Brano dal testo ora allucinato, ora epico¸ sicuramente lucido, che anticipa l’album “Kulbars” che uscirà il 10 marzo per Bonimba/Santeria/Audioglobe e realizzato con il sostegno di Italia Music Lab.

artwork Elena Marinozzi

Un pezzo rock dalle atmosfere tenebrose, un testo ora allucinato, ora epico. Sicuramente lucido.
È  uscito il 3 marzo “Spettro”, il nuovo brano di Gaube che anticipa l’album d’esordio “Kulbars”, fuori il 10 marzo per Bonimba/Santeria/Audioglobee con la produzione di Francesco Cerasi e realizzato con il sostegno di Italia Music Lab.
Dopo il precedente singolo “Muro”, che affrontava il tema delle migrazioni, l’artista più outsider della discografia italiana ispirato dal prog-rock e dalla tradizione cantautorale per dare nuova vita a una concezione militante dell’espressione musicale, torna con un brano che racconta “la necessità di emancipazione di classe da parte di un individuo, all’interno di una società che rende sempre più difficile, o addirittura impossibile, la mobilità sociale”. Una società caratterizzata dal culto tributato dalle masse a una ristretta minoranza di successo, che ha costruito le proprie fortune a discapito di quella stessa maggioranza che la idolatra.
Idealmente legato in forma di trittico ad altre due tracce presenti nell’album, “Spettro è il flusso di coscienza di un immaginario protagonista di estrazione proletaria alle prese con un processo di trasformazione individuale: il raggiungimento di una consapevolezza politica e la conseguente radicalizzazione ideologica.
Fra chitarre elettriche distorte dall’andamento minaccioso, mellotron, sintetizzatori e pianoforte, “Spettro” è un brano serrato e solenne dal punto di vista sonoro, volutamente duro nel testo, soprattutto nella rabbiosa chiusura: “E non lamentarti se impugna le armi / Tra botte e ingranaggi da troppi anni / E non lamentarti se impugna le armi / Chinato sui campi da troppi anni”.
Come si diceva un tempo, chi semina vento raccoglie tempesta.

foto Giovanni Laghetto
Lorenzo Cantini, in arte Gaube (in omaggio al cognome della nonna di origini tedesche), è un cantautore di 27 anni proveniente da un piccolo borgo dell'Alta Maremma con l’urgenza espressiva di dar voce a temi e riflessioni che l'arte - la musica odierna più nello specifico - faticano o non vogliono raccontare. Artista decisamente engagé, nato e cresciuto in Maremma prima di trasferirsi nella “rossa” Bologna, Gaube è un outsider della nuova musica italiana, tanto disinteressato alle logiche dei click e delle views quanto convinto sostenitore di un approccio militante all’espressione artistica e di una musica politica che guarda con ammirazione a De Andrè e agli Area, ai Genesis e ai Pink Floyd, ma anche ai contemporanei Verdena e Iosonouncane. Il suo primo EP Confini – che riunisce i singoli Motore, Palafitte e la title-track – ha rivelato un sincero amore e una precisa conoscenza dell’orizzonte musicale degli anni ‘70, sia come sonorità che come modalità di registrazione: le canzoni di Confini infatti sono state registrate quasi interamente in presa diretta con la band, fra strumenti acustici e organi Hammond. Anticipato dai singoli Muro e Spettro, Kulbars è il suo album d’esordio, in uscita il 10 marzo per Bonimba/Santeria/Audioglobe.
Credits
Testo e musica: Lorenzo Cantini
Etichetta: Santeria/Bonimba
Distribuzione: Audioglobe
Edizioni: Bonimba Edizioni
Artwork: Elena Marinozzi
Lorenzo Cantini –Voce, Pianoforte, Mellotron
Lorenzo Chiarello –Basso, Sintetizzatore
Emilio Valentino –Chitarra elettrica
Davide Sorresina – Batteria
artwork Elena Marinozzi