Oggi ospitiamo un articolo della nostra collaboratrice che si rifà a una storia vera, purtroppo vera, e che vede la protagonista (utilizziamo nomi di fantasia) coinvolta in vicende lavorative al di poco sconcertanti.

Elisa ha 34 anni, è originaria di Crema in provincia di Cremona e da quattro anni vive ad Arese (Mi), città di origine del marito. Giacomo è il nome del loro bambino, nato a Gennaio 2022.
Sin dalla fine della scuola superiore Elisa ha sempre lavorato prima come commessa poi come segretaria in uno studio pediatrico e come barista, e dal 2017, una volta arrivata ad Arese, ha trovato impieghi temporanei vari come commessa in diversi negozi. In questo ultimo anno e mezzo, lasciata a casa causa pandemia, Elisa ha dedicato il suo tempo alla famiglia.
A settembre 2022 ha iscritto Giacomo al nido di Arese e ha iniziato la ricerca di un lavoretto per ritagliarsi un po’ di tempo per se stessa e per guadagnare qualche soldino e contribuire alle spese familiari. Grazie al contatto di una sua amica, ex collega, invia il cv ad un Negozio della zona dove è aperta una ricerca di personale part time.
Elisa ci racconta: “Quel giorno al colloquio è emerso il mio essere mamma di un bambino di 1 anno, la responsabile, 28 anni senza figli, ha fatto una faccia strana, era un po’ trattenuta e mi ha detto che aveva alcune perplessità in quanto l’avere un figlio difficilmente si concilia con la flessibilità che il lavoro richiede (cambi turno dell’ultimo minuto e così via). Ho mostrato la massima disponibilità e serietà ma ero convinta che non sarebbe andata a buon fine. Poi invece mi hanno offerto un contratto di 3 mesi a 20 ore settimanali, penso anche grazie alla referenza della mia amica”.
Tutto è iniziato per il meglio, Elisa impara tante cose ed è brava col pubblico come le viene anche riconosciuto dai responsabili. A dicembre, per far fronte alle feste natalizie, il contratto di 20 ore part time viene trasformato in 40 ore full time, Elisa non si tira indietro nonostante è cosciente che questo la metterà in difficoltà. E infatti qualche giorno dopo Giacomo ha 39,5 di febbre e il marito di Elisa la chiama mentre è in negozio da poco più di un’ora chiedendole di affrettarsi a tornare in quanto è necessario andare al pronto soccorso.
Ero certa che le 40 ore sarebbero state un disastro e ancor di più gli orari di chiusura alle 22. Per fortuna avevo mia suocera che un po’ mi dava una mano ma non avevo una babysitter in quanto il cambio contratto è stato improvviso e a dicembre Giacomo ha iniziato a stare male sempre e ho dovuto ritirarlo dal nido. Quell’episodio del pronto soccorso mi ha senza dubbio penalizzata. In quelle settimane ho davvero fatto i salti mortali per essere sempre presente e disponibile”.

A fine dicembre Elisa chiede informazioni sulla possibile estensione del contratto. La responsabile la rassicura dicendole che non prevede problemi e invece il 29 Dicembre riceve una telefonata dal capo di area che le comunica che da gennaio non avrà più un lavoro in quanto alcuni negozi della catena hanno chiuso e quindi il personale a tempo indeterminato ha la priorità su di lei.
Avrei dovuto capire, sono stata ingenua. Avevano paura che se avessi saputo del licenziamento me ne sarei andata prima della fine del contratto e sarebbe stato un disastro per il Negozio in quei giorni di festa. Non l’avrei mai fatto, mi reputo una persona seria e affidabile e esigo trasparenza e sincerità. Avrei capito e avrei avuto il tempo di organizzarmi e invece così mi sono ritrovata senza un lavoro da un giorno all’altro. Sono schifata da tutta questa falsità e dal menefreghismo che regna in quell’ambiente”.
Tanta delusione, questo è quello che prova Elisa a qualche settimana dal licenziamento. Ma la cosa peggiore accade poi qualche giorno dopo ancora. Esce per salutare un’amica e scambiare con lei due chiacchiere, passa quasi per caso davanti al Negozio e nota un cartello: cercasi personale part time con esperienza. Elisa sprofonda, le hanno mentito ancora. Non hanno avuto il coraggio di dirle il vero motivo per il quale l’avevano licenziata ovvero: è una mamma e in quanto tale non può garantire una flessibilità totale di orario, non può garantire presenza al 100%, non può adattarsi a cambi di contratto schizofrenici e non concordati per pure esigenze commerciali del Negozio, non può fare le 22 tutte le sere senza battere ciglio e non può di certo rilassarsi e bere un drink dopo la chiusura in attesa dell’ennesima serata da sballo a Milano.
Elisa è in cerca di lavoro. In caso foste alla ricerca di personale serio e motivato scrivete pure alla redazione di Ottiche Parallele per entrare in contatto con Lei.