Dal 25 marzo al 25 giugno 2023 la mostra promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, da un’idea di Sergio Campagnolo. A cura di Alessia Vedova. L’arte polesana torna al Roncale dopo 96 anni.

Virgilio Milani

Virgilio Milani e l’Arte del ‘900 in Polesine” è il titolo della mostra che dal 25 marzo al 25 giugno 2023 verrà ospitata negli spazi di Palazzo Roncale a Rovigo.
Promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, da un’idea di Sergio Campagnolo e a cura di Alessia Vedova l’arte polesana torna al Roncale a 96 anni dalla “Mostra dei 100”.
Con la curatrice, in catalogo intervengono anche Lucio Scardino, Nicola Gasparetto ed Elisabetta Vanzelli.
Correva l’anno 1927, agli esordi dell’Era Fascista, quando Palazzo Roncale, all’epoca di proprietà della Banca Agricola di Rovigo, accolse la collettiva dedicata all’“arte pura”.
Lucio Scardino, studioso che collabora alla mostra riservata a “Virgilio Milani e l’Arte del ‘900 in Polesine” ricorda che a quella rassegna vennero invitati ben “100 artisti, molti dei quali non polesani: parecchi erano dilettanti, alcuni mestieranti di gusto ancora ottocentesco, nel ricordo di Ciardi, Fragiacomo o Lancerotto”.

Virgilio Milani

Si segnalò allora – scrive Scardino – Pio Pullini (1887-1955),pittore e illustratore marchigiano trapiantato a Rovigo per insegnarvi (come già Pinelli e poi Jodi), il quale negli otto anni di permanenza in  Polesine diede prova di valido eclettismo: eseguì gustose scenette caricaturali, due pale d’altare per la rodigina chiesa dei SS. Francesco e Giustina, cartoline commemorative, nonché le decorazioni ad affresco per la Casa del Fascio e per Villa Viola, sempre a Rovigo”.
Certo il Roncale di quegli anni si presentava molto diverso dall’attuale bellissimo Palazzo.
Dal 1919, esattamente all’indomani della Grande Guerra, l’edificio, che già non si presentava in perfette condizioni, era stato acquistato dalla Banca Agricola di Rovigo, come propria sede e sportello. Ancora pochi anni e, nel 1927, l’istituto di credito rodigino veniva acquisito dalla Cassa di Risparmio.

Virgilio Milani

Nel ’32, un articolo evidenzia come il Palazzo fosse utilizzato come magazzino di legname e deposito di mobili. Affreschi e stucchi, sopravvissuti a demolizioni, umidità, abbandono,  erano ormai delle larve.
Il Palazzo, innalzato nel 1555 su progetto del veronese Michele Sanmicheli  sul modello dei grandi palazzo veneziani, che aveva accolto le generazioni di Roncale, famiglia di origini bergamasche che a metà del ‘400 si era trasferita a Rovigo, era il fantasma di se stesso. Per arrivare alla sua rinascita bisognerà attendere sino al 2018, quando un complesso intervento di restauro a cura della Fondazione Cariparo risanò quella che era stata la dimora dei Roncale facendola diventare sede di rappresentanza, convegni e attività espositive. Come la prossima mostra su Milani e il ‘900 in Polesine.
Impossibile camminare per Rovigo senza imbattersi in almeno un’opera di Virgilio Milani (1888 – 1977). Per diversi decenni egli venne chiamato a connotare con le sue sculture, spesso monumentali, decine di luoghi ed edifici pubblici, palazzi, chiese e tombe.
Per chi poteva permetterselo, mostrare in casa un suo bronzo era questione di status symbol.

Edoardo Chendi: Ritratto di Vittorio Milan, 1946

La retrospettiva che la Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo riserva a Virgilio Milani è quindi un tributo, doveroso, al più importante scultore rodigino del Novecento.
Con Milani, saranno raccontati artisti come Mario Cavaglieri, Leone Minassian, Edoardo Chendi sino a Paolo Gioli, che di Milani è considerato l‘“erede” insieme alla figura del critico Giuseppe Marchiori. Ad essere proposto è un viaggio nell’arte ma anche nella storia e nelle storie dal primo dopoguerra agli anni Ottanta del Novecento polesano.
Al Milani scultore pubblico un’altra Fondazione, quella della Banca del Monte, ha dedicato un itinerario, individuando una quarantina di sue opere. A cominciare dalla monumentale Fontana della Riconoscenza che ricorda, a chi arriva alla stazione ferroviaria di Rovigo, la Grande Alluvione del 1951.

Virgilio Milani

Già durante, e ancor più dopo. Durante il primo conflitto mondiale Milani ricevette diverse commesse per opere commemorative o celebrative. Tra esse il monumento a Cesare Battisti e, più tardi, quello all’esploratore Giovanni Miani, il Leone bianco del Nilo.
Nel secondo dopoguerra, nelle sue opere “pubbliche” compare una sensibilità sociale più marcata, come nel Sacrario dedicato alle vittime dell’eccidio fascista di Villamarzana o nei fregi della Casa del Mutilato e ancora in quelli dell’Istituto Autonomo Case Popolari. A fine anni Sessanta, la grande svolta dal figurativo all’astratto, con la torre in acciaio inox nel quartiere di San Bortolo.
La mostra, pur dando conto del Milani pubblico, si concerta sulla sua produzione domestica. I bronzi, le terracotte, i ritratti e le figure soprattutto. Qui lo scultore appare meno vincolato alla committenza e al giudizio pubblico, più libero di esprimere i propri sentimenti e manifestare la sua speciale sensibilità.