Realizzato per l’etichetta Multiforce e realizzato con la direzione artistica di Massimo Priviero e la collaborazione di Riki Anelli. Un ritorno alla musica e alla composizione con il racconto degli “ultimi”, protagonisti della storia recente e di un mondo che ripete i suoi sbagli.

Sergio Borsato è uscito venerdì 17 marzo con l’album “Liberi e forti” (etichetta Multiforce).
«Se vogliamo a tutti i costi dare un’etichetta alla mia “attività di Chansonier”, allora diciamo pure che sono un cantautore, compositore, melodista, che ha cercato sempre di dare voce e dignità ai “relitti” della società, perché vedevo ardere in loro il fuoco della vita e nei loro occhi la voglia di riscatto» afferma Sergio Borsato.
Parla di questo “Liberi e forti”  il nuovo album del cantautore veneto dedicato agli umili e ai deboli, raccontati ripercorrendo alcune tappe cruciali della storia italiana ed europea del Novecento.
Tra le sue influenze quella nordamericana della triade Bob Dylan, Leonard Cohen e Joni Mitchel oltre a quella francofona, più antica, sofisticata e politicizzata, che fa capo a Georges Brassens, Leo Ferré e Jacques Brel, maestri che lo stesso Borsato definisce: «Cesellatori di vissuto, menestrelli e foto-musicanti, che valgono per la nostra tromba di eustachio, quanto vale un quadro di Van Gogh o di Monet al bulbo oculare».
Un disco che parla di amore, morte e anarchia, cercando di dipingere un quadro musicale che potesse in qualche modo destare l’attenzione di chi lo vede-ascolta, meditando sulle increspature dell’esistenza. Un ritorno a tutti gli effetti, dopo una pausa presa a fine 2015, con un rinnovato desiderio di suonare e comporre alimentato dal complice e amico Massimo Priviero.

Track by track
Intro (LIBERI  E FORTI) - È un recitato che fa da manifesto all’album. Una sorta di dichiarazione, il più possibile poetica, d’intenti. Al suo interno il desiderio di tenere idealmente strette nelle mani le storie raccontate, come le figure libere e forti sulle quali è costruito tutto questo viaggio.
FIGURE DI VAPORE - Figure quasi invisibili. Molto spesso dal valore infinitamente più grande delle masse, che seguono percorsi predefiniti e già battuti. Sono come sbuffi di vapore, che escono dagli anfratti della terra. Eppure, anche se al primo sguardo non sembra, hanno colore, diverso, più intenso e forte. Loro si battono per dare aiuto concreto a chi vive ai margini della società e non ha voce o forza per andare avanti, a chi vive nel dolore imposto dai tiranni. Scritta in contemplazione, senza citazione diretta, pensando ad un uomo che l’autore ha ammirato profondamente: Gino Strada
BIRKENAU UNTER DEM BLAU - Dalle molte tragedie che si sono succedute nel Novecento l’uomo ha imparato poco, molto meno di quanto avrebbe dovuto. Tanto è stato scritto su questi drammi senza tempo. Tanti libri, film e canzoni. Tanto di tutto, a futura memoria, anche se evaporata,  del passaggio più terribile del male che gli esseri umani sono capaci di fare. E quello che non dovrebbe mai essere dimenticato, per non accadere più, ritorna invece con tutto il suo orrore. «Ho voluto mettere anch’io la mia piccola pietra, come un rintocco di campana che sveglia le coscienze». Borsato.
LE COLLINE D’ARMENIA - Ci sono stati e ci sono ancora oggi popoli in fuga. Uomini ai quale è stata rubata la terra. La storia d’Armenia è un esempio di tutto questo. Il brano cerca di raccontare il dramma in modo leggero, amplificando lo struggimento di un ricordo buono, che non può altro che venire da fotogrammi di momenti felici, stampati nella mente di chi li ha vissuti. Anche la nostalgia può essere un sentimento dolce se assaporato col sorriso, guardando lo scorrere del tempo passato, lì,  alla Masseria, lungo la linea del sole.
NORMA - La vicenda drammatica delle foibe e dei drammi nella terra d’Istria, ha avuto in questi ultimi anni, fortunatamente, l’attenzione che meritava. Norma Cossetto era semplicemente una ragazza italiana. Una giovane donna innamorata della vita e dei suoi studi. Un’innocente, che ha pagato con la vita il fatto di essere nel luogo sbagliato al momento sbagliato. Dove la follia di menti criminali, alimenta se stessa uccidendo l’innocenza.
TIOCH FAIR AR LA’ - Questa canzone è metafora di un cammino e di un sogno che non muore. Se siamo convinti che un giorno migliore dovrà arrivare, dobbiamo essere capaci anche di non dargli scadenze. Dobbiamo lavorare per quel giorno migliore. Soltanto in questo modo possiamo inseguire quel sogno. E in attesa di quel giorno possiamo anche ballare, in una magica sera vestita del verde inimitabile che ha solo un prato irlandese.
GENOVA - Il brano nasce da un ricordo, scritto e condiviso, da una ragazza vicentina. «Leggendola l’ho pensata dispersa nei carugi genovesi. Mi sono identificato con lei. Tante volte, anch’io mi sono perso estasiato nei vicoli di Genova, osservando  quelle che potreste chiamare increspature ideali. E associandola, mi venivano in mente le bellissime rughe di vita delle mani di mia nonna. Genova, nel racconto di Marta, si accostava così, nei miei pensieri, alla città a me più vicina, più dentro di me; Venezia, nel cui entroterra sono cresciuto e vivo» Borsato.
EL BARBASTRIJO - Canzone dedicata all’amico Gino Pistorello, detto “Pisto”, poeta di Bassano del Grappa. Racconta la sua maniera di essere artista, il suo modo di alzare gli occhi al cielo, la sua capacità di guardare e vedere oltre ciò che gli occhi vedono e di emozionarsi per ciò che l’uomo comune spesso non vede. In questo nasce il paragone con le rondini, che ritornano al proprio nido dopo aver svernato in Paesi esotici, e guardano meravigliati sotto il loro tetto una strana figura. Un animale che dorme a testa in giù, come un angelo caduto,  un angelo sbagliato.
MALU ENTU - Si può amare la propria terra d’amore infinito. Fino a lasciare andare la propria vita, lasciarsi morire d’inedia, per dare un chiaro segnale al mondo, che  possa far capire  la necessità e l’aspirazione di liberare la propria madre terra. Doddore Meloni, indipendentista sardo, nell’anima aveva questa aspirazione e, al pari dell’indipendentista irlandese Bobby Sands, si è lasciato morire, così come un’allodola quando cerchi di toglierle la libertà di volare via, nel cielo infinito. L’autore lo ricorda così,  seduto su uno scoglio di Malu Entu, il suo Regno, in quella Sardegna che lui voleva libera e indipendente, a guardare il mare e il volo dei gabbiani,  in cerca di  di  una strada migliore per la sua gente.
CANZONE PER MICHELE - Michele è un artista, figlio di un amico caro, un giovane con sogni che bruciavano da svegli e progetti importanti da realizzare. Scriveva canzoni, per comunicare ad altri giovani, tutto il vuoto che li circonda, soprattutto l’attenzione alle loro necessità e infondere speranza in un futuro migliore. Voleva dare voce a loro, Michele, rischiarare un po' l’esistenza e far in modo di tenere lontane le miserie del mondo. Un ragazzo portato via alla vita da un destino beffardo e dalla  superficialità di chi dovrebbe essere sentinella attenta. Poteva dare molto; non glielo hanno permesso. «Ma voglio credere che il suo sogno non sia finito qui e sia nel cuore dei giovani che lo hanno seguito e amato» Borsato.
LA BAMBINA DI KIEV - Qui non si parla di chi ha ragione o chi ha torto. Sarebbe pure troppo facile. Qui si fotografa la miseria degli uomini e la loro ostentata ignoranza, con il volto di una bambina costretta a lasciare la sua casa, il suo paese, a causa di una guerra che come tutte le guerre è ingiusta. Qui si parla di innocenti che pagano il prezzo della follia di chi pensa di risolvere tutto con la forza delle armi. Non è certo una storia nuova, è storia che si ripete, come fosse sindrome compulsiva, come maledizione dell’umanità. Una tragedia che ritorna e che sembra non aver mai fine. E gli occhi intrisi di lacrime, di una bambina, a prescindere dalla nazionalità, sono l’atto di accusa verso gli adulti che per bramosia di potere, calpestano tutto e tutti.
LIBERI E FORTI - «Volevo tornare sul tema dell’album. Giusto sulle figure che ne sono protagoniste. Ma dopo il recitato iniziale ho pensato di farlo in modo enfatico, ritmico. Anche qui con un po’ di sapore irlandese, pur con riferimenti al country di matrice USA. Perché i liberi e i forti alla fine combattono e vanno avanti. Ed ogni giorno imparano che le porte vanno tenute aperte. Perché altri uomini liberi e forti, nel rispetto delle regole umane, possano entrare dentro ad una casa comune» Borsato.
LA STRADA DEL DAVAI (bonus track) - «Ho sempre amato molto questa canzone. Perché parla di alpini. Perché canta nella mia lingua. Perché racconta di soldati contadini veneti e italiani nella guerra di Russia di tanti anni fa. Perché gli alpini sono stati e sono prima di tutto una comunità. Un modo di stare al mondo che è anche il mio. Perché siamo figli della stessa terra. Perché siamo in modo simile liberi e forti» Borsato.
Credits
Testi e musica: S.Borsato, eccetto “testo Intro parlato Liberi e forti” (M.Priviero/Riki Anelli), “La bambina di Kiev” (Borsato/Priviero) “La strada del Davai” (Feat. M.Priviero)
Produzione artistica: M. Priviero
Arrangiamenti: Riki Anelli, Massimo Priviero, Sergio Borsato
Sergio Borsato nasce in Svizzera nel 1962. Figlio di immigrati veneti, trascorre la sua infanzia in parte con i nonni paterni, a Cartigliano - un ridente paesino delle campagna veneta alle porte di Bassano del Grappa situato sulle sponde del fiume Brenta - e in una piccola cittadina svizzera vicino a Zurigo. A 6 anni inizia a suonare l'armonica a bocca e a 10 il padre gli regala la prima chitarra, una sei corde spesso a cinque... Pink Floyd, Eagles, America, Crosby e gli italiani De Andrè, Bubola, De Gregori, Guccini, Bertoli, Vasco lo accompagnano. Inizia a scrivere la prime canzoni nel 1978, all'età di 16 anni. A 18 anni inizia a frequentare circoli filologici locali e, a Bassano del Grappa, conosce e frequenta il poeta scomparso Gino Pistorello con il quale inizia un interscambio di idee linguistiche e culturali. Prende coscienza che il Veneto è una lingua di trasferimento e di appartenenza e inizia a scrivere le prime canzoni in coiné Veneta. Collabora con vari gruppi musicali locali e nel 1986-87 si avvicina a gruppi che perseguono finalità autonomiste ed indipendentiste ed è in questo ambiente che nascono le prime idee musicali. Borsato riesce comunque a destare l'attenzione degli addetti ai lavori. Nel 1999 inizia il suo primo tour musicale che lo porta in 15 città, pubblicando in seguito l'album "live tour 1999". Nel 2001 con la nuova casa di produzione musicale indipendente Daigo Music Italia srl dà vita al primo grande progetto discografico "La strada bianca". La scelta dei musicisti ricade su nomi di maggior prestigio nazionale ed internazionale quali Andrea Braido alle chitarre (Vasco Rossi, Eros Ramazzotti, Mina, Celentano, etc), Massimo Varini, alle chitarre (Nek, Laura Pausini, etc), Davide Ragazzoni alla batteria (Branduardi), Stefano Olivato al basso (Patty Pravo), oltre ad una serie di musicisti molto bravi tra i quali Marco Fanton (chitarre) e Alessandro Chiarelli (violino). Nel 2003 Sony Music Italia, ascoltato l'album, avvicina l'artista e decide di distribuirlo in tutta Italia e all'estero con un contratto in esclusiva: Germania, Svizzera, Francia, Stati Uniti, etc. L'album, che desta molto interesse anche da parte della stampa internazionale, viene recensito tra l'altro su America Oggi, il piú importante quotidiano americano dedicato agli italiani all'estero, oltre che su varie testate nazionali. Rai 2, nel settembre 2004, lo vuole come ospite al Follia Rotolante Tour, nella tappa di Lido degli Estensi Il primo singolo dell'album "La strada bianca" viene programmato da numerose emittenti radiofoniche italiane. Nel 2008 è fra gli autori “Freedom” programma di Rai 2 interamente dedicato alla musica, in onda in seconda serata (a mezzanotte e quaranta). Nel 2022, dopo circa 15 anni di pausa, Borsato ritorna con un nuovo singolo, “La bambina di Kiev”, mentre il 2023 è iniziato con la pubblicazione di “BIRKENAU - Unter dem blau” e di “Liberi e forti” title track del nuovo album pubblicato il 17 marzo.