Nella città toscana dei tessuti, per le feste di aprile e nei ponti di primavera (e non solo). Porte aperte ai luoghi delle stoffe del più grande distretto tessile d’Europa, trekking per tutti da “Maledetti toscani” sulle orme di Malaparte, l’Incoronazione di spine di Caravaggio alla Galleria di Palazzo degli Alberti e i gustosi biscotti di Prato.

Non avete ancora le idee chiare per il vostro viaggio a Pasqua? Prato è la meta last minute ideale per un fine settimana diverso, divertente e coinvolgente. La città toscana del tessile è una delle più dinamiche d’Italia, pronta a offrirvi un percorso nella storia passando dal Duomo con il Pulpito di Donatello e gli affreschi quattrocenteschi di Filippo Lippi, per approdare alla contemporaneità del Centro Pecci e all’arte diffusa, sconfinando tra i percorsi di bike e trekking lungo la Via Medicea e la Via della Lana e della Seta, gustando eccellenze enogastronomiche affermate in tutto il mondo (i biscotti, la mortadella e le pesche di Prato, i vini e l’olio delle colline).
Fate subito le valigie per scoprire la capitale del turismo industriale nel distretto del Museo del Tessuto, del Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci e del Mumat – Museo delle macchine tessili, immersa in un grande processo di trasformazione urbana, culturale ed economica in grado di tenere insieme tradizione e innovazione. Una città sempre più green, con un forte sviluppo del turismo sostenibile ed esperienziale a vocazione europea.
Ecco cinque cose da fare per rendere indimenticabili le vostre vacanze a Prato.

Sbirciare sul fiume Bisenzio nascosti nella pescaia del Cavalciotto e camminare lungo il Gorone
Prato ha fondato la sua ricchezza e prosperità sull’industria tessile, puntando sulla modernità e sulla innovazione che, nel corso dei secoli, hanno lasciato importanti testimonianze che oggi si fondono con il paesaggio urbano. Alcuni magnifici esempi di architettura industriale sono tutt’ora sedi produttive, altri sono stati recuperati a nuovi usi. Tutti sono parte di un’atmosfera originale che rende Prato un unicum capace di mescolare, in una sola proposta, la toscanità tipica, l’arte contemporanea e il turismo industriale che sa di futuro. Dal 20 al 23 aprile 2023 a Prato arriva anche la prima edizione di TIPO Festival (Turismo Industriale Prato Festival): quattro giorni per conoscere da vicino il patrimonio industriale del territorio (www.tipo.prato.it), ma per chi vuole scoprire i segreti del tessile sarà sempre possibile creare in autonomia il proprio itinerario. Per le vacanze di Pasqua, ad esempio, si potrebbe partire dal Cavalciotto, una pescaia posta a Santa Lucia che risale al secolo XI, che rappresenta uno dei più importanti esempi di archeologia industriale del nostro territorio, una componente fondamentale del complesso sistema idrico pratese costituito da ben 53 chilometri di gore che partendo da lì attraversano tutto il territorio pratese per poi andare a gettarsi nel fiume Ombrone. La funzione principale del Cavalciotto era quella di deviare il naturale corso del Bisenzio per dare vita al cosiddetto Gorone, la prima e più grande gora di Prato. Originariamente questo complesso sistema idraulico nacque probabilmente per bonificare l’ampia pianura paludosa, che si sviluppava a sud del centro di Prato. Nel corso degli anni fu poi consolidato e utilizzato oltre che per scopi di drenaggio, anche per l’irrigazione, per la difesa e soprattutto come energia idraulica capace di far funzionare prima ben 58 mulini, poi, nel corso dei secoli altre attività produttive, come quelle metallurgiche, cartarie, e soprattutto tessili.

Emozionarsi di fronte a un’opera di Caravaggio nella Galleria di Palazzo degli Alberti
La Galleria prende il nome dal palazzo gentilizio che la ospita, l’antico Casone degli Alberti che, risalente al XIII secolo, dal 1870 è stato sede della Cassa di Risparmi e Depositi di Prato, fondata nel 1830 e istituzione di riferimento della vita sociale e culturale della città. Oggi è la sede della filiale di Intesa Sanpaolo e della nuova Galleria d’arte dedicata alle opere conservate nell’edificio. Il palazzo mantiene la fisionomia tardo-quattrocentesca risalente alla ristrutturazione voluta, probabilmente, dalla ricca famiglia Bardi di Vernio, il cui stemma di foggia cinquecentesca campeggia sulla cantonata esterna dell’edificio. Nel tempo, a seguito di acquisizioni di opere di artisti pratesi e toscani, oltre che negli anni Settanta del Novecento di dipinti di straordinario valore con l’opera di Caravaggio, Coronazione di spine, olio su tela, i capolavori di Giovanni Bellini e Filippo Lippi, nel 1984 all’interno di Palazzo Alberti venne aperta al pubblico un’area museale nei locali della cosiddetta Galleria del piano nobile, poi ristrutturata nel 2005.

Assaggiare i biscotti di Prato amati da Hermann Hesse e Anna Magnani
Il dolce si trova in un manoscritto pratese del XVIII secolo, ma fu solo nel 1858 che Antonio Mattei, aprendo l’omonimo biscottificio tuttora attivo, ne perfezionò la ricetta dando vita al delizioso biscotto alle mandorle. Il biscotto riscontrò subito un favore enorme da parte dei pratesi venendo accolto e annoverato nel patrimonio della città come “il biscotto di Mattonella”, per via del nomignolo attribuito al Mattei. La fortuna di questo dolce tipico pratese si deve alle indubbie abilità di Antonio Mattei che oltre ad essere un esperto fornaio, aveva anche un buon intuito commerciale. Grazie alla sua intraprendenza questo biscotto fu conosciuto e apprezzato anche a livello internazionale (Premi Londra 1862 e Parigi 1867). La ricetta originale, segreta, tradizionale e “inossidabile”, (di cui il biscottificio Mattei è detentore) è rimasta invariata da 155 anni. L’inalterata passione di allora, il gusto per i prodotti artigianali, l’attenzione nella scelta degli ingredienti. La semplicità e la “cura” nel farli (dalle varie fasi di produzione fino al confezionamento nel sacchetto azzurro/blu, chiaro omaggio al blu Savoia per l’Unità d’Italia), ne fanno un prodotto riconoscibile e inconfondibile. Intellettuali (Hermann Hesse), stilisti, artisti (anche Anna Magnani quando passava da Firenze si faceva portare appositamente a Prato per acquistarli), viaggiatori… sono tanti gli estimatori di questo biscotto. Ciò ha fatto sì che, oltre all’antico biscottificio, nascessero altre attività produttive e commerciali che, con il riconoscimento dell’IGP, si sono riunite in un Consorzio per la tutela e valorizzazione del biscotto di Prato. Sono infatti ormai numerosi i fornai e maestri pasticceri che ogni giorno sfornano questo meraviglioso dolcetto per il piacere di grandi e piccini. È consiglio antico inzuppare brevemente i biscotti, uno per uno, prima di portarli alla bocca, nel bicchiere di vinsanto di Carmignano che è indispensabile accompagnamento di questo famoso dolce di Prato.

Fare una passeggiata da “Maledetti Toscani”
I trekking a Prato, con più di 300 km in mezzo alla natura, sono alla portata di tutti. C’è un sentiero (CAI 410) tra le colline che si inerpica fino alla cima del Monte Le Coste. Seguiamo il Cammino di Malaparte (sentiero da sud: 3 km circa, dislivello: 445 metri; media difficoltà – sentiero da nord: 3 km circa; dislivello 82 metri; media difficoltà), un percorso che conduce al mausoleo dedicato al celebre scrittore, giornalista e cineasta pratese Curzio Malaparte (info su https://www.pratoturismo.it/it/cosa/cammini–e–ciclovie/). Fu lui stesso a voler essere sepolto su quella cima brulla battuta dal vento di tramontana come ci ricorda la celebre frase di “Maledetti Toscani”: “Vorrei avere la tomba lassù, in vetta allo Spazzavento, per sollevare il capo ogni tanto e sputare nella fredda gora del tramontano“. E come dargli torto. Il panorama che si apre davanti ai nostri occhi da questa posizione lascia a bocca aperta. Una visuale a 180° che spazia sulla piana del Bisenzio con ai lati Firenze e Pistoia, sul complesso del Monte Ferrato, sul Monte Javello e sulla catena carsica dei monti della Calvana. Non fu certo un’impresa facile portare fin lì il monoblocco di travertino di sei tonnellate, ma i pratesi esaudirono il desiderio del loro illustre concittadino costruendo un’impervia carrareccia tra i boschi.

Prato e i musei: dalla storia del tessuto alla contemporaneità
Prato merita anche per il proprio patrimonio museale. La sua caratteristica peculiare è l’armoniosa coesistenza tra la storia del tessuto e dello sviluppo del tessile pratese con l’arte contemporanea. E, a tal proposito, tra i luoghi più apprezzati d’Italia in questo campo vi è proprio il Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci. Il Centro Pecci è nato nel 1988 con l’obiettivo di presentare, collezionare, documentare e supportare le ricerche artistiche di arti visive e performative, cinema, musica, architettura, design, moda e letteratura: tutte espressioni del contemporaneo che avvicinano il pubblico ai grandi temi e allo stesso tempo aiutano a interpretare la realtà. Dalle origini ad oggi sono state prodotte e ospitate più di 250 tra mostre e progetti espositivi, organizzati eventi speciali e promosse iniziative didattiche per studenti, famiglie e adulti.
Mentre per entrare nel cuore del tessile e della sua gloriosa storia pratese non può mancare una visita al Museo del Tessuto, una delle istituzioni culturali permanenti più attive in Italia per lo studio, la conservazione e la valorizzazione del tessuto e della moda antichi e contemporanei. Rappresenta inoltre la memoria storica e l’interfaccia culturale del distretto tessile di Prato, una realtà che affonda le proprie origini nel Medioevo e che si attesta ancora oggi come una delle più importanti in Europa. Nel 1997 il Museo viene collocato temporaneamente presso il Palazzo Comunale, mentre nel 2003 viene inaugurata la sede definitiva negli ambienti restaurati della ex fabbrica Campolmi, un complesso architettonico di 8.500 mq risalente alla fine dell’Ottocento collocato all’interno delle mura medievali, vero e proprio monumento di archeologia industriale. Il complesso è stato acquisito e restaurato dal Comune di Prato per trasformarlo in un importante polo culturale cittadino, come sede del Museo (dal 2003) e della Biblioteca Lazzerini (dal 2009).

Altre perle del patrimonio museale pratese sono il Museo di Palazzo Pretorio e il Museo dell’Opera del Duomo. Austero e imponente, Palazzo Pretorio domina la Piazza del Comune di Prato, silenzioso testimone delle vicende politiche, civili e militari della città per più di settecento anni. Il Museo rappresenta uno scrigno prezioso di oggetti che raccontano la storia di Prato, con le opere di Bernardo Daddi, Giovanni da Milano, Donatello, Filippo e Filippino Lippi, le grandi pale d’altare dipinte da Santi di Tito e Alessandro Allori, la gipsoteca di Lorenzo Bartolini.
Per quanto riguarda il Museo dell’Opera del Duomo, tra le opere di pregio conservate nelle sue sale ricordiamo: l’opera più antica del Museo, una Testa di Cristo datata intorno al 1220-30; i pregevoli rilievi in marmo bianco, del 1358-60, opera del senese Niccolò di Cecco del Mercia e di suo figlio Sano, che costituivano parte di un antico pulpito esterno; il parapetto originale del Pulpito esterno del Duomo, scolpito da Donatello e aiuti fra il 1434 e il 1438; la piccola Capsella della Sacra Cintola (1446-7), capolavoro assoluto di oreficeria, realizzato da Maso di Bartolomeo; la pala di Filippo Lippi con le Esequie di San Girolamo, commissionata intorno al 1453; il notevole Crocifisso sagomato di Botticelli (1488-90); il Trasporto della salma di santo Stefano (1865), dipinta dal pratese Alessandro Franchi, opera tra le più originali e sentite dell’artista.
INFO TURISTICHE PRATO Comune di Prato - Ufficio Informazioni Turistiche Piazza del Comune Tel. e Fax 0039 0574.1837859 Orario lun. - sab. 9,30-19, dom. e festivi 9,30-18,30 e-mail: info@pratoturismo.it COME ARRIVARE A PRATO In aereo Aeroporto Amerigo Vespucci Firenze (Peretola) Aeroporto Galileo Galilei Pisa In auto A1 uscita Calenzano-Sesto Fiorentino A1 connessione A11 Firenze Nord A11 uscite Prato Est, Prato Ovest SP 325 Prato-Bologna In treno Ferrovia Firenze-Bologna-Prato stazione centrale Ferrovia Firenze-Viareggio-Prato stazione centrale, stazione Borgonuovo e stazione Porta al Serraglio