Intervista con l’artista che ci parla del suo nuovo singolo “Fughe e Compromessi” e, più in generale della sua attività musicale.

Fughe e Compromessi è il nuovo singolo di Vasco Barbieri, una canzone stratificata e dai molti livelli di lettura. Il videoclip è ambientato in una Roma spettrale a causa di un improvviso blackout telematico, che affronta il tema della dipendenza, oramai innata, dal cellulare e dai social.

Ciao Vasco, benvenuto sulle pagine di Ottiche Parallele Magazine! Quando nasce il tuo amore per la musica? 
Credo di essere stato stregato dalla musica da sempree di aver scoperto tale passione in seguito alla mia “seconda nascita”, quando, dopo un coma conseguente ad un incidente, ho trovato nella musica il mio rifugio e la mia salvezzala musica è parte di me.. e non posso pensare di vivere senza di essa: quando cambio casa la prima cosa a cui penso è dove mettere il piano. La musica è un universo in continua rigenerazione in me, le sue potenzialità mi sorprendono e rapiscono ogni volta facendomi perdere il controllo. Perciò con gli anni ho provato a disciplinarmi attraverso lo studio, eppure la musica continua a ispirarmi quell’esigenza di scivolare da una parte e vedere il mondo da un’altra prospettiva. Incontro la musica da capo ogni mattina quando il pianoforte, con il sorriso dei suoi tasti, mi invita a riscoprirmi e a riscoprire la musica. È come se stregasse, rapisse e conducesse nei meandri dell’immaginazione e, con le sue note, avviasse delle avventure; è in grado di risvegliare le emozioni più profonde e darle forma. Così una canzone, un ritornello, un motivetto, riescono a dischiudere segreti che si è sempre taciuti. Per me la musica ha rappresentato la chiave con cui aprire le porte del mondo e del mio essere. Fare musica, perciò, significa sentirmi vivo.

Cosa rappresenta per te la musica in generale e il tuo fare musica in particolare?
Come ho già precedentemente accennato, fare musica è il mio modo più intimo di esprimermi, mi fa sentire vivo quando mi sento poco benesoprattutto in seguito agli attacchi epilettici che il trauma cranico mi ha “regalato”riesco a riprendermi e a rinascere solo grazie alla musica: mi accosto al piano e come per “magia” riprendo gradualmente le forzeequindi…Vita.

Quali musicisti hanno ispirato il tuo stile e la tua musica?
Le mie canzoni probabilmente sono l’eco delle speranze e ricerche che mi hanno ispirato grandi classici, quali David Bowie, Lou Reed, i Led Zeppelin, Phil Collins, i Commodores. Sono cresciuto poi ascoltando tanta musica classica, fra cui Bach, Mozart, Beethoven, Schubert, Satie, Debussy, Glass, Mertens, perciò la mia passione per le colonne sonore si è sviluppata ascoltando Morricone, Piovani, Horner, Zimmer, che riuscivano meravigliosamente a rendere la mia vita multidimensionale e più saporita. Le mie canzoni sono perciò un tentativo di sintetizzare tutti quegli ascolti per esprimere le emozioni caratterizzano la crescita e la ricerca di un giovane sognatore mentre diventa uomo. Con l’evoluzione della musica elettronica poi… insomma, sto sempre con la radio accesa e sono a nuove suggestioni.

Da poco è uscito il tuo nuovo singolo. Di cosa parla il brano e cosa vuole trasmettere?
Quest’ultimo singolo è nato da un momento traumatico per me: la perdita di mio padre… Il mio dolore l’ho incanalato nella musica e nella canzone ho immaginato di figurarmi mio padre sul letto di morte scisso fra la vita e la morte, fra il voler restare con i cari e il voler essere libero dal peso della sofferenza. Possiamo considerarla come il riconoscimento della propria ambivalenza, come nel mito della biga alata di Platone dove c’è un cavallo bianco ed uno nero che tirano in due direzioni opposte, per cui ci si sente scissi fra il volersi superare ed il bisogno, invece, di una continuità con il proprio passato. Questo singolo ha avuto una evoluzione stratificata in tre fasi distinte intervallate da un lutto in famiglia. Se, infatti, all’inizio raccontava di un clown che si strucca davanti allo specchio perché vuole liberarsi della sua maschera ma si rende conto che è proprio quella finzione a mantenerlo in scena, improvvisamente è diventata la richiesta di aiuto di un malato terminale che è diviso fra l’arrendersi e l’insistere per rimanere accanto ai suoi cari. Infine, grazie alla collaborazione con il regista del video, Ari Takahashi, ci siamo resi conto che la canzone può anche essere interpretata come una relazione d’amore intensa e complessa che si conclude (momentaneamente?) con un’interruzione dei rapporti a causa di un blocco delle comunicazioni, che li riporterà in contatto con se stessi. La canzone si rivolge a tutte quelle persone che come me si sono dimenticate della propria intimità in favore di un ruolo che hanno preteso essere più importante della sincerità con se stessi. È un invito a rientrare in contatto con le proprie speranze facendo i conti con il personaggio che si è diventati, per riaprire un dialogo fra intimità ed esteriorità, fra piaceri e doveri. Pertanto, nonostante di primo acchito possa risultare una canzone triste, in realtà è un brano liberatorio.

A questo singolo ne seguiranno altri o stai lavorando ad un album?
Al momento sto lavorando a nuovi brani in italiano e alla revisione dei primi brani composti… saranno singoli che usciranno gradualmente e vi invito a seguirmi sui social in modo da restare aggiornati.

Quali saranno i tuoi prossimi progetti?
Nel prossimo futuro ho in progetto l’uscita di nuovi singoli, sia in italiano che in inglese (lingua che fa parte di me e che fluisce più liberamente rispetto all’italiano) e, soprattutto livenon vedo l’ora di condividere le mie passioni!!

Ringraziamo Vasco Barbieri per la disponibilità e la Red&Blue Music Relations e Valentina Seneci per la collaborazione.