Intervista con l’autore di “Selene. Storia di follia, d’amore e di spettri” ambientato nell’ex manicomio di Quarto dei Mille a Genova. Lo scrittore ci parla della stesura del libro e degli aspetti relativi alla sua realizzazione.

Luca Giribone ci porta a scoprire un intreccio giallo, gotico e sentimentale che appassiona e coinvolge il lettore, incollandolo alla lettura fino alla fine.  Lo scrittore descrive e scoperchia, con delicatezza e abilità, la miseria umana della follia.

Ciao Luca, grazie di essere tra le nostre pagine. Raccontaci brevemente di Selene il tuo ultimo romanzo.
“Selene. Storia di follia, d’amore e di spettri” è un mosaico da comporre con l’aiuto di tre punti di vista completamente differenti ma complementari. Tre personaggi che ruotano attorno a un fantasma e a un luogo affascinante e terribile, l’ex manicomio di Quarto dei Mille, a Genova. Il tutto come “avvolto” da una straordinaria storia d’amore che vuole sfidare la distanza e la morte.

La tua scrittura inizia da esperienze reali, autobiografiche o dalla sua immaginazione?
Può accadere qualunque di queste tre cose, o un mix delle tre, come nel caso di Selene. Gli anni che ho trascorso in Liguria mi hanno lasciato un segno indelebile e un patrimonio di idee sconfinato. L’incontro con l’ex ospedale psichiatrico di Quarto mi ha attraversato, letteralmente, senza darmi possibilità se non quella di raccontare la storia delle sue mille vite e delle sue tante trasformazioni, attraverso lo sguardo di tre soli personaggi, di fantasia naturalmente, mentre la vicenda di Quarto è vera e andrebbe conosciuta da tutti noi, perché rappresenta una fetta di storia d’Italia da cui non si può prescindere.

Provi empatia per i tuoi personaggi?
Sempre: devo cogliere il loro punto di vista come se fosse davvero altro dal mio, ma poi conoscerlo, viverlo, interpretarlo dentro di me, innamorarmene, perfino quando si tratta di quello appartenente a un personaggio negativo, le cui scelte aborrirei. Ma è così che cerco di creare caratteri vivi e tridimensionali. Ed è per questo che separarmene, a scrittura terminata, è sempre doloroso e commovente.

Stili una scaletta prima di scrivere un romanzo o vai dove ti porta la storia?
Sono molto metodico. Raccolta delle informazioni, studio, sopralluogo e organizzazione degli appunti. Poi stesura del canovaccio generale, della struttura dettagliata della storia, e infine lo schema di ogni capitolo. Solo allora inizio a scrivere. Mi posso prendere moltissime libertà, ma la vicenda deve avere uno scheletro solido e coerente per prendere vita.

Cos’hai amato maggiormente durante la stesura?
La fascinazione, derivante dall’incontro fra l’orrore e lo straordinario affetto, per i protagonisti senza nome delle grandi stanze dell’ospedale. La loro spersonalizzazione, la loro battaglia quotidiana per la dignità, il loro riscatto finale, quasi insperato, figlio del coraggio di personaggi come Bruno Orsini, Lamberto Cavallin, Franco Basaglia, e di tantissimi infermieri e medici illuminati i cui nomi sono scritti all’interno di documenti fondamentali come Il libro bianco sui manicomi genovesi. Che invito tutte e tutti a leggere.

È più facile scrivere indossare i panni dell’autore o dell’artista?
Sarebbe come chiedersi se sia più importante nutrirsi o respirare, per tenersi in vita.

I prossimi lavori?
Tante idee che stanno prendendo forma. Poi, un progetto davvero sfidante che rimane nell’ambito del Fantasy Gotico e che invece sta giungendo a stesura definitiva. Sono molto curioso di sapere cosa ne penseranno le lettrici e i lettori.

Ringraziamo Luca Giribone per la disponibilità e Brassotti Agency & Associati per la collaborazione.