Eccoci con lo  speciale dedicato alle mostre. Il Museo Correr a Venezia ospita la mostra “Gli anni Settanta: i lenzuoli”. A Lugano la Pittura Analitica al Kromya Art Gallery. Torino, la Fondazione Merz presenta una collettiva fotografica.

“CARLA ACCARDI. Gli anni Settanta: i lenzuoli”
a cura di Chiara Squarcina e Pier Paolo Pancotto
in collaborazione con Archivio Accardi Sanfilippo

28 aprile  – 29 ottobre 2023
Muso Correr, Sala Quattro Porte
San Marco, 52 – Venezia
orari: aperto tutti i giorni dalle 10 alle 18 (ultimo ingresso ore 17)

biglietto: prezzi del museo (clicca qui) https://correr.visitmuve.it/it/pianifica-la-tua-visita/biglietti/
https://correr.visitmuve.it/

Carla Accardi, Lenzuolo, 1974, stoffa dipinta, 230x255cm.
L’iniziativa del Museo Correr – afferma la dirigente Area Attività Museali e co-curatrice della mostra Chiara Squarcinacade a ridosso del centenario della nascita dell’artista che, pur avendo vissuto a Roma, ha stabilito, nel corso della propria esistenza, un legame costante con Venezia, sia a livello individuale che professionale. Tra l’altro, nel 1948 ha esordito alla Biennale facendovi ritorno nel 1964 (sala personale introdotta in catalogo da Carla Lonzi), 1976, 1988 (sala personale) e nel 1993 comparendo anche nell’edizione del 2022. Opere, foto ed altro materiale documentario attestano il suo rapporto con la città lagunare compresa una immagine del 1952 quando, in occasione di una mostra alla Galleria del Cavallino, visitò col marito, l’artista Antonio Sanfilippo, e Tancredi Parmeggiani la collezione Guggenheim”. Il progetto veneziano a cura di Pier Paolo Pancotto (in collaborazione con l’Archivio Accardi Sanfilippo, Roma) in quanto omaggio e non mostra antologica, presenta, sotto forma di installazione, una ristretta selezione di lavori posti in dialogo con gli ambienti storici del museo, in particolare quelli della Sala Quattro Porte posta lungo il percorso della Quadreria allestita da Carlo Scarpa. Si tratta dei Lenzuoli, un ciclo di opere avviato negli anni Settanta del 900 raramente visibile nel suo insieme e che, pur nella sua specificità visiva e semantica, risulta del tutto indicativo della ricerca dell’artista e, a suo modo, riassuntivo del suo percorso creativo. “Varie ragioni – annota il curatore della mostra, Paolo Pancottorendono Carla Accardi (Trapani, 1924 – Roma, 2014) una delle figure più significative dell’arte del XX secolo. Nel secondo dopoguerra ha contribuito all’affermazione dell’arte non figurativa in Italia promuovendo – unica donna in un consesso interamente maschile – il gruppo Forma (1947); negli anni Cinquanta ha sviluppato la poetica del segno affermandosi tra i protagonisti dell’Art autre di Michel Tapié; nel decennio seguente ha introdotto l’uso di un inedito materiale plastico trasparente, il sicofoil, ed ha abbandonato le tempere a favore di vernici colorate e fluorescenti aprendo la sua ricerca ad effetti optical e ambientali. Superati i Settanta, segnati da un marcato impegno nelle attività sociali e nel femminismo (con Carla Lonzi e Elvira Banotti nel 1970 è stata tra le fondatrici di Rivolta femminile), ha attraversato gli anni 80 e 90 del Novecento ed è approdata al nuovo Millennio con un rinnovato interesse per la pittura sviluppando costantemente il proprio linguaggio fatto di segni e giustapposizioni cromatiche”.

“GIORGIO GRIFFA e RICCARDO GUARNERI”
fino al 7 maggio 2023
Kromya Art Gallery
Viale Franscini, 11 – Lugano

Orario: lunedì, martedì, giovedì e venerdì 10.00-16.00, mercoledì e sabato su appuntamento
Ingresso libero
www.kromyartgallery.com

Giorgio Griffa e Riccardo Guarneri, Kromya Art Gallery Lugano, 2023, installation view. Ph. Bruno Bani
Prosegue fino al 7 maggio 2023 la mostra che Kromya Art Gallery Lugano dedica agli artisti Giorgio Griffa e Riccardo Guarneri, esponenti di spicco della Pittura Analitica, una corrente artistica alla quale la Galleria ha sempre riservato grande attenzione. Entrambi gli artisti, invitati da Christine Macel, hanno partecipato alla 57. Esposizione Internazionale d'Arte - La Biennale di Venezia (2017), con una sala a loro dedicata. Una ricerca pittorica, quella di Griffa e Guarneri, di grande attualità̀ che, negli ultimi cinquant'anni, ha saputo cambiare, rimanendo tuttavia fedele a se stessa, attraverso la restituzione di opere analitiche, puntuali, precise, in cui quello che si vede è quello che è. Il percorso espositivo comprende una quarantina di lavori realizzati dagli anni Sessanta ad oggi da due artisti che, seppur in maniera diversa, hanno fatto parte di quella che la storia dell'arte ha definito solo in anni recenti come Pittura Analitica, e che a lungo è stata indicata come Pittura PitturaNuova Pittura o Pura Pittura. La Pittura Analitica si oppone all'ideologia del decennio precedente, ponendo al centro non più il sistema che sta intorno all'opera d'arte, bensì l'opera d'arte stessa, generando un nuovo punto di vista. Le verità del decennio precedente vengono messe da parte: l'incertezza del risultato, il dubbio permanente e la devianza da un percorso lineare rimangono alcuni fattori salienti di un'esperienza che si oppone a qualsiasi aspetto dottrinario. Alla teoria si affianca la prassi. L'opera diventa una sorta di diario di bordo, una descrizione in divenire del proprio operare che perde la sua aura per diventare, appunto, prassi. Tutto ciò ha reso la Pittura Analitica peculiare, tanto da poterla definire un movimento / non movimento. D'altra parte, facendo proprie le teorie di Nietzsche e Heidegger, sono giustappunto gli anni Settanta a erodere la concezione unitaria della storia, aprendo così le porte a una nuova epoca, in anticipo rispetto ad alcuni principi propri del Postmoderno e della Transavanguardia. Griffa e Guarneri, insieme ai loro compagni di viaggio, hanno indicato una nuova strada: trattasi di arte e artisti liberati dalla retorica informale, dall'accademismo astratto e, soprattutto, dal dogma minimalista. È questa la rivoluzione silenziosa degli anni Settanta, dove la pittura è intesa come mezzo, e non più come fine, per riappropriarsi di un linguaggio e di una rinnovata creatività, dove il manufatto assume nuovamente un proprio ruolo, così come il processo operativo. La luce della pittura si manifesta come segno, traccia e colore, i quali si uniscono in questo modo al quarto elemento della storia dell'arte: lo spazio. Iononrappresentonullaiodipingo: questo lo slogan programmatico di Griffa già nel 1973. Per lui dipingere significa lasciare un segno sulla superficie grezza della tela, un segno che porta con sé tutta l'eredità della storia dell'arte, dalle grotte di Lascaux alle Avanguardie, un segno che dialoga con le pieghe della tela ora diventata parte integrante dell'opera stessa, in linea con i colleghi francesi del gruppo Support/Surface (Louis Cane, Noel Dolla, Claude Viallat, Daniel Dezeuze). Guarneri, invece, è più̀ vicino alla poetica astrattista di Dorazio, ma con una "musicalità̀" diversa: colori tenui che arrivano da una tradizione tipicamente fiorentina quattrocentesca, con tracciati minimi realizzati con matita e tecniche miste acquerellate dagli effetti calligrafici, dove l'oriente entra in punta di piedi. Lascia che sia la luce stessa a decidere il colore: il colore-luce, a suo avviso, deve ipotizzare un nuovo modo di vedere, allargando e aumentando il campo della percezione.

PALERMO MON AMOUR
Enzo Sellerio, Letizia Battaglia, Franco Zecchin, Fabio Sgroi, Lia Pasqualino”

a cura di Valentina Greco
fino al 24 settembre 2023
Fondazione Merz
Via Limone, 24 – Torino
orario: da martedì a domenica ore 11-19 – lunedì chiuso
biglietti: intero 6 euro – ridotto 3,50
www.fondazionemerz.org

Palermo mon amour – Courtesy Fondazione Merz Torino
La Fondazione Merz, in collaborazione con il Centro Internazionale di Fotografia Letizia Battaglia, presenta fino al 24 settembre 2023 la mostra collettiva “Palermo Mon Amour, inedito affondo nella storia di una città contraddittoria e immaginifica restituito attraverso l’obiettivo della macchina fotografica di cinque autori d’eccezione: Enzo Sellerio, Letizia Battaglia, Franco Zecchin, Fabio Sgroi e Lia Pasqualino. In mostra un itinerario per immagini, un viaggio visivo nel cuore e nella storia di Palermo raccontata attraverso gli sguardi e le intuizioni di cinque grandi maestri dell’immagine fotografica. L’esposizione, a cura di Valentina Greco, restituisce uno scorcio della storia di Palermo dagli anni ’50 al 1992, esplorando l’immaginario poetico di una città in continua deflagrazione e non sempre ricomposta nella sua complessità. Alla visione gentile, giocosa, colta e antiretorica che caratterizza gli anni ’50 e ’60, lacerata da scenari di miseria e degrado ma anche attraversata da una tensione alla rinascita civile ed economica, seguono gli assalti degli anni ’70 e i fatti di cronaca feroce che costellano la vita quotidiana di Palermo fino al 1992, l’anno in cui sembrava che tutto potesse cambiare. Alle rivoluzioni del movimento punk e alle manifestazioni studentesche si affiancano le produzioni teatrali, l’arte, la vita politica contraddittoria nella costruzione di uno stato d’eccezione costante, di cui la scrittura e la fotografia sono state attente osservatrici e protagoniste. Il titolo della mostra trae ispirazione dal romanzo  Hiroshima Mon Amour di Marguerite Duras. L’esposizione è pensata come una passeggiata visiva, dal ritmo incalzante e costellato di incontri, che percorre Palermo all’interno degli spazi della Fondazione Merz attraverso oltre ottanta fotografie, di medio e grande formato, provenienti dagli archivi dei cinque autori coinvolti. Completa il display della mostra una selezione di immagini in movimento che restituiscono materiali di repertorio, affiancando alla narrazione fotografica le voci che hanno esplorato, con diverse modalità espressive, l’immaginario di Palermo. Spiega Valentina Greco, curatrice della mostra: “La fotografia è un dispositivo necessario per sperimentare un linguaggio che possa raccontare cosa accade in una città, che cosa sia una città. Scattare una fotografia significa partecipare alla felicità, alla fragilità, alla quotidianità, alla eccezionalità, alla ferocia, all’ipocrisia, all’affabulazione, alla ricchezza, alla miseria, alla meraviglia delle situazioni collettive sia pubbliche che private. Le fotografie svelano l’implacabile decostruzione del tempo, e rivelano che tra due situazioni c’è lo scompiglio, la deflagrazione”. Inserendosi nel solco di un dialogo di lunga data che Fondazione Merz coltiva con il territorio siciliano, “Palermo Mon Amour invita il visitatore a immergersi nella storia di una città travagliata e crepitante di energie sommerse. I codici visivi di Enzo Sellerio, Letizia Battaglia, Franco Zecchin, Fabio Sgroi e Lia Pasqualino amplificano le emozioni e i sentimenti del visitatore, invitandolo a lasciarsi catturare dall’avvicendarsi di scene di vita quotidiana e momenti drammatici che costruisce un vero e proprio ritratto di Palermo e della sua storia. Il progetto si avvale della collaborazione dell’Archivio Letizia Battaglia e dell’Archivio Enzo Sellerio. Con il sostegno di Regione Piemonte - Con il patrocino di Città di Palermo - Si ringrazia Città di Torino e Kuhn & Bülow, Planeta - Uno speciale ringraziamento ai Patrons Fondazione Merz