Dal 30 maggio sarà nuovamente visitabile dopo il recupero e la manutenzione, curati e finanziati dal Parco Valle dei Templi, che hanno permesso di rendere fruibili i mosaici, le terme e l’intera struttura che sarà aperta alle visite dal 1 giugno al 30 settembre (dalle 9 alle 19) secondo un piano di presenze contingentate.

Sarà restituita alla comunità e ai visitatori la villa romana di Durrueli, a Realmonte, nell’Agrigentino. La villa che si trova alla foce del fiume Cottone, nella baia tra Punta Piccola e Punta Grande, riaprirà martedì 30 maggio alle 11.30. Si tratta di una vera e propria “villa marittima” di età imperiale, risalente al primo secolo dopo Cristo, decorata a mosaici, con le terme perfettamente visibili e affacciata sul mare, a poche centinaia di metri dalla Scala dei Turchi.

Il recupero e la manutenzione, curati e finanziati dal Parco Valle dei Templi, hanno permesso di rendere fruibili i mosaici, le terme e l’intera struttura che sarà aperta alle visite dal 1 giugno al 30 settembre (dalle 9 alle 19) secondo un piano di presenze contingentate e un progetto che prevede anche un percorso unico e un cartellone di spettacoli e incontri.
Saranno presenti alla riapertura della villa l’assessore regionale ai Beni culturali, Francesco Paolo Scarpinato, il direttore del parco archeologico e paesaggistico Valle dei Templi, Roberto Sciarratta, il sindaco di Realmonte, Santina Lattuca, il presidente del consiglio del Parco, Giovanni Crisostomo Nucera, l’archeologa del Parco, Maria Serena Rizzo.
Già dalla mattina di martedì si potrà partecipare a due visite guidate di CoopCulture, gestore dei servizi aggiuntivi.

La villa marittima di Realmonte sorge al centro della baia di Punta Grande, alla foce del torrente Cottone, pochi chilometri a ovest dello scalo commerciale di Agrigentum.
La villa, affacciata sul mare, è organizzata in due settori principali: uno residenziale, con peristilio-giardino, cubicula (camere da letto), tablinum (sala-soggiorno), triclinium (sala da pranzo), magazzini, e uno termale, che comprende un grande ambiente spogliatoio (apodyterium), con pareti rivestite in marmo e pavimento mosaicato in tessere rosa e nere con la rappresentazione di Scilla, mostro marino femminile che tiene un timone, il calidarium, piccola stanza riscaldata e il frigidarium, con pareti rivestite in marmo e pavimento mosaicato attraverso cui si accedeva ad una grande vasca circolare con le pareti rivestite di marmo. Le fasi principali della villa si datano fra I e II secolo d.C.
La villa è stata scoperta nel 1907 durante i lavori di scavo per la realizzazione della ferrovia Castelvetrano-Porto Empedocle, portando alla luce l’impianto originario dell’antica abitazione romana formata da due ambienti in opus sectile, decorati con lastre di marmo, e tre ambienti in opus tessellatum, decorati con pavimenti a mosaico.

Il complesso termale all’interno della villa, tipicamente presente nelle ville patrizie romane, testimonia il benestante status economico dei suoi proprietari.
Secondo una recente ipotesi, basata sul rinvenimento di alcune tegole con bollo di fabbrica, la villa sarebbe appartenuta ad un esponente dell’importante famiglia degli Annii, di cui è noto il coinvolgimento nello sfruttamento delle miniere di zolfo del territorio agrigentino.
All’esterno sono riconoscibili il muro della recinzione e il terrazzamento che consentiva l’approdo verso il mare, poco distante dalla villa stessa.