietra”, poi alle mostre personali “Ecumene” (2019) e “La forma delle parole” (2023) presso Atipografia ad Arzignano (VI).