Eccoci con lo  speciale dedicato alle mostre. Palazzo Barberini a Roma dedica una mostra a Urbano VIII e i Barberini. Proroga a Pavia, al Castello Visconteo, della Camera delle Meraviglie. A Venezia proroga della mostra del fotografo francese di origine greche.

“L’IMMAGINE SOVRANA. URBANO VIII E I BARBERINI”
a cura di Maurizia Cicconi, Flaminia Gennari Santori, Sebastian Schütze
prodotta dalle Gallerie Nazionali di Arte Antica
con il sostegno della Direzione Generale Musei del Ministero della Cultura

fino al 30 luglio 2023
Gallerie Nazionali di Arte Antica – Palazzo Barberini
Via delle Quattro Fontane, 13 – Roma
orari:
martedì – domenica, ore 10.00 – 19.00. Ultimo ingresso alle ore 18.00
biglietto:
Intero 15 euro – Ridotto 2 euro (ragazzi dai 18 ai 25 anni)
Il biglietto è valido per 20 giorni dal momento della timbratura per un solo accesso in ciascuna delle sedi del Museo: Palazzo Barberini e Galleria Corsini
www.barberinicorsini.org 

foto Alberto Novelli
In occasione del quattrocentesimo anniversario dell’elezione al soglio pontificio di Urbano VIII Barberini, le Gallerie Nazionali di Arte Antica dedicano un’imponente mostra al pontificato più lungo e rappresentativo del XVII secolo (1623-1644). “L’Immagine Sovrana” celebra il profilo culturale e politico del papa che più di ogni altro incise sul pensiero filosofico, sul sapere scientifico e sulle arti del Seicento, con l’obiettivo di illustrare le modalità attraverso le quali il pontefice  privilegiò lo strumento dell’egemonia culturale in funzione dell’azione politica e di governo. Urbano VIII insieme ai nipoti, i cardinali Francesco e Antonio e il Principe Taddeo Barberini, perseguì con tenacia un progetto politico-culturale ambizioso, che pervase tutti gli ambiti della conoscenza e della produzione artistica e culturale. Urbano VIII diede un timbro inconfondibile al suo pontificato, promuovendo imprese colossali come il baldacchino di San Pietro, disegnato da Gian Lorenzo Bernini, o l’affresco di Pietro da Cortona nel grande salone di Palazzo Barberini. Si impose un nuovo stile, che ebbe immediata diffusione non solo a Roma e in Italia, ma nell’intero scenario europeo: il Barocco nasce a Roma, con i Barberini. Per la prima volta, protagonisti e capolavori di quell’eccezionale stagione che fu il pontificato di Urbano VIII saranno riuniti nuovamente a Palazzo Barberini, la sontuosa residenza di famiglia costruita di fronte al Quirinale. Capolavori della collezione Barberini, smembrata nei secoli e attualmente conservata nei principali musei del mondo, tornano quindi nella loro sede originaria; si potranno ammirare opere, fra le altre, di Gian Lorenzo Bernini, Caravaggio, Valentin de Boulogne, Francesco Mochi, Nicolas Poussin, Andrea Sacchi e alcuni degli spettacolari arazzi prodotti dall'Arazzeria Barberini. In mostra più di 80 opere provenienti dalla collezione del museo e da oltre 40 tra istituzioni museali, collezioni private italiane e internazionali. Oltre ai capolavori, usati come strumento di fine diplomazia internazionale presso le principali corti europee, i libri, le stampe, gli oggetti, la raffinatissima collezione antiquaria e i grandi arazzi di famiglia concorreranno a far rivivere, in un’occasione irripetibile, i protagonisti dell’epoca. La mostra mira infatti "a restituire al pubblico" le idee dominanti e il funzionamento di un progetto intellettuale straordinariamente ambizioso, che ha trasformato Roma nella culla e nel luogo di irradiazione della cultura barocca partendo da Palazzo Barberini come suo centro ideale. Il percorso si articola in dodici sezioni, procedendo  dallo Spazio Mostre al piano terra agli spazi più emblematici del museo, come le sale monumentali del piano nobile: Salone Pietro da Cortona, Sala Marmi, Sala del Trono, Sala Paesaggi e alcune sale della collezione permanente. Sezione 1, “Piacere e Strategia” - Sezione 2, “Immaginare la dinastia” - Sezione 3, “La Fabbrica dei santi” - Sezione 4, “Hic Domus” -  Sezione 5, “Imprese di famiglia” - Sezione 6, “Cultura antica” - Sezione 7, “Scienza moderna” - Sezione 8, “Tessere la trama” - Sezione 9, “La retorica e la poesia” - Sezione 10, “Le Api Munifiche” - Sezione 11, “Intorno all'alveare” - Sezione 12, “Il Teatro degli Stupori”. Accompagna la mostra il catalogo edito da Officina Libraria.


“MNEMOSYNE. Il teatro della memoria”
a cura di Paolo Linetti
fino al 25 aprile 2023
Castello Visconteo – Sala del Collezionista
Viale XI Febbraio, 35 – Pavia

Tutti i giorni (escluso il martedì), dalle 10 alle 18
aperta nei giorni di Pasqua, pasquetta e il 25 aprile
Ingresso: 5 euro, ridotto 3 euro
www.vivipavia.it

Mnemosyne. Il teatro della memoria”, la mostra che ricostruisce nella Sala del Collezionista  del Castello Visconteo di Pavia una delle celebri wunderkammer, le “camere delle meraviglie” che si diffusero in Europa a partire dal XV secolo, è stata prorogata al 25 aprile 2023. L’esposizione avrebbe dovuto concludersi questa domenica, ma visto il grande apprezzamento da parte del pubblico, anche scolastico, i Musei Civici di Pavia e il curatore, lo storico dell’arte Paolo Linetti, hanno deciso di tenerla aperta ancora per un mese. Sarà anche l’occasione per assistere a visite guidate col curatore con ospiti speciali, che approfondiranno di volta in volta aspetti specifici dell’esposizione. “Mnemosyne. Il teatro della memoria” ripercorre la storia del collezionismo, a partire dagli studioli rinascimentali, quegli ambienti estremamente intimi e privati, destinati ad attività intellettuali, in voga soprattutto nella Firenze di Lorenzo il Magnifico, fino ad arrivare alle “camere delle meraviglie”, le antenate dei moderni musei, in cui monarchi, principi, aristocratici e uomini di cultura collezionavano esemplari di storia naturale, strumenti, invenzioni meccaniche, carte geografiche, rarità archeologiche, monete, cammei e molto altro, cercando di raccogliere in un unico ambiente tutte le meraviglie del Creato e la storia dell’umanità. In queste stanze, le pareti e gli allestimenti erano di fondamentale importanza, avevano lo scopo di ambientare le opere esposte e metterle in dialogo l’una con l’altra, come attori su un palco. Da qui, il titolo dell’esposizione: Il teatro della memoria. Con l’avvento dell’Illuminismo, le wunderkammer scomparvero progressivamente. L’ultima sezione del percorso espositivo è dedicata al declino di queste vere e proprie stanze delle curiosità, smembrate per creare gli odierni musei di storia naturale, geologia, preistoria, pinacoteche e gipsoteche, dove gli oggetti erano classificati e catalogati secondo rigorosi criteri scientifici. Come nelle antiche “camere delle meraviglie”, la mostra espone “Artificialia”, ovvero le creazioni dell'uomo, “Naturalia”, esemplari dal mondo naturale, “Scientifica”, strumenti e opere dell’ingegno umano, ed “Exotica”, manufatti provenienti dal lontano Oriente oppure dalle terre al di là delle Colonne d'Ercole. Attraverso tre sezioni chiamate “Atti”, si succedono nel percorso espositivo conchiglie e fossili, oggetti particolarmente gettonati nelle forme di collezionismo primitivo, opere d'arte, statue, gioielli e dipinti a tema religioso, che non potevano mancare in quelle straordinarie collezioni rinascimentali e barocche, reperti archeologici, animali impagliati, manufatti esotici e rari oggetti da collezione giunti in Italia a seguito della riapertura del Giappone all’Occidente, nella seconda metà del XIX secolo, come la preziosa Scatola porta tè di Nagasaki, in legno laccato, madreperla e oro, risalente al 1870, stampe e raffinate porcellane. In mostra anche meraviglie di oggi, come le creazioni del collettivo R.E.M.I.D.A., che ripropongono in chiave contemporanea lo splendore e la simbologia delle vanitas secentesche, gli stupefacenti mobili e lampadari della designer Valentina Giovando, straordinari esempi di “artificialia” moderni e le opere di Elena Carozzi, carte da parati e tappezzerie di lusso dipinte a mano, che decorano le pareti della wunderkammer del Castello Visconteo proprio come accadeva nelle antiche “camere delle meraviglie”. Visitando Mnemosyne. Il teatro della memoria è possibile ammirare, in un unico stupefacente allestimento, opere d'arte mai esposte prima, provenienti dai depositi dei Musei Civici di Pavia, modelli botanici dell’Orto botanico dell’Università di Pavia, opere di tassidermia del Museo Kosmos, opere africane gentilmente concesse dalla Fondazione Frate Sole e numerosi prestiti dal Museo della Scienza di Milano e dal Museo d’arte orientale Mazzocchi di Coccaglio.

NIKOS ALIAGAS. REGARDS VÈNITIENS”
fino al 26 novembre 2023
Palazzo Vendramin Grimani
San Polo, 2033 – Venezia
orario: tutti i giorni 10-13 / 14-18 (ultimo accesso ore 17.30)
biglietti: intero 7 euro – ridotto 5 euro
https://www.fondazionealberodoro.org/

Nikos Aliagas. Regards Vénitiens © Nikos Aliagas, Fondazione dell’Albero d’Oro, 2023
La mostra fotografica “Nikos Aliagas. Regards Vénitiens, ospitata negli spazi di Palazzo Vendramin Grimani a Venezia e frutto di una residenza d’artista resa possibile nell’ambito delle iniziative culturali promosse dalla Fondazione dell’Albero d’Oroviene prorogata oltre la chiusura prevista del 2 aprile e rimarrà quindi aperta al pubblico fino al 26 novembre 2023. I visitatori avranno modo di ammirare ancora per qualche mese gli oltre 150 scatti del fotografo francese di origini greche Nikos Aliagas, che ha cercato ed è riuscito a catturare una Venezia inedita, assorta nella sua lenta e generosa quotidianità. Palazzo Vendramin Grimani rimarrà dunque aperto in maniera continuativa per tutta la stagione, senza alcun intermezzo di chiusura, in vista anche della prossima mostra che inaugurerà il 29 aprile 2023Nicolò Manucci, il Marco Polo deIl’India. Un veneziano alla corte Moghul del XVII secoloNikos Aliagas ha percorso le calli veneziane per incontrare quelli che in città non si vedono: gli abitanti, ossia proprio coloro che evitano gli sguardi degli obiettivi dei turisti. Questo progetto è germogliato e cresciuto nell'anima dell'artista quando, su invito della Fondazione dell'Albero d'Oro, ha visitato per la prima volta la laguna e ne ha potuto osservare la realtà misteriosa e affascinante. In quel momento è nata l'idea di guardare veramente all'interno di Venezia, esplorando il mondo che ruota intorno a Palazzo Vendramin Grimani. L'obiettivo del fotografo ha viaggiato nella quotidianità straordinaria di campo San Polo, per il sestiere di cui è il cuore e fra gli scorci veneziani, e ha lasciato che fossero le immagini a raccontare le storie di chi vive e fa vivere questi luoghi. Le immagini di Aliagas sono in bianco e nero: l'artista ha esplorato contrasti, controluce, movimenti all'interno di inquadrature in cui le linee rette e curve si sposano, ad esempio su un volto oppure all'angolo di una calle.
«È ancora possibile improvvisare a Venezia? In una città fotografata milioni di volte da occhi di passaggio? Sì» risponde l'artista «se si parte dal principio che è Venezia a guardarci e osservarci.»